Un fatturato 2018 in crescita a 330 milioni di euro (+4,6%), il 71% legato al vino (e per il 74% grazie alle esportazioni), utili a 5 milioni di euro e margine operativo lordo (Ebitda) sui 21 milioni di euro: i numeri da record del colosso Caviro, secondo player assoluto del vino italiano, che oggi a Faenza, in assemblea, ha approvato il bilancio 2018. Cresciuto soprattutto grazie al consolidamento dell’export, in particolare Uk, Germania, Stati Uniti, Giappone e Russia. “Per il 2019 abbiamo un obiettivo di crescita del 10% dell’export che intendiamo raggiungere soprattutto nei mercati anglosassoni (Uk e Usa) e nel Far East (Cina, Giappone, Corea) - ha detto il dg SimonPietro Felice - i primi mesi dell’anno ci dicono che si tratta di un obiettivo alla nostra portata perché, ad oggi, l’incremento che abbiamo registrato nelle esportazioni è già nell’ordine del 10%”.
“Abbiamo chiuso un bilancio molto positivo nei numeri - commenta il presidente Carlo Dalmonte - ne avevamo bisogno, soprattutto per risollevare il patrimonio dopo la complicata transazione dello scorso anno generata dalla “Questione Portogallo”. Una truffa che abbiamo subito oltre 20 anni fa che ci ha visti danneggiati su più fronti e che, nel 2017, ci ha imposto un pagamento di 7,4 milioni di euro. Dal punto di vista contabile siamo quindi completamente soddisfatti anche se nella consapevolezza di non aver raggiunto le quotazioni che avremmo voluto rispetto al vino venduto sfuso”.
Nel complesso, infatti, sembra meno brillante rispetto al 2018, almeno per il momento, il mercato 2019, che in seguito ad una vendemmia abbondante registra quotazioni in discesa. “Questa situazione ha generato una forte competizione sui prezzi e la necessità, anche per Caviro, di rivedere alcuni prezzi per andare incontro a un mercato che richiede maggiore promozionalità - evidenzia il direttore generale Felice - Ad oggi, quello che abbiamo di fronte, è un mercato maggiormente ricco di volumi ma con prezzi medi in ribasso rispetto al 2018”.
Tra i numeri più significativi del 2018 di Caviro, però, c’è la crescita sostanziale degli investimenti che sfiora la cifra record di 26 milioni di euro: “dal punto di vista degli investimenti il 2018 è stato un anno piuttosto intenso - prosegue il presidente Dalmonte - tra i progetti più importanti che abbiamo portato a termine ci sono la nuova linea di imbottigliamento all’interno dello stabilimento di Forlì, le nuove autoclavi nello stabilimento di Savignano sul Panaro, la rinnovata cantina di Fumane della società controllata Cesari e, infine, il nuovo impianto di produzione di biometano a Faenza che andremo a inaugurare nei primi giorni di giugno. Oltre, ovviamente, all’avvio del progetto Leonardo da Vinci che si sta sviluppando quest’anno in occasione del cinquecentenario dalla scomparsa”.
“Leonardo non è solo un investimento sul marchio ma un progetto più generale che ci ha visti impegnati nella realizzazione di due musei, nella pubblicazione di un libro e, soprattutto, nel consolidamento di un metodo di vinificazione, il Metodo Leonardo - sottolinea ancora SimonPietro Felice - l’intero progetto è andato delineandosi nella sua complessità proprio a partire dalle tecniche che Leonardo ha sviluppato lavorando in vigna. Seguendo meticolosamente il Metodo Leonardo abbiamo presentato cinque linee di vini dedicate alle principali produzioni vitivinicole italiane”.
Ma nei progetti di rafforzamento dei marchi del gruppo Caviro, ovviamente, c’è anche il rilancio di Tavernello, con l’introduzione sul mercato di nuovi prodotti. Tra le operazioni che si sono concluse nel 2018 vanno segnalate anche la nascita di Caviro Extra, società che sostituisce Caviro Distillerie e che opera nel settore della bioraffinazione completando il percorso di economia circolare del Gruppo, e l’acquisizione della Certificazione SA8000 sulla Responsabilità Sociale di Impresa.
Per la composizione dei ricavi 2018 del Gruppo Caviro, sottolinea una nota, il vino incide per il 71% mentre l’area distilleria (che produce alcool, mosti e acido tartarico) scende al 18% (nel 2017 era al 21%). In crescita il ramo energia e ambiente che passa dal 9% all’11%.
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