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COLLINE SOLCATE DAI VIGNETI E ILLUMINATE DA UN SOLE SPLENDENTE PER TUTTO L’ANNO: E’QUESTO L’ABITUALE COLPO D’OCCHIO DEL BEL PAESE. PERCHE’ ALLORA PUNTARE SULL’EOLICO? SE LO CHIEDE CARLO PETRINI PRESIDENTE SLOW FOOD

Ormai, ridurre le emissioni inquinanti e amministrare più saggiamente le risorse del pianeta, evitando gli sprechi e attingendo a fonti energetiche rinnovabili, è diventato non solo un obbligo giuridico, derivante dal protocollo di Kyoto, ma anche un imperativo morale, specialmente nei confronti delle generazioni future. Figurarsi se Carlo Petrini, presidente del Movimento internazionale Slow Food e impegnato costantemente nella difesa di un’agricoltura equa, solidale e sostenibile, non auspichi convintamene l’uso delle energie rinnovabili. Evidentemente, però, anche per produrre energie pulite occorrono impianti di tipo industriale la cui compatibilità con il territorio dovrebbe essere attentamente valutata, verificandone il rapporto costi-benefici.

E allora, Petrini, l’anima fondatrice di Slow Food, punta il dito su quello che, a tutti gli effetti, è un vero e proprio paradosso: “l’Italia è un Paese ad alto irraggiamento solare ma a bassa ventosità - attacca Petrini - ma le scelte in materia di energie rinnovabili tendono a privilegiare l’eolico rispetto ad altri settori quali appunto il solare termico, termoelettrico o fotovoltaico, l’energia da biomasse, da moto ondoso, da geotermia”.

Ma la modestia del risultato energetico dell’eolico rischia di essere soltanto un aspetto del problema. “Il più preoccupante è che il programma richiede l’installazione di migliaia di impianti ad alto impatto ambientale - continua Petrini - molti dei quali finora hanno riguardato siti di elevato valore paesaggistico sulle Prealpi, sull’Appennino e nelle isole”.

E il danno - dovuto all’imponenza dei manufatti di captazione e trasporto dell’energia ma anche ai lavori preliminari alla loro costruzione, compresa l’apertura di strade che rappresentano un incentivo a ulteriori urbanizzazioni - rischia non soltanto di essere estetico.

“La dequalificazione ambientale colpisce anche il settore agricolo - prosegue Petrini - in particolare quello che ha i suoi punti di forza nelle produzioni di qualità e nell’attività agrituristica, le une e l’altra strettamente legate alle caratteristiche, anche paesaggistiche, dei luoghi. Un danno quindi culturale ed economico, che partendo dagli operatori si ripercuote su tutta la comunità locale. Nel caso di Scansano, l’impianto ora bloccato dal Tar - continua il Presidente Slow Food - interferirebbe con un paesaggio vitato di grande pregio. Questo aspetto evidentemente non è stato tenuto in sufficiente conto dagli enti pubblici preposti al rilascio delle autorizzazioni. Per il futuro chiediamo che il parametro della tipicità agroalimentare sia considerato in ogni procedura di valutazione di impatto ambientale. Non siamo pregiudizialmente contrari alle pale eoliche - conclude Petrini - ma vorremmo che anch’esse rispettassero i diritti della terra e di chi la coltiva”.

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