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“CAPITANATE” DAI PLANETA, DAI RALLO (DONNAFUGATA), DAI TASCA D’ALMERITA, LE CANTINE “VIRTUOSE” RACCOLTE IN ASSOVINI STANNO PORTANDO A TERMINE, NEI MIGLIORI TERROIR DI SICILIA, RECUPERI E RIUTILIZZO DI TERRENI, BAGLI, COMPLESSI MONUMENTALI E STORICI …

Italia
I vigneti di Tasca d’Almerita a Regaleali

L’abbandono di molte attività agricole stava portando alla distruzione. Oggi, invece, c’è la rivalutazione del patrimonio delle tradizioni, della natura e delle tante costruzioni rurali. E’ il “miracolo del vino siciliano”, oggi alle prese, come peraltro in altri grandi territori d’Italia, con la crisi ed i prezzi delle uve (ma non tanto sul “confezionato” che, in Sicilia, sta andando, come nel resto del Paese, ma sullo “sfuso”, vero grande problema; parola della Cantina Settesoli, 1.872 soci conferitori per 5.795 ettari di vigneto), ma, in prima fila, comunque, grazie ai loro produttori di punta, di un rilancio della qualità, dell’immagine, dell’economia.
Gli “autori” sono una sessantina di cantina virtuose raccolte in Assovini - “capitanate” dai Planeta, dai Rallo (Donnafugata), dai Tasca d’Almerita - che stanno portando a termine, nei migliori terroir di Sicilia, interventi di recupero e di riutilizzo di terreni, di bagli, di complessi monumentali e storici, ma anche di tutela dell’ambiente e della biodiversità, di risparmio energetico; modelli esemplari di sviluppo sostenibile, dimostrando di essere attive protagoniste nello sviluppo dell’economia e nella salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente dell’isola di Sicilia.
Ecco i “sentiment” che vengono fuori da una Sicilia, che sta celebrando l’“en primeur” (evento organizzato da Assovini, con la sponsorizzazione di Veronafiere, Banca Nuova, Ice, Ministero dello Sviluppo Economico ...), e dove, indubbiamente, c’è da registrare una crescita orizzontale importante sulla qualità dei suoi vini, la volontà chiara di puntare a rendere più protagonisti i territori (ed i produttori) con le loro differenze (dall’Etna, ancora da scoprire veramente, alle Terre Sicane), la fortissima coesione della “squadra Assovini” (ovvero le 65 aziende di punta dell’isola), la voglia della “doc” Sicilia (denominazione che trova ancora un po’ di scetticismo in una politica regionale che, invece, di puntare sulle sue “eccellenze” sembra attirata dal dispensare un po’ tutto a tutti), che darebbe nuova forza e slancio all’enologia della Sicilia anche in chiave di export (che, oggi, nelle 65 cantine Assovini, tocca l’ottima quota del 58%, spalmata in oltre 50 Paesi).

L’indagine Assovini - Le cantine in prima fila nella salvaguardia dell’ambiente e nel riuso di immobili e terreni
Le 65 cantine Assovini non producono ricchezza soltanto attraverso la vendita del loro vino, ma anche attraverso la ristrutturazione e conseguente rivalutazione del loro grande patrimonio di immobili e di terreni in tutta l’isola, speso in zone di grande pregio naturalistico e storico. Dimostrano, inoltre, una sentita propensione per uno sviluppo di tipo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e dell’uomo, e si dimostrano un presidio fondamentale contro il degrado del paesaggio. Il 62,7% ha riqualificato immobili, da 1 a 10 per azienda con una media di oltre 4 immobili per azienda, per un totale di oltre 170 immobili. Si tenga conto che tra questi vi sono intere masserie, nonché bagli e palmenti storici, e persino interi complessi monumentali. Il 46,51% ha anche riqualificato i propri terreni.
Gli immobili recuperati sono stati destinati per la maggior parte alle attività aziendali e ad abitazione per il personale o per foresteria, ma anche per le attività di accoglienza e degustazioni in cantina e per ricettività turistica. Nel dettaglio, con le ristrutturazioni il 43% ha realizzato cantine, locali per la produzione e barricaie; il 26% locali di rappresentanza, accoglienza, sale degustazioni e, nella stessa percentuale, il 26% strutture per enoturismo, agriturismo, bed & breakfast e relais; il 22% uffici; un altro 22% abitazioni e foresterie; il 17% depositi per prodotti agricoli e il 9% ricoveri per macchine e attrezzi; il 9% uno spazio museo.
Le aziende si dimostrano poi molte attente, nelle loro attività di produzione, alla salvaguardia dei terreni, dell’ambiente e della biodiversità. Il 79% utilizza concimi a basso impatto ambientale, il 67% delle aziende ha dichiarato di prestare particolare cura nella scelta dei materiali da utilizzare in vigna. Il 72% tutela le vigne più vecchie e il 51% in cantina utilizza lieviti autoctoni.
Il 30% ha una certificazione biologica o biodinamica e il 23 % ha ristrutturato la sua cantina secondo i criteri della bioarchiettura. Il 21% delle aziende ha già impianti per la produzione di energia alternativa pulita e il 67% ha adottato misure per il risparmio energetico. Il 47% delle aziende sta realizzando sistemi per la riduzione dell’impatto ambientale dei residui di produzione (tralci, raspi, vinacce, fecce), il 33 % ha già certificazioni ambientali e il 53% ha una certificazioni di qualità.

L’indagine Assovini - Le aziende sono una leva importante per lo sviluppo turistico dell’isola: il 35% delle strutture è dotata di posti letto ed ha stipulato accordi per l’incoming
Produzione di vino e promozione turistica del territorio sono un binomio inscindibile. Lo sostengono le aziende Assovini che, sempre più, si stanno dotando di una vera e propria struttura ricettiva, accanto alla cantina e alle sale destinate alle degustazioni. Da un’indagine, condotta da Assovini, è emerso che complessivamente il 35% è dotato di struttura ricettiva da 2 a 60 posti letto, in media 15 posti letto, per complessivi 330 posti letto. Creati agriturismi, bed&breakfast ma anche relais di lusso. La stessa percentuale di aziende, il 35%, ha stipulato accordi con operatori turistici, soprattutto tour operator (25%), poi nell’ordine agenzie di viaggi, alberghi, ristoratori e portali di prenotazioni on line.
Nel 2009 il 70% delle associate ha accolto visitatori in cantina; il 35% delle aziende offre uno spazio enoteca al suo interno e il 14% dispone anche di un ristorante. In alcune cantine si organizzano inoltre corsi di cucina e visite didattiche per gruppi di studenti.
Il 70% abbina alla promozione del proprio vino la valorizzazione dei prodotti tipici del territorio e delle ricette della tradizione e/o della ristorazione siciliana di qualità, sia in cantina che in degustazioni e manifestazioni organizzate in Italia e all’estero; il 65% ha aderito ad una Strada del vino. Il 53% ha intrapreso azioni sul territorio per la valorizzazione storico, artistica, monumentale e culturale della sua zona e/o della Sicilia nel suo complesso. In molti casi sono stati restaurati a spese dell’azienda beni storici e artistici all’interno o nei pressi della cantina. Diverse, ad esempio, le cappelle restaurate dalle aziende. Il 42% ha, infine, attrezzato uno spazio museo in cantina per conservare memoria dei metodi tradizionali di coltivazione e produzione di vino.

Focus - Assovini: il 58% del fatturato delle nostre cantine è ottenuto all’estero e le imprese esportano in oltre 50 stati
I produttori siciliani di vino associati in Assovini vendono in tutti i principali mercati del mondo e oltre la metà del loro fatturato è ricavato dall’estero. Il fatturato, in relazione ai mercati di destinazione, è risultato derivante per il 23% dal mercato regionale, per il 29% da quello nazionale e per il 58% dall’estero (il 34% da paesi europei e il 14% proveniente da paesi extraeuropei). Le aziende Assovini Sicilia si stanno muovendo con grande dinamicità su tutti i continenti: nel dettaglio il 7% ha indicato di avere avuto nel 2009 rapporti commerciali con oltre 50 paesi, un altro 10% ha indicato scambi commerciali con più di 30 stati sino a 50, il 29% ha inviato il suo vino da 10 a 30 paesi, il 25% ha dichiarato di esportare da 5 a 10 differenti nazioni, il restante 29% ha venduto in meno di 5 mercati stranieri diversi.
Gli stati con cui un numero maggiore di aziende Assovini hanno rapporti commerciali sono: la Germania (il 77,5% delle aziende), la Svizzera (75%), gli Usa (70%), il Giappone (55%), il Belgio (52,5%), la Francia e l’Olanda (il 42,5%)), il Canada (40%), la Gran Bretagna (30%), la Russia (22,5%), Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca (20%), Brasile e Norvegia (15%), Australia, Austria, Irlanda, Messico e Svezia (12,5%), Cina e Lussemburgo (10%), Finlandia, Grecia, India, Spagna, Taiwan, Ungheria (7,5%), Corea, Liechtenstein, Malta, Nuova Zelanda, Serbia, Singapore, Slovenia, Sud Africa, Vietnam (5%).
L’analisi della percentuale di fatturato ottenuto per canale di distribuzione è interessante: il 66% del fatturato è ricavato dal cosiddetto canale horeca, che comprende enoteche e ristoranti, un canale che richiede vino di qualità e sa valorizzarlo con il consumatore finale, importante testimonianza quindi del successo del vino siciliano sul mercato. La parte restante del fatturato è ottenuta poi ancora dal canale della Grande Distribuzione Organizzata (gdo), in media il 32%, e solo un piccolissimo ricavato è quello registrato dalla vendita diretta in cantina (1,7%). Ancora minima la vendita diretta on line (0,3%).
Le aziende Assovini Sicilia si mostrano molto attive anche sul piano della promozione: la percentuale di fatturato investita per attuare azioni di comunicazione è, in media, dell’8%. Una comunicazione che non promuove mai solo il vino dell’azienda ma tutta la Sicilia.

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