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CANTINA UMBRA E UNIVERSITA’ DI MILANO RIPORTANO IN PRODUZIONE IL TREBBIANO SPOLETINO, IL VITIGNO “MARITATO AD ACERO”. SI CHIAMERA’ “TRAIBO” IL VINO PRODOTTO IN APPENA 2.000 BOTTIGLIE, CHE VERRA’ PORTATO SUL MERCATO DA CANTINE NOVELLI

Dopo otto anni di lavoro di recupero del Trebbiano Spoletino, un vitigno che ha rischiato l’estinzione perché ritenuto poco produttivo nella caratteristica tecnica di coltivazione “maritata ad acero”, Cantina Novelli porta sul mercato “Traibo”, un vino prodotto in appena 2.000 bottiglie, da uve con provenienza certificata da piante pre-fillossere, con età record, che oscilla cioè tra gli 80 e i 100 anni.

“Solo nella valle spoletina - sottolinea Stefano Novelli, presidente dell’azienda di Montefalco - si è preservato il “vino che viene dagli alberi”, un sistema di allevamento della vite alberata perlopiù abbandonato, ma che, grazie alle ricerche condotte da Attilio Scienza dell’Università di Milano, è stato studiato e riportato in produzione”.

Il materiale vegetale è stato prelevato dalle migliori piante centenarie, per poi individuare quattro biotipi. “Ricreare la forma storica maritata ad acero - dice il giovane produttore umbro - può sembrare una follia antieconomica perché implica la gestione di ogni vite come un vero e proprio albero da frutto, dove ogni operazione va svolta manualmente e a tre metri di altezza. Ma questo ci permette di preservare il valore storico del paesaggio, e di completare con un vino moderno, “il Traibo”, la nostra gamma al 100% di autoctoni, a base di Trebbiano Spoletino che, per primi, abbiamo spumantizzato e che, dalla vendemmia 2011, potrà fregiarsi della fascetta Doc”.

“E’ proprio nei vecchi impianti che rimane conservata la biodiversità originaria - continua dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, il professor Attilio Scienza - che abbiamo salvaguardato individuando 600 piante necessarie alla selezione massale e clonale. E dimostrando che la variabilità di questo vitigno arcaico si è mantenuta inalterata. Col materiale genetico abbiamo ottenuto 30.000 barbatelle e messo a coltura i biotipi più piccoli idonei per lo spumante, e quello caratteristico a coda di rondine per i vini bianchi fermi. Sono state poi avviate, con Novelli, due ricerche: una per i semi e, l’altra, per la selezione clonale che speriamo ci permetta di brevettare un nostro clone entro cinque anni”.

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