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LO STATO DELL’ARTE

Come è cambiato il vino in Usa, nella bilancia commerciale e nei calici degli americani

Crolla l’export, soprattutto verso il Canada, per la questione dazi. Mentre nei consumi dominano i vini fermi, ma crescono gli spumanti
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Il vino fermo negli Usa nel 2023 ha coperto l’88% dei consumi della categoria

Il mondo del vino attende un segnale, con la speranza che sia quello definitivo e soprattutto a “dazi zero” (anche se per ora pare un’ipotesi remota, mentre da oggi saranno formalmente in vigore quelli al 15% su tutti i prodotti Ue, vino incluso) dagli Stati Uniti, la nazione che, con i suoi numeri, può influenzare, nel bene o nel male, l’andamento del settore enoico. Ma il vino made in Usa, invece, come sta andando? Lo stato dell’arte attuale mostra alcune “crepe” su cui sembrano incidere, particolarmente, le tensioni commerciali.
In primis quelle con il Canada, di cui WineNews ha già parlato a più riprese, che nel 2024 è stato il mercato più importante per gli Usa (423 milioni di dollari il valore del vino confezionato esportato). Secondo i dati pubblicati dall’American Association of Wine Economists (Aawe), a giugno 2025, nel confronto con lo stesso mese 2024, le esportazioni di vino statunitense verso il Canada hanno subito una contrazione del 96,8%, pari a -31,1 milioni di dollari
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Cali, nel medesimo arco temporale, si sono registrati anche nel Regno Unito (-35,9%, 6,2 milioni di dollari persi) e Cina (-6,1% pari a 286.000 dollari). Nonostante la crescita in Paesi come Giappone (+12,6%, l’equivalente di 910.000 dollari) e Corea del Sud (+43,4% pari a 1,8 milioni di dollari), complessivamente a giugno 2025 le esportazioni di vino statunitensi sono diminuite di 38,8 milioni di dollari (-37%) rispetto a giugno 2024.
E anche la bilancia commerciale scende sempre di più in territorio negativo. Sempre secondo i dati pubblicati dall’American Association of Wine Economists (Aawe), se nel 1992 il saldo tra import ed export era negativo di 915 milioni di dollari, fino ad arrivare ai -5,8 miliardi di dollari nel 2024 (in aumento sui -5,4 miliardi del 2023), dieci anni prima, e quindi nel 2014, il dato ammontava a -3,9 miliardi di dollari, a dimostrazione di un calo negativo costante, in linea generale, ad eccezione di alcune annate che hanno migliorato sensibilmente la performance dell’anno precedente.
Cambiamenti che hanno interessato anche il “mosaico” del consumo del vino Usa: come riporta l’Aawe, se nel 1960, oltre tre quarti del consumato riguardava vini da dessert o liquorosi (75,6%), nel 2023 questa categoria assorbe, invece, soltanto il 2,2%. Al contrario, il vino fermo è passato dal 19,2% all’88,2% del consumo totale. Una trasformazione radicale, avvenuta nei decenni tra il 1960 e il 1980, e che continua ad evolversi. Nel 1960, Champagne e spumanti coprivano, infatti, l’1,4% del totale, nel 2023 il 7,6%. E mentre si affacciano i “wine coolers”, bevande a base di vino, e ready to drink (pur restando marginali, l’1,7% del totale nel 2023), “spariscono” in percentuale i vermouth.

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