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“CLIMATE CHANGE & WINE CONFERENCE” - KOFI ANNAN: “VITICOLTURA PARTICOLARMENTE VULNERABILE AGLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI”. RICCARDO COTARELLA (UNICO RELATORE ITALIANO, CON CERNILLI): “ ... RIBALTAMENTO DELLE NOSTRE CONVINZIONI TECNICHE”

Italia
Riccarco Cotarella con i giornalisti Daniele Cernilli e Luciano Pignataro

“A qualcuno potrebbe risultare strano parlare proprio dei rapporti dell’industria del vino con i cambiamenti climatici - ha speigato Kofi Annan - nonostante gli effetti di questo fenomeno stiano colpendo ogni dimensione della nostra vita”. Così l’ex segretario generale dell’Onu a “Climate Change & Wine Conference”, conferenza organizzata dalla Accademia del Vino di Spagna.

Il diplomatico ghanese ha poi aggiunto: “proprio l’allevamento delle uve è una coltura particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici” e che l’industria del vino “è particolarmente preoccupata per questi effetti e per le loro conseguenze sulle colture, la produzione e i costi”. Annan ha sottolineato che “lungi dall’essere limitato alle conseguenze sull’ambiente, il cambiamento climatico è una minaccia globale e onnicomprensiva, capace di causare miliardi di dollari di danni, catastrofi naturali e la distruzione degli ecosistemi. Molti boschi e sistemi idrogeologici stanno già scomparendo e il cambiamento climatico - ha concluso - potrebbe rivelarsi anche una minaccia alla pace”. Per questo l’ex diplomatico Onu ha invitato “il settore privato ad intervenire per scongiurare questo pericolo, non lasciando soltanto ai governi e alle organizzazioni internazionali l’iniziativa”.

La Conferenza sui cambiamenti climatici e il vino, di scena a Marbella (13-14 aprile), alla sua edizione n. 3 (la prima nel 2006 e la seconda nel 2008, con l’intervento del “guest honor” Al Gore), anche questa volta è stata caratterizzata da un fitto programma di discussioni e tavole rotonde. Esperti provenienti da tutto il mondo si sono confrontati su questo scottante, è proprio il caso di dirlo, problema, che proprio tra i vigneti di tutto il mondo sembra essere decisamente un fattore critico ormai conclamato. A rappresentare l’Italia, l’enologo Riccardo Cotarella, consulente e docente di enologia all’Università della Tuscia di Viterbo e il giornalista Daniele Cernilli, ex direttore del Gambero Rosso e uno degli esperti di degustazione più importanti del Bel Paese.

Dal 1950 ad oggi la maggior parte delle più importanti regioni produttrici di vino di qualità ha registrato un trend crescente di riscaldamento delle stagioni, e i suoi effetti progressivamente hanno evidenziato problematiche, soprattutto per quanto riguarda, il controllo del grado alcolico, non più eludibili. Per Cotarella “l’Italia è senza dubbio uno dei paesi più interessati a questo fenomeno. Un fenomeno anche ed evidentemente globale, che investe soprattutto le varietà di vite a maturazione precoce e che, paradossalmente, aiuta la maturazione di vitigni quali il Sangiovese o il Montepulciano, e avvantaggiando nel suo complesso la tipologia dei vini bianchi”. E sui rimedi possibili per arginare gli effetti del global warning sul vino, l’enologo formula un giudizio tendenzialmente tagliente: “da una parte si ricerca la cosiddetta naturalità dei vini e dall’altra si vuole impedire che degli eventi naturali possano avere conseguenze sui vini stessi”. Il rischio di aumento eccessivo del grado alcolico che, in generale, rappresenta, il problema più spinoso non può essere gestito dalla dealcolizzazione dei vini che, secondo l’enologo “è un’operazione che per adesso lascia un segno indelebile e negativo sui vini dealcolati. Al massimo è una tecnica che può andare bene per i vini in brick, ma non per i grandi vini”.

Ed allora cosa fare? “Una soluzione potrebbe essere trovata in vigna - prosegue Cotarella - non certo adottando il metodo americano o australiano di aggiungere acqua ai vini, ma certo il problema esiste come è vero che sia l’aggiunta di acqua sia, peggio, la dealcolizzazione sono rimedi decisamente sbagliati. In pratica, stiamo assistendo ad un vero e proprio ribaltamento delle nostre convinzioni tecniche: le zone esposte a nord o a est, che prima erano ritenute poco vocate, cominciano adesso a diventare interessanti. Il cordone speronato non è più la forma di allevamento di riferimento, ma forse il guyot, che permette un maggiore ombreggiamento del grappolo, sarà da preferire. La produzione di pochi grappoli a pianta, probabilmente dovrà essere applicata in casi particolari, la defoliazione prima della vendemmia dovrà essere limitata. Nell’Università dove insegno, stiamo sperimentando un trattamento a base di resina di pino - conclude Cotarella - che dall’ultima fase di invaiatura in poi protegga la pianta e il grappolo, rallentando l’azione dei raggi ultravioletti. Le soluzioni, quindi, non sono in cantina ma, spero che lo sviluppo tecnologico ci consegni dei sistemi accettabili per limitare il grado alcolico, ma per adesso non ne vedo”.

Alla due giorni spagnola hanno preso la parola, fra gli altri, Agustín Santolaya, direttore di Bodegas Roda, Albert Bordons, professore di biologia molecolare all’Università di Tarragona, Alfonso de Salas, co-fondatore di El Mundo, Carlos Falcó, enologo di Marqués de Griñon, Claude Bourguignon (Inra), Cristián Rodríguez Larrain, export manager Viña Emiliana, David Furer, editor del Sommelier Journal Magazine, Dominique Moncomble, direttore tecnico del Comitato Interprofessionale della Champagne, Fernando Zamora Marín, professore di enologia dell’Università di Tarragona, Greg Jones, climatologo, João de Lima, direttore generale della fondazione Progetto Clima Spagna, José Ramón Lisarrague, professore di viticoltura dell’Università di Madrid, Juan Park (Wine Intelligence), Michel Remondat, direttore di Vitisphère, Mireia Torres, direttore tecnico della casa vinicola, il viticoltore Nicolas Joly, Patrick Spencer, direttore di Cork Forest Conservation Alliance, Pau Ferrer Alegre, professore di biotecnologia dell’Università di Barcellona, Paul Symington, direttore di Symington Family Estates, Richard Siddle (Harpers Wine & Spirit), Steve Smith, vice presidente di Constellation Wines, Pancho Campo, il primo Master of Wine di Spagna, che ha organizzato la conferenza.

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