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L’ITALIA IN EUROPA

Centinaio, quando l’Ue “attacca” il vino, “l’Italia a Bruxelles deve fare squadra con la Francia”

Il vicepresidente del Senato al Vinitaly 2025 è intervenuto anche sui dazi, mentre la Premier Meloni ha annunciato che il 17 aprile sarà a Washington

In una Unione Europea che contemporaneamente “coccola” e attacca il settore del vino e che da un lato è capace di accogliere le richieste del comparto con il “Pacchetto Vino” Ue e invia due Commissari al Vinitaly 2025, a Verona, per rassicurare la filiera su dazi e salutismo, mentre, però, parallelamente, resta cauta nello screditare le etichette con gli “health warnings” dopo aver a febbraio lanciato il proprio Piano europeo contro il cancro (Beca -beating cancer plan), con proposte concrete per frenare i consumi di alcol, l’Italia ha bisogno di trovare alleati nella stessa Bruxelles, e uno dei compagni di squadra individuati è proprio la Francia. A proporre i “cugini” francesi per percorrere questa strada è stato Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato ed ex Ministro dell’Agricoltura, intervenuto, oggi, al Vinitaly, edizione n. 57, nel convegno “Gli attacchi europei al vino italiano”, da Cuzziol GrandiVini (l’intervista a WineNews, sarà online nei prossimi giorni, ndr).
“È importante in Europa che ci siano due Paesi che facciano da capofila sul tema vino e penso a Italia e Francia, considerati opinion leader del settore - ha detto Centinaio - serve lavorare attraverso i nostri europarlamentari ed i nostri governi, per far sì che l’Ue capisca che il mondo del vino non è la pecora nera dell’agroalimentare che vogliono raccontarci, ma l’ambasciatore del made in Italy nel mondo”. Fermo restando la necessità di scindere nella comunicazione il vino dall’alcol: “la scienza è chiara - ha aggiunto Centinaio - il tasso di alcol che c’è nel vino, se bevuto in modiche quantità, non provoca malattie o il cancro come dice qualcuno, anzi in alcuni casi protegge da malattie cardiovascolari. Ed è proprio con la ricerca che si può convincere l’Unione Europea: molto spesso si crede più alle fake news che alla scienza. Non si può paragonare il vino alle sigarette altrimenti crolla tutto, il comparto e la filiera che le ruota intorno. Finirebbero Vinitaly, Wine Paris, ProWein, tutte le fiere di settore più importanti, ma anche quelle più piccole che si tengono in località e territori meno famosi. Allo stesso modo l’enoturismo sarebbe svuotato di significato”.
A ribadire che il problema dell’alcol esiste, ma che è non è legato al prodotto vino, è stato anche il dottor Roberto Gualtieri, dirigente medico al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cristo Re a Roma: “il vino non nuoce alla salute e lo dico da cardiologo - ha spiegato - il problema non è l’uso del vino, ma l’abuso di superalcolici. Il rosso soprattutto possiede sostanze che sono potenti antiossidanti, che preservano la struttura vascolare. Ma serve più istruzione sul tema, a partire dalle famiglie fino alla scuola”. “Fare il vino per noi è produrre cultura - ha affermato Pietro Monti, vicepresidente Fivi, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, alla guida di Roccasanta - ma continuare a parlarne così, più che alla salute, nuoce all’economia. L’agricoltore è custode del territorio e noi dobbiamo difendere il nostro lavoro”.
Ma Centinaio, a margine dell’incontro, ha parlato, ovviamente anche di dazi: “l’Europa deve trattare con gli Usa per tutelare l’esportazione del nostro vino, evitando l’escalation di una guerra commerciale. Mi auguro quindi che decida di mantenere una linea morbida, a cominciare dall’esclusione del bourbon dalla prima lista di controdazi che si preparerebbe a varare”, come annunciato, ieri, dal vice premier e Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani dal Consiglio Ue a Lussemburgo. “Sarebbe una vittoria per la posizione sostenuta dal Governo italiano, che conferma così di avere un ruolo di intermediazione importante tra Bruxelles e Washington”, ha ribadito Centinaio, mentre la Premier Giorgia Meloni, che, dall’incontro a Palazzo Chigi, a Roma, con le categorie produttive, ha detto che “visto che gli Stati Uniti impongono dei dazi, approfittiamo per togliere, qui, dazi che ci siamo autoimposti” e “per rendere il nostro sistema più produttivo e competitivo”, e annunciato che il 17 aprile sarà a Washington per un colloquio con Trump. “I dazi, però, non sono stati inventati dal Presidente Trump - ha spiegato Centinaio - li paghiamo già per esportare vino e altri prodotti in tanti Paesi del mondo, dal Brasile alla Cina. E spesso i produttori vitivinicoli italiani si trovano a pagare tassi più alti rispetto a quelli francesi. Capisco e condivido il principio che l’Europa si muova in maniera unitaria nella trattativa con gli Usa, ma questo deve valere sempre, così da parificare anche le tariffe imposte da altri Stati. L’Italia oggi è il Paese che esporta più vino al mondo, eppure altri guadagnano più di noi perché impongono un valore medio a bottiglia più alto. Dobbiamo imparare a valorizzare maggiormente la qualità piuttosto che la quantità. Solo così potremo accrescere il valore del nostro export su molti mercati, che sono pronti a riconoscere alle eccellenze vitivinicole italiane il prezzo che meritano”.

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