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Con “Il Banchetto del Re, ovvero della polvere di Cipro” il Carnevale di Venezia rievoca fasti e libagioni della Serenissima (dal 30 gennaio). Da Viareggio a Fano, da Cento a Putignano e non solo dove riscoprire in maschera tradizioni antichissime

C’era un tempo in cui l’arte raffinata della cucina si univa al lusso della tavola, solleticando non solo il palato, ma anche appagando l’occhio dei commensali, e la fabbrica dell’Arsenale sfavillava di statue, decorazioni e fuochi, con cui la Repubblica di Venezia lasciava sbalordito e meravigliato persino il Re di Francia Enrico III di Valois: antichi fasti che rivivono a Carnevale, quando tutto è possibile, come per magia.

Dal 30 gennaio al 9 febbraio il Carnevale di Venezia, il più affascinante al mondo accoglie le maschere al “Banchetto del Re, ovvero della Polvere di Cipro”, tra acrobati, arsenalotti e cortigiane, e le riporta ai tempi della Serenissima (www.carnevale.venezia.it). Non c’è dubbio che chiunque, dai grandi ai più piccini, al solo sentir parlare di Carnevale, già pensa alla maschera che indosserà. Ma dove andare quest’anno mascherati? Da Venezia ad Ivrea, da Viareggio a Foiano della Chiana, da Sauris a Cento, da Fano ad Ascoli Piceno, da Putignano a Sciacca, da Acireale a Mamoiada, passando per Oristano, ecco i Carnevali più belli d’Italia scelti da WineNews, dove il cibo non per far festa non manca e si riscopre in tradizioni antichissime.

Frappe, castagnole, frittelle, chiacchiere, graffe, ravioli dolci fritti, crostoli, fritoli, ogni Carnevale, dal Nord al Sud del Belpaese, ha il suo dolce della festa. Ma non solo. Nello Storico Carnevale di Ivrea (fino al 10 febbraio; www.storicocarnevaleivrea.it) il legame con il cibo assume caratteristiche del tutto singolari: momento centrale è, infatti, la “Battaglia delle arance” del martedì grasso - che simboleggia la rivolta vittoriosa del popolo contro il tiranno - seguita, dall’Abbruciamento dello Scarlo per bruciare la negatività e rigenerare la terra propiziando buoni raccolti.

Se c’è una sfilata mascherata per eccellenza di carri allegorici, la più spettacolare è quella del Carnevale di Viareggio, grazie alla maestria di costruttori e cartapestai sopraffini. Il riferimento all’attualità è d’obbligo, e a scherzi e ironia, non sfugge nessuno, nemmeno il mondo culinario, tanto che accanto al Burlamacco, sui giganteschi carri nei panni di chef sono finiti anche il Premier Matteo Renzi e Papa Francesco (dal 7 febbraio al 5 marzo; www.viareggio.ilcarnevale.com). Restando in Toscana, il Carnevale di Foiano della Chiana è davvero antichissimo - fin da quando le feste si svolgevano per lo più come veglie nelle grandi cucine delle case coloniche, tra cenci e Vinsanto - e anche qui la competizione tra carri allegoroci è il clou, sotto gli occhi di Re Giocondo (31 gennaio-28 febbraio; www.carnevaledifoiano.it).

In Friuli Venezia Giulia, il nome Sauris è tutto un programma: non solo perché è quello di uno dei più pregiati salumi d’Italia, ma anche perché sede del un singolare Carnevale di Sauris, che dura un solo giorno, tra antiche maschere di legno, la notte delle lanterne nei boschi e un grande falò (6 febbraio; www.sauris.org). Antichissimo è anche il Carnevale di Cento, come testimonia un affresco del 1615 del Guercino, che ritrae la maschera Berlingaccio e una festa tenutasi al Palazzo Comunale il giovedì grasso con tanto di dolciumi e altri rinfreschi offerti dal magistrato cittadino alla popolazione (30 gennaio-28 febbraio; www.carnevalecento.com). Ma anche nelle Marche, c’è uno dei più famosi Carnevali d’Italia: nato in epoca medievale, il Carnevale di Fano è il più dolce che ci sia, con una vera e propria a suon di cioccolatini e caramelle dai carri alla folla e viceversa (fino al 7 febbraio; www.carnevaledifano.com). E poi c’è quello del capoluogo, il Carnevale di Ascoli Piceno, diretto discendente dei Saturnali, con i loro celebri ed abbondanti banchetti (4-9 febbraio; www.ilcarnevalediascoli.it).

Come il piemontese Gianduja, galantuomo allegro che ama il buon vino e la buona tavola, il contadino Sandrone in Emilia Romagna che ha sempre con sé un fiasco pieno, Stenterello fiorentino “largo di mano con qualche macchia di vino”, la servetta veneziana Colombina, il servo napoletano Pulcinella, il servo bergamasco Arlecchino, imbroglione e sempre affamato, il contadino milanese Beltrame stolto e fanfarone e il servo milanese Meneghino, la trevigiana Nane Caregheta, gran bevitore che ha sempre con sé una sedia per trovar posto ad ogni tavolo, tra le più famose maschere di Carnevale, anche Farinella, la maschera del Carnevale di Putignano ha uno stretto legame con il cibo: il suo nome è quello di un piatto tipico pugliese ha base di farina di orzo e ceci (fino al 7 febbraio; www.carnevalediputignano.it). E lo stesso si può dire di Peppe Nappa, re del Carnevale di Sciacca che distribuisce vino e salsicce dal suo carro (6-14 febbraio; www.sciaccarnevale.it). Restando in Sicilia, il Carnevale di Acireale è maestoso come la “pignolata”, il tipico dolce fatto di piccole palline fritte, guarnite con una salsa di miele e servite su foglie di limon e, che rilasciano un aroma unico (30 gennaio-9 febbraio; www.carnevaleacireale.com). Tante, infine, sono le feste legate al rito della transumanza, come in Sardegna, dal Carnevale di Mamoiada, nel centro della Barbagia, in provincia di Nuoro, con le tipiche maschere dei Mamuthones, che indossano pelli ovine e maschere di legno, con i campanacci sulla schiena (fino al 13 febbraio; www.museodellemaschere.it), e agli antichi rituali agrari con cui i popoli intendevano garantirsi la fertilità della terra e l’abbondanza del raccolto, come alla Sartiglia, il Carnevale di Oristano (7-9 febbraio; www.sartiglia.info).

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