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BORDEAUX

Château Angélus a processo per la scalata alla classificazione di Saint-Emilion

Nel 2012 Hubert de Boüard, comproprietario dello Château era anche membro dell’Inao, che decide chi sale e chi no. Alla sbarra anche Philippe Castéja
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Château Angélus

C’è del marcio a Saint-Emilion, una delle denominazioni più prestigiose di Bordeaux, dove ogni dieci anni la classificazione degli Chateaux viene ridiscussa e ridisegnata, con aziende capaci di scalare la piramide qualitativa e fare enormi passi avanti, così, dal punto di vista del potere commerciale e della crescita del prezzo medio. La procedura è guidata dall’Inao, l’Istituto nazionale dell’origine e della qualità, che fa capo al Ministero dell’Agricoltura, di cui, nel 2012, anno dell’ultima revisione, facevano parte anche Hubert de Boüard, comproprietario del celebre Château Angélus, e Philippe Castéja, négociant di primo piano e proprietario di Château Trotte Vieille. Il primo, è arrivato al vertice della classificazione (“A”), il secondo è rimasto in seconda fascia (“B”), ma altre aziende di cui Philippe Castéja è consulente hanno fatto passi in avanti.

Il fatto che fossero entrambi membri del Comitato Nazionale del Vino dell’Inao non è certo passato inosservato, tanto che, nel 2012, tre produttori - che si sono visti negare la possibilità di un avanzamento senza grosse motivazioni - hanno denunciato l’anomalia. Nel 2019 la Procura aveva chiesto l’archiviazione, non rilevando atti dolosi nel comportamento di Hubert de Boüard e Philippe Castéja, una lettura giuridica non condivisa dal sostituto procuratore Jean-Luc Puyo, che ha deciso di portare i due alla sbarra, sottolineando la “partecipazione a volte attiva di de Boüard (che, in quel momento, era anche membro dell’Organizzazione per la Difesa e la Gestione (Odg) dei vini di Saint-Emilion, ndr) a tutta la procedura di classificazione”, mentre Philippe Castéja avrebbe giocato un ruolo più sfumato, come riporta “La Revue du Vin de France”.

La Procura, nelle accuse, ci è andata giù pesante: “qualcuno ha superato l’esame di maturità (livello A) scrivendosi da solo la traccia”, riporta l’inglese “The Drinks Business”. Accusa tutt’altro che velata, e pena che, se giudicati colpevoli, può prevedere il carcere, oltre ad una multa di 500.000 euro. Come riportato da “The Telegraph”, Eric Morain, avvocato dei tre querelanti, ha affermato che ad essere sotto processo è “l’intero sistema di classificazione di Saint-Emilion. Parliamo di un sistema che non dice al consumatore che tra i criteri alla base della classificazione la degustazione conta solo per il 30%, il resto si basa sulla fama e notorietà dello Château. È un sistema che vende marchi, non più vino”. Che poi, a ben guardare, è esattamente il motivo per cui, due mesi fa, Cheval Blanc e Ausone hanno annunciato la volontà di abbandonare il sistema di classificazione di Saint-Emilion, dove il peso della copertura stampa e dei post sui social media è diventato ormai preponderante (come WineNews ha raccontato qui).

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