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CHICCA ENOLOGICA: ANTINORI “RESUSCITA” L’ANTICA E STORICA TENUTA FIORANO, CASO DI BIODINAMICO ANTE-LITTERAM. ALBIERA ANTINORI: “È UN PROGETTO APPENA PARTITO, MA STIAMO LAVORANDO PER RICREARE LA MAGIA CHE AVEVA COSTRUITO MIO NONNO PATERNO”

Una notizia che stuzzicherà il palato degli enoappassionati: si avvicina la “resurrezione” della Tenuta Fiorano, un vero e proprio mito per i cultori di Bacco. A compiere questo piccolo miracolo enologico sarà una delle griffe più antiche dell’Italia enoica.

“Per ora abbiamo impiantato soltanto quattro ettari di vigneto - spiega a WineNews Albiera Antinori - e il progetto è appena cominciato. Vogliamo ricreare la magia enologica che aveva costruito mio nonno paterno, a partire dalla produzione delle stesse etichette: un bianco a base Semillon e un rosso da Cabernet Sauvignon e Merlot. Punteremo sulla biodinamica e per questo stiamo costruendo anche un allevamento perché l’azienda sia a “ciclo chiuso” come i criteri più rigorosi della biodinamica richiedono. A guidare questo nuova avventura ci saranno anche le mie sorelle Allegra e Alessia”.

Fiorano è stata, infatti, la prima azienda “biodinamica” d’Italia, praticando da subito un’agricoltura biologica senza l’uso di prodotti chimici o di sintesi. Il progetto Antinori, quasi una ricostruzione “filologica”, comprende anche la costruzione di una nuova cantina, accanto alla villa della tenuta. Le prime bottiglie dovrebbero arrivare sul mercato nel 2013-2014.

Ma il carattere fortemente innovativo dell’azienda di Alberico Boncompagni Ludovisi non finisce qui. Fiorano è stata anche una delle primissime aziende ad avvalersi dei consigli, di un tecnico professionista, Tancredi Biondi Santi, vero e proprio enologo-consulente “ante litteram”.

I vini di Fiorano, grazie alle straordinarie doti di tenuta nel tempo, rappresentano ancora un punto di riferimento ed è ancora possibile trovarne qualche bottiglia nella Capitale o, a sorpresa, in qualche grande ristorante, specialmente d’oltre Atlantico. Fanno parte di quella schiera, non piccola, di vini “estinti” che popolano molte delle produzioni più prestigiose della nostra enologia e che continuano, malgrado la loro irripetibilità, a far sognare nelle bottiglie che ancora restano disponibili.


Focus - La Tenuta Fiorano

La tenuta, situata a Fioranello, a sud di Roma lungo l’Appia Antica, era condotta dal Principe Alberico Boncompagni Ludovisi, principe di Venosa e nasce nel 1946, quando il Principe ereditò Fiorano. Anticipando di anni scelte agronomiche ed enologiche che oggi vanno per la maggiore, decise di piantare Cabernet Sauvignon e Merlot in sostituzione delle vecchie vigne, affiancando alla Malvasia di Candia, il Sémillon, per la produzione dei bianchi. Ancora una volta in anticipo, Fiorano è stata, possiamo dire, la prima azienda “biodinamica” d’Italia, praticando da subito un’agricoltura biologica senza l’uso di prodotti chimici o di sintesi. Altra novità, almeno per l’epoca quella di avvalersi dei consigli, di un tecnico professionista, Tancredi Biondi Santi, vero e proprio enologo-consulente “ante litteram”. Fiorano produceva tre vini - uno rosso e due bianchi - invecchiati in grandi botti numerate, mai sostituite dal 1946, e ricoperte da una muffa naturale ritenuta un fattore positivo per il risultato finale. Incredibili poi i tappi, lunghi appena 3,5cm. Il Principe ammalatosi nel 1990 (scomparso poi nel 2005) scelse nel 1995, senza motivarlo pubblicamente, di espiantare le vigne di Malvasia di Candia e di Semillon lasciando solo 8 filari di Merlot e Cabernet Sauvignon fino al 1998. Sua figlia Francesca è sposata con Piero Antinori dal 1966. Il Fiorano Rosso è un taglio bordolese 50% Cabernet Sauvignon e 50% Merlot, uno dei primi tagli bordolesi “all’italiana” della storia enologica nostrana.

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