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“CONFERENZA INTERNAZIONALE SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI E IL VINO” (BARCELLONA, 15/16 FEBBRAIO) - ANCORA UN MONITO SUI POSSIBILI CAMBIAMENTI DELLA MAPPA DELLA VITICOLTURA EUROPEA, CAUSATI DAI MUTAMENTI CLIMATICI

Cabernet Sauvignon in Canada, Champagne in Inghilterra, Merlot in Germania e Pinot in Svezia: questa una possibile mappa del vino internazionale, secondo quanto previsto da esperti di tutto il mondo, analizzando i rapporti tra cambiamenti climatici e vino. Se le temperature e le precipitazioni stanno subendo una reale variazione, il prodotto della vite, strettamente dipendente e regolato da questi due fattori, non può non esserne influenzato. Un dato evidente emerso, con forza, nella seconda edizione della “Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici e il vino” (15/16 febbraio, Barcellona).
“Il tema dei cambiamenti climatici e dei loro effetti sulla viticoltura è di grande attualità - ha detto Rosario di Lorenzo, professore ordinario di Viticoltura nella Facoltà di Agraria di Palermo - i cambiamenti climatici, rispetto al passato, avvengono con maggiore velocità e non sono caratterizzati da andamenti univoci”.
Parlare di effetti globali, per quanto reali, tuttavia è piuttosto difficile. “Recenti studi hanno evidenziato che il riscaldamento sarà più marcato nell’emisfero nord e nel territorio francese ed italiano - ha spiegato il professore Di Lorenzo - e i maggiori effetti si avranno nei mesi estivi ed autunnali; per quanto riguarda le precipitazioni, si prevede una loro riduzione soprattutto nell’area mediterranea, con una tendenza all’incremento in termini di pluviometria, tra le aree nord e sud dei Paesi mediterranei”.
Previsioni, ma anche dati concreti di chi quotidianamente vive sulla propria pelle l’effetto del clima: in base ad una ricerca francese effettuata nel 2002, su 255 viticoltori italiani, francesi e tedeschi, più dell’80% ha notato gli effetti dei cambiamenti climatici, oltre il 40% sulle rese produttive. Ma se la maggioranza dei viticoltori italiani ha valutato queste variazioni in senso negativo, sul fronte tedesco le reazioni sono state opposte. Un esempio emblematico di quanto sta avvenendo si ha in terra francese: nell’area dello Champagne, nella zona di Bordeaux e in quella di Montpellier sono state rilevate diminuzioni dell’andamento delle temperature e della piovosità.
Per il futuro, secondo Di Lorenzo, “sui vigneti esistenti si verificherà un anticipo degli stadi fenologici, un accorciamento del ciclo annuale, una maturazione più precoce. Il ciclo annuale si svolgerà in un periodo più caldo e secco, che causerà un tendenziale aumento della produzione e avrà ripercussioni sulle caratteristiche organolettiche delle uve. Non è detto inoltre che le diverse varietà raggiungano il risultato produttivo e qualitativo auspicato: ad esempio verranno influenzate varietà particolarmente aromatiche e soprattutto a bacca rossa. Al contempo, vitigni caratterizzati da un’elevata degradazione degli acidi durante i processi di maturazione presenteranno problemi nel raggiungimento dell’optimum di raccolta. Quello che si può prevedere è inoltre un ritorno alla valorizzazione dei vitigni autoctoni o antichi per ogni singola zona di produzione”.
Insomma, il domani sarà soprattutto all’insegna del cambiamento. Un cambiamento che, per il professor Di Lorenzo, dovrà investire anche le pratiche colturali e dovrà essere supportato dalla scienza: “la ricerca e la sperimentazione - ha concluso - rappresentano la migliore strategia per gestire i cambiamenti climatici e, nel limite del possibile, evitare che essi da soli determinino il futuro della vitivinicoltura”.

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