La Confagricoltura fa il punto sulla decisione e sui contenuti della direttiva varata a Bruxelles. E spiega che è stata “non correttamente definita come l'apertura al vino transgenico". Si tratta, invece, di un testo normativo che indica i criteri da seguire per inquadrare la questione degli Ogm nei materiali di riproduzione della vite nella revisione già approvata della direttiva 90/220 sull'emissione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati. Non c'è dunque nessuna apertura al vino transgenico, che attualmente non viene prodotto: su questo, e bene chiarire, che ci sono solo delle sperimentazioni in corso in Paesi come l'Australia, l'Africa del Sud e gli Stati Uniti. “In ogni caso, non ci sarebbe bisogno di vino transgenico né in Italia e nell'Unione Europea - rimarca la Confagricoltura - il vino infatti non può che essere il prodotto della terra, arricchito dalle tradizioni e dal legame con il territorio. Con queste caratteristiche il prodotto italiano è apprezzato in tutto il mondo; un successo testimoniato da vendite all'estero che superano i 2500 milioni di euro”.
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