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CITTÀ DEL VINO/CENSIS: IL TERRITORIO A PIÙ ALTA VOCAZIONE ENOGASTRONOMICA D’ITALIA? CUNEO (PIEMONTE). DAL NORD AL SUD DEL BELPAESE, ECCO IL NUOVO “ATLANTE GEOGRAFICO DELL’ITALIA ENOGASTRONOMICA DI QUALITÀ” PER I 25 ANNI DELLE CITTÀ DEL VINO

Non Solo Vino
Enogastronomia e paese by Città del Vino e Censis Servizi

Il territorio a più alta vocazione enogastronomica d’Italia? E’ la provincia di Cuneo in Piemonte, dove produzione di vini di qualità e alta ristorazione vanno a braccetto in un connubio perfetto. A seguire, sul podio dei territori al top, salgono Siena e Verona. Dal nord al sud del Belpaese, ecco le prime anticipazioni del nuovo “Atlante geografico dell’Italia enogastronomica di qualità” promosso dalle Città del Vino e realizzato dal Censis Servizi nel Rapporto Annuale n. 10 “Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia”, che sarà presto presentato, e svelate nel convegno “L’abbondanza locale. Come non “gettar via” il patrimonio materiale e immateriale dei territori italiani”, di scena oggi a Siena per i 25 anni delle Città del Vino (info: www.terredelvino.net). E se Cuneo è leader anche per la presenza di produttori top, Trento vanta il più alto numero di ettari vitati vocati alla produzione di vini di qualità, mentre Roma guida la classifica dei territori che offrono la migliore ristorazione. Il risultato? I turisti - 4/6 milioni di appassionati del wine & food per un giro d’affari di 3/5 miliardi di euro - possono attraversare lo Stivale sconfinando da un territorio all’altro, con la certezza di incontrare ogni volta un’offerta enogastronomica di qualità.
Promosso dalle Città del Vino, il nuovo “Atlante geografico dell’Italia enogastronomica di qualità”, spiega il presidente delle Città del Vino Giampaolo Pioli, “rappresenta lo strumento che registra e “misura” il livello di competitività raggiunto dal sistema dei territori, patrimonio del Belpaese, al centro di uno dei fenomeni di maggior successo degli ultimi anni: il turismo enogastronomico, voce importante dell’intera economia nazionale”. A guidare la “Top 10” dei territori a maggiore vocazione enogastronomica d’Italia, dove si realizza un perfetto connubio tra grandi vini e buona cucina, per la presenza di produttori, ettari vitati, bottiglie prodotte e griffe top accomunati dalla produzione di vino di qualità, accanto all’offerta di un’alta ristorazione - esaminati a partire dalle principali guide italiane di settore - è la provincia di Cuneo, seguita da quelle di Siena, Verona, Bolzano, Firenze e Trento, e quindi da Asti, Brescia, Udine e Gorizia.
Scendendo nello specifico, il territorio di Cuneo guida anche la classifica per numero di produttori di qualità (177), seguito dalle province di Siena (123), Verona (91) e Firenze (68). Buona la distribuzione complessiva dei produttori nel nord-est con Gorizia (67), Udine (65) e Bolzano (63), mentre portabandiera del Mezzogiorno è il territorio di Avellino (24). Nelle isole, la Sicilia con Catania (11), precede la Sardegna con Cagliari e Sassari (7). Ancora Cuneo, è il territorio che vanta la maggiore presenza di produttori top (77) - ovvero presenti in almeno due guide di settore - seguito da Siena (58), Verona (32) e Bolzano (30). Sopra i 10 produttori top si posizionano invece territori del centro come Firenze, Ancona, Perugia e Grosseto accanto ad altri del nord-est, come Gorizia, Udine e Trento, ma anche del Mezzogiorno, come Avellino e Catania.
Trento è, invece, la provincia italiana che produce il maggior numero di bottiglie di qualità (109.908.000), seguita, con oltre 30 milioni di bottiglie, da quelle di Verona, Firenze, Siena, Asti e Cuneo. Poco al di sotto di 30 milioni, si segnalano, nel nord-est, Vicenza e Bolzano, e tra i 10 e i 30 milioni, nel centro, Ancona, Terni, Perugia e Ascoli Piceno, mentre il meridione è rappresentato da Agrigento, Palermo, Sassari, Trapani e Lecce. E il territorio di Trento è anche quello che vanta la maggiore superficie di ettari vitati vocati alla produzione di vini di qualità (11.647 ettari), seguito da quelli di Cuneo (8.752) e Firenze (8.015). Con oltre 3.000 ettari vocati, seguono poi i territori di Agrigento, Verona, Siena, Bolzano, Chieti e Ascoli Piceno.
Il più alto numero di ristoranti di qualità? Nelle grandi aree metropolitane, e, in particolare è Roma a vantare il numero più alto (393), seguita da Milano (321) e Napoli (257), nelle prime tre posizioni. Significativo il dato di Bolzano (219) che precede Perugia (209), Firenze (204) e Genova (198). La provincia di Cuneo (193) si colloca, invece, alla posizione n. 8, a conferma comunque del positivo mix tra ristorazione e produzione vitivinicola di qualità.
A dare le prime anticipazioni del nuovo “Atlante geografico dell’Italia enogastronomica di qualità” insieme al presidente delle Città del Vino Giampaolo Pioli, il presidente della Fondazione Censis Giuseppe De Rita e il presidente onorario Censis Servizi Fabio Taiti, nel convegno “L’abbondanza locale. Come non “gettar via” il patrimonio materiale e immateriale dei territori italiani”, di scena oggi a Palazzo Patrizi a Siena per i 25 anni delle Città del Vino, al quale sono intervenuti, tra gli altri, Aldo Bonomi, direttore Istituto di Ricerca Aaster e membro Comitato Scientifico Fondazione Symbola, e Giovanni Cannata, rettore dell’Università del Molise.

Il contributo delle Città del Vino alla ricchezza enogastronomica del Belpaese
Su 639 Comuni a vocazione enogastronomica d’Italia “messi sotto esame” dal Censis Servizi, 282 sono Città del Vino. Dei 1.437 produttori di qualità di tutto il Belpaese, 889 hanno la propria cantina in una Città del Vino, e tra i 303 Comuni che vantano la presenza di produttori top (501 in totale), 140 sono Città del Vino (per un totale di 316 produttori top). Dei 117.242 ettari vitati vocati alla produzione di vini di qualità, 78.420 si trovano nei territori delle Città del Vino, e sul totale dei 853.655.650 milioni di bottiglie, 552.687.800 sono prodotti nelle Città del Vino. Infine, su 3.074 Comuni che vantano un’alta ristorazione, 318 fanno parte delle Città del Vino, con 1.082 ristoranti di qualità sugli 8.694 totali.

Market share di qualità: il borsino delle regioni italiane
E’ il Piemonte la regione italiana che arriva sul mercato con il più alto numero di produttori di qualità (20%), ma la Toscana “risponde” con la più alta percentuale di produttori top (21,8%). Il Veneto è, invece, la regione leader per il numero di bottiglie di qualità presenti sul mercato, con una quota pari al 16,9%. La regione più competitiva per gli indirizzi del mangiar bene di qualità? E’ la Lombardia, con una quota di mercato pari al 13,5% sul totale nazionale.

L’Italia del wine & food fotografata dall’Atlante
La fotografia scattata dall’Atlante delle Città del Vino mostra un’Italia ricca di una rete estesa, capillare e diversificata di giacimenti enogastronomici, con prodotti dalla forte identità territoriale, raggiunta nel rispetto della tradizione ma con un occhio all’innovazione, se si pensa per esempio alla creatività della ristorazione, ma anche a percorsi alla scoperta di vini e prelibatezze del tutto originali. Un’Italia del wine & food a cui, però, manca ancora un’immagine unitaria, con un forte gap tra le destinazioni più famose e quelle minori, dove si rischia un’omologazione dell’offerta verso il basso.

L’“unità di misura” della vocazione enogastronomica di un territorio
Ecco, infine, le voci alla base dell’“unità di misura” con cui si calcola la capacità attrattiva di un territorio in termini di offerta enogastronomica:
1) il diverso ruolo sviluppato, tra destinazioni “filtro”, orientate a proporre occasioni attrattive leggere e diffuse, e destinazioni “spugna”, capaci di maggiori progettualità, investimento e gestione;
2) l’intelligenza di individuare la specifica tipologia di mercato adatta a posizionare al meglio la propria offerta tra le quattro tipologie possibili: mercati di massa, mercati di fascia (alta, media, bassa), mercati di segmento, mercati di nicchia;
3) la lungimiranza nel ricercare e stabilire solide alleanze con i territori vicini, con sistemi di offerta integrata;
4) la capacità di raggiungere il maggior pubblico possibile attraverso i nuovi strumenti di comunicazione, a partire da web e social network, e attraverso la tecnica della cosiddetta “long tail”.

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