In un mondo ormai globalizzato e interconnesso un episodio di politica internazionale va ad impattare diversi settori, agroalimentare incluso. È successo con la querelle Boeing-Airbus e ai conseguenti dazi Usa su prodotti europei - con l’Italia salvata in tante sue eccellenze, a partire dal vino, ma colpita con tariffe del 25% su altre specialità, come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello - e potrebbe succedere di nuovo adesso dopo l’arresto di Alexey Navalny, oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin, dopo che è atterrato due giorni fa a Mosca per la prima volta dopo il tentato avvelenamento dell’estate 2020.
L’Unione Europea, nel condannare l’episodio, ha minacciato di inasprire le sanzioni con la Russia e a rimetterci, sottolinea la Coldiretti, sarebbe l’agroalimentare Made in Italy, le cui esportazioni in Russa hanno perso oltre1,3 miliardi negli ultimi sei anni e mezzo a causa dell’embargo deciso da Putin, come ritorsione alle sanzioni Ue, che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti presenti nella lista nera, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele, ma anche frutta, verdura, carne e pesce.
L’agroalimentare italiano è l’unico settore tuttora colpito direttamente dall’embargo deciso dalla Russia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e più volte rinnovato. Il settore agroalimentare, conclude la Coldiretti, non può continuare ad essere merce di scambio nei contenziosi politici ed economici anche in considerazione del pesante impatto che ciò comporta soprattutto alla luce delle tensioni legate all’emergenza Covid.
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