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EVENTI E PANDEMIA

Comprensione e voglia di ripartire insieme: produttori e Consorzi sullo stop di Vinitaly 2021

Per tutti una scelta sofferta, ma la più saggia in questo momento. Mentre piace la conferma di “Opera Wine”, come momento di comunicazione e rilancio
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Comprensione e voglia di ripartire insieme: produttori e Consorzi sullo stop di Vinitaly

Il rinvio di Vinitaly al 2022, che era nelle cose (e la cui ufficialità era stata anticipata dai rumors WineNews), è stato accolto dal mondo del vino italiano, da un lato, con un grande rammarico, sia perchè l’evento principe del settore resta uno strumento importante per il business e perchè il non poterlo vivere è sintomo di una situazione legata alla pandemia ancora dura e difficile, e dall’altro con un amaro sospiro di sollievo e di appoggio alla decisione di Veronafiere, nella consapevolezza che sarebbe stato un evento forzatamente in tono minore, difficile da gestire e depotenziato, soprattutto per le tante limitazioni che ancora oggi ci sono a livello internazionale, ma anche nazionale. E se c’è chi incita ora le istituzioni a muoversi con più decisione a sostegno del sistema fieristico, piace la scelta da parte di Veronafiere di confermare “Opera Wine 2021”, la grande degustazione firmata da “Wine Spectator”, il 19-20 giugno, evento più contenuto e gestibile (che indiscrezioni raccolte da WineNews dicono essere di scena non al Palazzo della Gran Guardia ma giustamente negli spazi molto più ampi dell’ex Mercato Ortofrutticolo, e con la presenza di una selezione di trade internazionale di alto livello, ndr), e che, peraltro, sarà in concomitanza con “La Prima” dell’Arena di Verona, dedicata ai 150 anni dell’Aida di Giuseppe Verdi, con la direzione di Riccardo Muti, in una concomitanza che potrebbe essere una grande occasione anche di comunicazione internazionale. Uno stop forzato e non voluto, quello del rinvio di Vinitaly - decisione presa di concerto da Veronafiere con le organizzazioni della filiera (da Unione Italiana Vini/Uiv a Federvini, da Assoenologi a Federdoc, da Confagricoltura a Coldiretti, dalla Cia/Agricoltori Italiani all’Alleanza delle Cooperative a Copagri) - ma commentata positivamente da produttori e Consorzi del Belpaese, sentiti da WineNews. Con alcuni che sottolineano come questo secondo anno di stop forzato delle grandi fiere del vino (anche ProWein è rinviato, da tempo, al 2022, in attesa di conoscere le decisioni di Vinexposium su “Vinexpo Wine Paris”, ad oggi in calendario dal 14 al 16 giugno, ma a forte rischio).
“Accogliamo questa decisione, che riteniamo un po’ tardiva - spiega Rodolfo Maralli, marketing director Castello Banfi, tra le realtà di riferimento di Montalcino e non solo - oggettivamente avremmo avuto difficoltà a partecipare perchè non c’erano le condizioni di sicurezza e di scenario economico per fare un Vinitaly appieno. Una scelta saggia, perchè senza presenza dall’estero sarebbe stata una fiera nazionale, se non regionale viste le limitazioni agli spostamenti. Non vediamo l’ora di tornare a Vinitaly nel 2022 per celebrare anche così la ripresa del vino, nella sua fiera più importante. Cercheremo di fare a meno, in questo tempo, di eventi fieristici che restano fondamentali per il mondo del vino, e c’è anche tanta voglia di poter tornare a battere il marciapiede. Chiaramente nel mentre dobbiamo raddoppiare gli sforzi per ritornare sui mercati più lontani, il futuro non è nel solo digitale, che è una soluzione temporanea all’emergenza. Ma c’è bisogno di tornare ad incontrarsi di persona, e le fiere hanno la capacità di racchiudere il mondo in una città”.
“È una decisione condivisibile, non c’erano le condizioni per poter programmare un Vinitaly come si deve - commenta Alessio Planeta, alla guida della cantina di famiglia, tra i riferimenti della Sicilia del vino - tutti eravamo più ottimisti e pensavamo di avere più libertà arrivati a questo punto, ma siamo indietro come sistema Paese nell’uscita dall’emergenza, anche sul fronte dei vaccini. È positivo, invece, che sia confermato un evento come Opera Wine, che non richiede uno sforzo organizzativo troppo grande ed investimenti eccessivi, e che servirà non solo a tornare ad incontrarci, in qualche modo, ma anche a dare un segnale di vitalità del vino italiano”. “È una decisione che era nell’aria, inevitabile pensando a quello che è Vinitaly. Di certo dispiace per il vino italiano - commenta, dal canto suo, Marilisa Allegrini, una delle “regine” dell’Amarone della Valpolicella, che, nella sua splendida Villa della Torre, storicamente organizza alcuni degli eventi più belli del “fuori Vinitaly” - per i contatti internazionali che Vinitaly, comunque, aiuta a sviluppare, che sono importantissimi. Serve coraggio e forza per puntare su quello che sarà il 2022 quando la pandemia speriamo sarà un ricordo. Ora serve, però, un sostegno vero per le fiere da parte delle istituzioni e della politica. Positiva, invece, la conferma di Opera Wine, è una bella occasione, è un evento diverso dove c’è modo di controllare accessi e partecipazione, non è una fiera. Tra l’altro le date coincidono con quelle del “La Prima” dell’Arena - dice la produttrice che è anche nel Consiglio di Indirizzo della Fondazione Arena - dedicata ai 150 anni dell’Aida di Giuseppe Verdi, con Riccardo Muti. Può essere un grande spot per l’Italia”. “Ci siamo sentiti più volti con Verona per confrontarci - aggiunge Francesco Mazzei, alla guida della storica realtà toscana Marchesi Mazzei, e presidente di Avito, l’associazione che riunisce tutti i Consorzi del vino della Regione - e penso che la fiera abbia fatto la scelta più saggia, per tanti motivi, non solo per la garanzia della sicurezza ma anche del risultato economico per le aziende. Giugno è un periodo troppo avanzato per il mercato, c’è l’incertezza sui voli, di certo gli operatori da Oltreoceano non si sarebbero mossi. È stata una decisione durissima, ma che rende onore alla fiera. La voce della Toscana, forse tra le prime a farsi sentire, ha aperto un dialogo, come Consorzi abbiamo visto da subito una certa difficoltà a coinvolgere le aziende. Il 2021 sarà molto simile al 2020, in una situazione che, però, conosciamo meglio: useremo molto il digitale e altri strumenti, e devo dire che tutto questo fa un po’ anche ripensare le strategie di marketing e promozione, ci sono cose che possono anche cambiare. Anche il sistema fieristico ha l’occasione di cambiare ed adattarsi ai tempi. Come azienda guardo con favore a questa scelta che, in cuor mio, auspicavo, è un risparmio notevole in un anno difficile, perchè le fiere, non solo Vinitaly, ma anche Prowein e non solo, hanno un costo importante. È un momento di grande difficoltà, ma propedeutico ad una nuova rinascita di tutto il settore. Faremo cose ancora migliori, a tutti i livelli, dai produttori alle fiere”.
“Avevamo già fatto un sondaggio tra i produttori (più di 200 aziende) - spiega ancora Matteo Ascheri, produttore di Barolo, con la cantina Ascheri 1880 e alla guida del Consorzio del Barolo e del Barbaresco, ma anche di Piemonte Land, che riunisce i Consorzi del vino del Piemonte - e il 92% era sfavorevole a fare Vinitaly in queste condizioni; la decisione di Veronafiere è una conferma di quello che chiedevamo, un richiesta che arrivava da tutto il mondo vinicolo. È la presa d’atto di situazione non ancora stabilizzata. Una scelta saggia, e molto sofferta, da parte della fiera. Ma in questo momento soffriamo, e sarebbe stato uno spreco di risorse e di soldi. La frustrazione è che dopo un anno siamo nella situazione di un anno fa. Speriamo nei vaccini e in una ripartenza nella seconda parte dell’anno. Andiamo avanti con l’on line, che, però, non può sostituire viaggi e fiere, è un palliativo. C’è un problema strutturale, comunque, nel sistema fieristico in generale. Lo strumento fiera ha avuto una valenza fondamentale per tanto tempo, e resta importante, ma è una formula che va rivista. Ma è fondamentale poter tornare a viaggiare, a condividere, a tornare alla convivialità nei ristoranti, perchè questo è il vino”.
“I produttori di Montalcino - dice, invece, Fabrizio Bindocci, dg della storica Tenuta Il Poggione di Montalcino, e presidente del Consorzio del Brunello - sono vicini a Vinitaly ed a Veronafiere, che ha lottato fino in fondo per realizzare questo importante appuntamento, dimostrando la voglia del fare e di raddrizzare la schiena nei momenti difficili di tutti gli italiani. Purtroppo il perdurare della pandemia ha costretto al rinvio, comprendiamo questa scelta e apprezziamo il gesto di Vinitaly, sperando di poter ripartire presto tutti insieme”. “È una brutta notizia ma inevitabile - aggiunge Silvano Brescianini, alla guida della Barone Pizzini e del Consorzio del Franciacorta - dobbiamo prendere atto che non siamo ancora usciti da questa situazione, speriamo grazie ai vaccini di andare verso la fine, perchè sta diventando pesante per tutti, soprattutto per l’horeca che è il nostro canale più importante. Ma è impossibile pensare ad una fiera come Vinitaly quando non si sanno le regole sui viaggi, sugli spostamenti e così via. Di certo viene a mancare un’occasione importante, ma è una scelta obbligata, che non fa contento nessuno, né chi organizza, né chi ci doveva andare. Ma la situazione è questa, dobbiamo essere prudenti, imparare a resistere e guardare avanti. Speriamo nell’estate e nei vaccini, e che in autunno tutto questo sia il passato”.
“È un grande dispiacere, è una grande perdita per tutto il vino italiano - commenta Alberto Mazzoni, alla guida dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini (Imv), che riunisce le denominazioni della Regione Marche - speriamo di recuperare quanto prima. Vinitaly resta la piattaforma più importante a livello internazionale per il vino italiano. C’è rammarico e dispiacere, ma le condizioni di oggi non avrebbero consentito di fare un grande Vinitaly di respiro mondiale come è sempre stato e come tornerà ad essere”. “Apprendiamo della decisione di Veronafiere di posticipare l’edizione di Vinitaly al 2022. Una scelta certamente forzata - sottolinea Christian Marchesini, presidente del Consorzio Vini Valpolicella - vista la situazione di costante incertezza dettata dalla pandemia ancora in corso. Condividiamo la decisione e al contempo guardiamo con molto interesse ai progetti annunciati ieri da Vinitaly finalizzati al riavvio della promozione e al rilancio del vino italiano sia in Italia che sui mercati internazionali. Vinitaly è un motore fondamentale per il “sistema Verona”, per le aziende del nostro territorio e per l’intero comparto vitivinicolo. Dal canto nostro, a fine febbraio, con la “Valpolicella Annual Conference Digital Edition”, e, proprio insieme a Veronafiere, abbiamo lanciato un primo forte messaggio di ripresa e continueremo a farlo coralmente”.

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