
“Enclave” bianchista tra le più prestigiose d’Italia, la “mezzaluna” del Collio è un territorio di 7.000 ettari in totale, di cui 1.300 di vigneti che sono spesso i “giardini di casa” di tanti piccoli produttori, nelle colline che poggiano sulla “ponca”, il terreno identitario del Collio, fatto da marne e arenarie stratificate di origine ocenica. Un territorio capace di esprimere 6,6 milioni di bottiglie rivendicate a Doc nel 2024 (6,9 milioni di bottiglie la media degli ultimi 4 anni, ndr), ed in cui il focus è ampiamente centrato sui vini bianchi (i vitigni a bacca bianca, coprono l’88% della superficie vitata della denominazione, Pinot Grigio, Sauvignon, Friulano, Ribolla Gialla e Chardonnay in testa, passando per Pinot Bianco e Malvasia Istriana, Picolit, Traminer Aromatico, Riesling e Müller Thurgau), e che, non a caso, è tra i territori più riconosciuti per la produzione dei vini bianchi di qualità, come ribadito da una ricerca Nomisma Wine Monitor (su 1.500 consumatori di vino), di scena a “Collio Evolution”, il primo evento istituzionale della denominazione, al via il 25 ottobre, a Cormòns, con il convegno “Collio Evolution: il futuro inizia dal presente” e la presentazione della ricerca “Collio Experience” (con il vicedirettore del “Corriere della Sera”, Luciano Ferraro, e Denis Pantini, a capo di Nomisma Wine Monitor). Un evento voluto dal Consorzio, guidato dal presidente Luca Raccaro e dalla direttrice Lavinia Zamaro (e che mette insieme 288 aziende), e che, per la sua prima edizione, vedrà protagonista il Friulano, vino identitario per eccellenza, interpretato da oltre 50 aziende attraverso un ampio ventaglio di annate, a testimoniare l’evoluzione di un territorio unico per storia e vocazione.
“La ricerca - spiega il presidente del Consorzio Collio Luca Raccaro - conferma la percezione positiva che abbiamo del nostro territorio e dei suoi vini, e che ci ha dato la spinta a creare la “Collio Evolution”, il primo evento istituzionale della denominazione, pensato per raccontare il Collio e la sua capacità di evolversi, unendo tradizione e innovazione”.
“Collio Evolution” proseguirà poi il 26 e il 27 ottobre, con degustazioni tecniche, walk around tasting, incontri con i produttori ed il “Premio Collio”, promosso dal Consorzio dei Vini del Collio, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agroalimentari, Ambientali e Animali dell’Università degli Studi di Udine, Mib Trieste School of Management e Arga Friuli Venezia Giulia, e dedicato alla memoria del Conte Sigismondo Douglas Attems di Petzenstein, figura storica della viticoltura del Collio e primo presidente del Consorzio, che tra i premiati, per il “miglior storytelling digitale”, vede anche WineNews (grazie a questo nostro video-racconto del territorio), e che sarà consegnato al direttore WineNews, Alessandro Regoli, insieme ai riconoscimenti nelle altre categorie (miglior tesi di laurea triennale o magistrale, miglior ricerca PhD, miglior articolo giornalistico divulgativo pubblicato su testate italiane e miglior articolo giornalistico divulgativo pubblicato su testate straniere), il 26 ottobre, a Cormòns, nel cuore del territorio.
Che è, da tempo, tra i più in salute del vino italiano, oggi grazie anche all’appeal dei vini bianchi dal lungo invecchiamento, e che ha alle spalle una storia densa ed articolata. Una storia in cui i figli dei contadini sono agronomi ed enologi con gli occhi rivolti alla Mitteleuropa, e per i quali Italia e Slovenia sono un unico territorio. Dagli antichi romani, primi a coltivare la vite, alla Serenissima ed agli Asburgo, la fama dei vini del Collio oltrepassa i confini fin da subito, apprezzati nelle corti di tutta d’Europa. La viticoltura moderna ha inizio nell’Ottocento e cinque sono le date storiche: il 1780 a cui risale la prima classificazione dei cru nella Contea di Gorizia dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, la più antica al mondo (quella di Bordeaux è del 1855); 1869, quando il Conte Teodoro de La Tour introduce vitigni francesi e tedeschi, dando una svolta alla viticoltura; 1891, quando il Congresso enologico austriaco a Gorizia decide di innestare varietà europee su piede americano nei vigneti devastati dalla fillossera; la nascita del Consorzio Collio nel 1964, che, nel 2024, ha compiuto 60 anni; e il riconoscimento della Doc Collio nel 1968, tra le prime in Italia.
Un territorio che, nella ricostruzione seguita alle cruenti “Battaglie dell’Isonzo” combattute tra i suoi vigneti, ha puntato tutto sulla viticoltura di pregio, un patrimonio unico di vitigni autoctoni come Ribolla Gialla, Friulano e Picolit, e un universo di vitigni internazionali, tra cui spicca il Pinot Grigio. Mezzaluna tra le Alpi Giulie ed il Mare Adriatico, il Collio è unico per tante ragioni: per le note stratificazioni di marne ed arenarie su cui poggia, la ponca, ideale per la coltivazione della vite e che conferisce ai vini la tipica mineralità e salinità, e per la sua collocazione di confine nell’estremo Nord-Est d’Italia. Crocevia di popoli e culture, qui si parla italiano, friulano e sloveno, tra gli antichi vigneti e i piccoli borghi, da Cormòns - dove si trova la Vigna del Mondo, con vitigni di tanti Paesi diversi da cui la Cantina di Cormòns ha prodotto, per tanti anni, “il Vino della Pace” - a Capriva del Friuli, da Dolegna del Collio a Farra d’Isonzo, da Mossa a San Floriano del Collio, da San Lorenzo Isontino a Gorizia, ma anche tra i castelli e gli alberi monumentali, di cui il Friuli, vanta il primato in Italia. E dove, anche grazie al vino, si guarda al futuro.
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