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VALUTAZIONE IN 18 MESI

Carne coltivata, arriva dalla Francia la prima richiesta di via libera all’Unione Europea

La startup Gourmey ha fatto domanda di commercializzazione per il suo foie gras. Adesso la palla passa alla Commissione e poi all’Efsa
Carne coltivata, Coldiretti, EFSA, FOIE GRAS, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Non Solo Vino
Francia, prima storica richiesta all’Ue di via libera per carne coltivata

Arriva dalla Francia la prima richiesta di via libera dell’Unione Europea per la commercializzazione della carne coltivata: la startup francese Gourmey ha annunciato infatti di aver presentato alle autorità di regolamentazione europee la domanda di autorizzazione per il suo foie gras coltivato. L’azienda, prima nella storia a presentare la richiesta, ha fatto domanda di autorizzazione alla commercializzazione anche a Singapore, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Svizzera.
Adesso la palla passa alla Commissione Europea e poi all’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che insieme - anche se attraverso due passaggi separati - dovranno decidere se concedere l’ok o meno: il processo di valutazione dovrebbe durare almeno 18 mesi e porta con sé potenziali impatti sociali ed economici.
La richiesta infatti, ha specificato in una nota l’Efsa, non è pervenuta direttamente a loro ma alla Commissione europea: “siamo stati informati che questo dossier è stato mandato alla Commissione - scrive l’Authority - chiunque intenda immettere un nuovo alimento sul mercato dell’Ue deve infatti presentare prima una domanda alla Commissione Europea”. Una volta dichiarata valida la richiesta da parte della Commissione, l’Efsa avrà però il compito di eseguire una valutazione della sicurezza entro nove mesi sulla base degli studi, dei dati e delle informazioni contenute nella richiesta e disponibili nella letteratura scientifica. All’eventuale ok dell’Efsa dovrà seguire poi un ulteriore passaggio: la Commissione europea e gli Stati membri decidono, di solito entro sette mesi, se concedere o meno l’autorizzazione all’immissione in commercio del nuovo alimento e le condizioni del suo utilizzo, come l’etichettatura.
Se Gourmey dovesse incassare il sì, il suo prodotto realizzato con carne sintetica - in questo caso fegato - potrebbe essere venduto in tutti e 27 i Paesi dell’Unione, Italia compresa. A nulla varrebbe infatti la legge approvata l’anno scorso nel nostro Paese, primo in Europa, per vietare la produzione e la commercializzazione della carne creata in laboratorio replicando una cellula staminale prelevata da animale vivo. Nel momento in cui Bruxelles dovesse dire sì, il divieto italiano deciso dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e dalla Coldiretti rischierebbe la procedura di infrazione per mancato rispetto delle regole del mercato unico europeo.

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