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Coldiretti contro l’Ue che “toglie latte dal formaggio e l’uva dal vino, e apparecchia le tavole degli italiani con trucchi ed inganni”, e con “discutibili vincoli di igiene e ambientali mette a rischio piatti storici come la pajata o i cannolicchi”

Tutti i Paesi dell’Unione Europea si stanno preparando alle elezioni comunitarie che si terranno il 25 maggio. E al di là di chi vincerà, ci sono questioni sul fronte dell’agroalimentare e del wine & food, che a qualcuno proprio non vanno giù. Come la Coldiretti, che torna alla carica contro quell’Ue che “toglie latte dal formaggio e l’uva dal vino, e apparecchia le tavole degli italiani con trucchi ed inganni”, e che con “discutibili vincoli di igiene e di tutela ambientale mette a rischio piatti storici dell’Italia come la pajata o i cannolicchi”. È la denuncia rilanciata dall’organizzazione nel raduno di 10.000 agricoltori a Mico - Fiera Milano Congressi, dove ha aperto l’esposizione “Con trucchi ed inganni l’Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani”.
“Dal formaggio senza latte al vino senza uva, dal cioccolato senza cacao, alla carne annacquata, ma ci sono anche il vino zuccherato, il miele contaminato dal polline biotech senza nessuna indicazione in etichetta come pure i formaggi similgrana prodotti all’estero - ha detto il presidente Roberto Moncalvo - tra le novità permesse dall’Unione e in commercio anche in Italia che non si può opporre alle regole europee. Dall’Unione Europea è venuto negli anni un via libera ad allucinanti novità nel piatto senza dimenticare le alchimie negli ingredienti che hanno snaturato anche gli alimenti più comuni. Si è verificato un appiattimento verso il basso delle normative per dare spazio a quei Paesi che non possono contare su una vera agricoltura e puntano su trucchi, espedienti e artifici della trasformazione industriale per poter essere presenti sul mercato del cibo”.
Si spiega cosi, denuncia la Coldiretti, la possibilità concessa dall’Unione Europea di incorporare la polvere di caseina e caseinati, al posto del latte, nei formaggi fusi, di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero nei Paesi del Nord Europa o di ottenerlo a partire da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua. “Si calcola che in Europa vengano consumate 20 milioni di bottiglie all’anno con etichette di vini italiani ottenute in questo modo. L’Unione Europea consente anche per alcune categorie di carne la possibilità - continua la Coldiretti - di non indicare l’aggiunta d’acqua fino al 5%, ma per alcuni prodotti (wurstel, mortadella) tale indicazione può essere addirittura elusa e potrebbero essere esclusi dagli obblighi di indicazione della quantità d’acqua, mentre in tutta Europa circolano liberamente imitazioni low cost del Parmigiano reggiano e del Grana Padano realizzate fuori dall’Italia senza alcuna indicazione della provenienza e con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine. Le importazioni dei cosiddetti “similgrana” in Italia sono raddoppiate negli ultimi dieci anni con gli arrivi da Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia che hanno raggiunto un quantitativo stimato in 83 milioni di chili. 1 mozzarella su 4 in vendita in Italia - precisa la Coldiretti - è stata ottenuta con semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta per effetto della normativa europea. L’Unione Europea non è favorevole al tappo antirabbocco per impedire le frodi nella somministrazione dell’extravergine, ma sulle bottiglie ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” previste dalla normativa comunitaria per far conoscere la provenienza delle olive ai consumatori. L’Italia è il maggior importatore mondiale di olio di oliva, ma solo un italiano su quattro (27%) ritiene che la gran parte dell’extravergine in vendita sia ottenuto totalmente o per la maggior parte con olio straniero, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Storica - conclude la Coldiretti - l’imposizione all’Italia dell’Unione di aprire i propri mercati anche al cioccolato ottenuto con l’aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di cacao”.
Ma non c’è solo questo, secondo Coldiretti, che non va nella gestione europea dei regolamenti del comparto. “Addio a piiatti tipici tradizionali, dalla pajata all’ossobuco alla finanziera alla piemontese - rilancia l’organizzazione - costretti ad essere modificati dai vincoli sanitari europei del passato, ma anche agli ormai introvabili cannolicchi ,ade in Italy a causa di discutibili norme ambientali mentre nessuna misura è stata adottata per impedire che la carne o i formaggi derivanti da animali clonati o delle loro progenie arrivi in tavola con le importazioni da Paesi come Canada, Argentina, Brasile, Stati Uniti dove tale pratica si è rapidamente diffusa da anni”.
“Se a partire dal primo giugno 2010 - aggiunge Coldiretti - sono entrate in vigore le nuove norme sulla pesca dell’Unione Europea che, di fatto, hanno fatto sparire dalle tavole degli italiani specialità della tradizione gastronomica regionale con il divieto di pesca-raccolta dei molluschi a distanza inferiore di 0,3 miglia marine dalla battigia, areali dove si concentra il 70% delle vongole ed il 100% delle telline e dei cannolicchi, a far piazza pulita della pajata e dell’ossobuco alla finanziera alla piemontese sono state le restrizioni sanitarie adottate nel luglio 2001 per far fronte all’emergenza mucca pazza (Bse) e che sono ancora mantenute nonostante il giudizio positivo dell’Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie) che, nel giugno del 2013, ha ufficialmente sancito per l’Italia il nuovo stato sanitario per l’encefalopatia spongiforme bovina, con il passaggio dall’attuale livello di rischio “controllato” a quello “trascurabile", il piu’ basso, riconosciuto a 19 Paesi, sui 178 aderenti all’Oie, tra i quali Italia, Giappone, Israele, Olanda, Slovenia e Usa che dovrebbe portare anche alla revisione dell’elenco degli organi a rischio che dovrà essere adottata dalla Commissione Europea”.
“La pajata - puntualizza la Coldiretti - è il termine romanesco per definire la prima parte dell’intestino tenue del vitello da latte che è stato oggi sostituito nei ristoranti e nelle trattorie dall’intestino d’agnello. È l’ingrediente principale di uno dei piatti più tipici della cultura gastronomica della capitale: i rigatoni con la pajata ma - continua la Coldiretti - in alternativa può essere proposta alla brace, in forma di spiedino. E ancora - continua la Coldiretti - manca dalle tavole anche l’originale ossobuco alla Finanziera alla piemontese, noto piatto medioevale tanto amato da Cavour, composto da varie frattaglie e animelle di vitello, considerate per un decennio vero tabù e bandito da tutte e tavole. L’Unione Europea non ha, però, adottato misure adeguate per impedire che la carne o i formaggi derivanti da animali clonati o delle loro progenie arrivi in tavola con le importazioni da Paesi come Canada, Argentina, Brasile, Stati Uniti dove tale pratica si è rapidamente diffusa da anni. Attualmente secondo quanto riportato dalla Commissione europea, la clonazione non è utilizzata per la produzione alimentare all’interno dell’Unione Europea poiché sarebbe necessaria una autorizzazione. A differenza, ci sono evidenti rischi per le produzioni importate dall’estero anche alla luce della trattativa in corso sull’accordo di libero scambio tra Ue e gli Stati Uniti”.

Focus - L’Europa apparecchia le tavole degli italiani con trucchi e inganni
Il miele con il polline biotech senza indicazione in etichetta - L’Unione Europea ha dato il via libera alla vendita del miele senza alcuna indicazione sulla eventuale presenza di polline contaminato Ogm, nonostante il boom delle importazioni da Paesi a rischio contaminazione come la Cina che nel 2013 ha aumentato del 20% le spedizioni ed è diventata addirittura secondo fornitore dell’Italia con 1,9 milioni di chili rispetto ad una produzione nazionale di 18 milioni di chili.
Senza latte in Italia 1 mozzarella su 4 - 1 mozzarella su 4 in vendita in Italia è stata ottenuta con semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta per effetto della normativa europea.
I formaggi dalla polvere - L’Unione Europea consente che possa essere incorporata anche polvere di caseina e caseinati nei formaggi fusi, al posto del latte.
Il similgrana low cost senza indicazione di provenienza - Nell’Unione Europea sono in vendita imitazioni low cost importate dall’estero del Parmigiano reggiano e del Grana Padano senza alcuna indicazione della provenienza e con nomi di fantasia che ingannano i consumatori. Le importazioni dei cosiddetti “similgrana” in Italia sono raddoppiate negli ultimi dieci anni con gli arrivi da Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia che hanno raggiunto un quantitativo stimato in 83 milioni di chili.
Il vino allo zucchero - L’Unione Europea consente ai paesi del Nord Europa di aumentare la gradazione del vino attraverso l’aggiunta di zucchero. Lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei paesi del Mediterraneo e in Italia, che ha combattuto una battaglia per impedire un “trucco di cantina” e per affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall’uva.
Wine kit - il vino dalla polvere - L’Unione Europea permette la vendita di pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose con la semplice aggiunta di acqua. Si calcola che in Europa vengano consumate venti milioni di bottiglie all’anno con etichette di vini italiani ottenute in questo modo.
La microetichetta dell’olio e il tappo antirabbocco - L’Unione Europea non vuole il tappo antirabbocco per impedire le frodi nella somministrazione dell’extravergine, mentre sulle bottiglie ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” per riconoscere gli oli importati.
La carne annacquata - L’Unione Europea consente per alcune categorie la possibilità di non indicare l’aggiunta d’acqua fino al 5%. Ma per wurstel e mortadella tale indicazione puo’ essere addirittura elusa, anche se il contenuto di acqua supera tale percentuale, secondo la nuova normativa comunitaria definita con il Reg. 1169/2011 dell’Unione.
Il cioccolato senza cacao - L’Unione Europea ha imposto all’Italia di aprire i propri mercati anche al cioccolato ottenuto con l’aggiunta di grassi vegetali diversi dal burro di cacao.
2 prosciutti su 3 sono stranieri ma non si vede - Più di due prosciutti su tre consumati in Italia sono ottenuti da maiali stranieri ma il consumatore non lo sa perché in etichetta non è obbligatorio indicare la provenienza. Una mancanza di trasparenza che sta provocando la scomparsa dell’allevamento italiano dove si contano 615.000 maiali in meno nel 2013.
Dalla Cina 29 milioni di chili di concentrato di pomodoro senza etichetta origine - In Italia sono stati importate ben 155 milioni di chili di concentrato di pomodoro nel 2013 pari a circa il 15% della produzione di pomodoro da industria in Italia di cui quasi 58 milioni di chili dagli Usa e 29 milioni di chili dalla Cina.

Focus - Coldiretti: “Per oltre la metà degli italiani l’Europa deve stare lontana dalle tavole”
Più di un italiano su tre (36%) ritiene che le norme varate da Unione Europea abbiano peggiorato l’alimentazione e il cibo servito a tavola. Emerge da un’indagine Coldiretti/Ixe’. “La maggioranza relativa degli italiani ritiene dunque - sottolinea la Coldiretti - la regolamentazione comunitaria non adeguata a garantire la qualità, la sicurezza ma anche il rispetto delle tradizioni enogastronomiche della penisola anche per il via libera ad allucinanti novità nel piatto, ai vincoli che hanno fatto scomparire cibi e ricette tipiche della tradizione nazionale senza dimenticare le alchimie negli ingredienti che hanno snaturato anche gli alimenti più comuni e le contraddizioni che impediscono la massima trasparenza nell’informazione ai consumatori e limitano addirittura la libertà di scelta di singoli cittadini o di interi Paesi. Non tutti però la pensano così, con il 31% che ritiene invece che l’Ue non abbia modificato nulla ed il 25% che addirittura abbia migliorato l’alimentazione degli italiani mentre un residuo 9% non risponde. Proprio sulla base delle scelte discutibili che sono state spesso fatte, dall’indagine Coldiretti/Ixe’ si evidenza anche che il 52% degli italiani ritiene che l’Ue non dovrebbe legiferare e decidere sui cibi che gli italiani consumano, mentre il 42% ritiene il contrario e il 6% non risponde. A peggiorare la credibilità dell’Unione Europea hanno certamente contribuito - sostiene la Coldiretti - gli episodi di truffe ed inganni che si sono moltiplicati nel tempo della crisi, dallo scandalo della carne di cavallo agli inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy, con il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, l’olio di oliva proveniente dalla Spagna o i prosciutti provenienti dalla Germania “spacciati” per Made in Italy per l’impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti.
Secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ due italiani su tre (65%) ritengono che la crisi economica abbia fatto aumentare i rischi alimentari e tra questi il 24% attribuisce la responsabilità alla diffusione dei cibi low cost, il 21% all’apertura delle frontiere a paesi comunitari e il 20% alle diffusione delle frodi dovuta alla necessità della malavita di trovare nuove aree di business. Una analisi che fotografa bene la realtà dei fatti poiché in Italia dall’inizio della crisi sono più che triplicate le frodi a tavola con un incremento record del 248% del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffatte o falsificate, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013. Gli ottimi risultati dell'attività dei Nas confermano l'efficacia del sistema di controlli in Italia contro un crimine particolarmente odioso perché - sottolinea la Coldiretti - si fonda sull'inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo. Un segmento che - precisa la Coldiretti - è notevolmente cresciuto negli anni della crisi come dimostrano i dati sul commercio al dettaglio nei discount alimentari che peraltro nel corso del 2013 sono gli unici a fare registrare un aumento (+1,6%).
Dietro questi prodotti low cost - precisa la Coldiretti - spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. Lo dimostra il fatto che sul mercato mondiale, per la pressione della crisi, è sostenuto il commercio di surrogati, sottoprodotti e aromi artificiali utilizzati per nascondere la bassa qualità degli alimenti. Si tratta di preoccupazioni che - continua la Coldiretti - riguardano anche l'Italia che è un forte importatore di prodotti alimentari, con il rischio concreto che nei cibi in vendita vengano utilizzati ingredienti di diversa qualità come il concentrato di pomodoro cinese, l'extravergine tunisino, le mozzarelle taroccate ottenute da latte in polvere, paste fuse e cagliate provenienti dall'estero. Il risultato è che nel 2013 sono aumentati del 14% gli allarmi alimentari in Italia con ben 514 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute, sulla base del sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rasff), sul al 2007 in cui è iniziata la crisi. Si tratta - conclude la Coldiretti - di un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa, prima dell’inizio della crisi”.

Focus - Coldiretti: per 31% italiani in Europa decidono le lobby, non i cittadini
Per quasi un italiano su tre (31%) in Europa decidono le lobby e la burocrazia (9%) e non certo i cittadini (2%), anche se viene confermato il ruolo decisivo dei Paesi più potenti (52%). A dirlo un’indagine Coldiretti/Ixe’. “L’Europa di un modello di sviluppo sostenibile attento alle distintività dei singoli Paesi riesce a farsi portavoce un giorno si e uno no a seconda della pressione delle lobby e a seconda dell’ottusità delle burocrazie tecnocratiche che al suo interno hanno il sopravvento, ha affermato il presidente Coldiretti Moncalvo, nel sottolineare che “questo vale anche e soprattutto per l’agricoltura e l’agroalimentare. Anche l’Europa deve decidere se consegnare la sua sovranità alimentare agli “gnomi inventivi” di un modello agricolo omologato e intensivo (con o senza ogm) o se preservare e potenziare le radici autentiche alla ricerca di un modello sostenibile assai più simile a quello nostrano. Forse anche per questo - sottolinea la Coldiretti - gli italiani convinti che l’Unione Europea abbia portato più svantaggi sono di più di quelli che pensano che dall’adesione siano derivati più vantaggi. Nello specifico, il 29% degli italiani - spiega la Coldiretti - ritiene che il Paese abbia tratto piu’ svantaggi contro il 22% di quelli che ritengono siano stati superiori gli svantaggi, mentre la maggioranza relativa del 36% pensa che ne siano derivati vantaggi e svantaggi in egual misura e l’11 nè l’uno nè l’altro. Un atteggiamento che è maturato a seguito di molte scelte discutibili adottate dall’Unione che sono state spesso viste in contraddizione con l’interesse dei cittadini e a favore delle lobby di potere economico. È il caso degli Ogm di cui è praticamente coltivata in Europa solo una unica varietà di mais di una unica multinazionale per la quasi totalità in un unico Paese la Spagna (e sono comunque appena in 5 a coltivarli, sui 28 che aderiscono all’Unione Europea) per la forte opposizione dei cittadini all’utilizzazione in agricoltura che in Italia raggiunge il 71% di quanti esprimono un parere, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe.
Eppure tra le Istituzioni comunitarie è battaglia per dare ad ogni Stato membro la facoltà di decidere liberamente se proibire o meno la coltivazione di Ogm sul proprio territorio, considerati i rischi di inquinamento ambientale. In sede di Consiglio Ambiente sono infatti appena ripresi i lavori sulla proposta di modifica della Direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio, per sbloccare uno stallo in atto da anni. D’altra parte, a causa delle distorsioni della Politica Agricola Comune, grandi gruppi industriali, assicurativi e bancari, ma anche enti di diversa natura che non vivono certo di agricoltura sono l’elite intoccabile dei primi 3.00 beneficiari di contributi comunitari che ricevono un importo di oltre mezzo miliardo di euro all’anno mentre si chiedono sacrifici a tutti gli italiani a partire dagli agricoltori.
Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di una casta di intoccabili che rappresenta appena lo 0,2% degli interessati dagli interventi di politica agricola che riceve però ben il 15% delle risorse destinate all’agricoltura. Una rendita fondiaria e finanziaria che - precisa la Coldiretti - senza un deciso cambiamento nella programmazione nazionale rischia di essere mantenuta per i prossimi sette anni se non saranno fatte scelte adeguate a livello nazionale nell’attuazione della riforma della politica agricola comune per il periodo 2014-2020. Eppure secondo il 69% degli italiani i contributi che l’Unione Europea mette a disposizione dovrebbero andare solo a chi fa l’agricoltore e vive di agricoltura mentre solo il 18% pensa che siano dovuti anche a chi ha terreni coltivabili e ne utilizza anche una piccola parte e l’11% a tutti quelli che hanno terreni coltivabili anche se non li coltivano, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’”.

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