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CONSUMI

Coop: la spesa diventa nomade. Meno fedeltà ai brand, si rafforzano gli acquisti nei discount

Per Coldiretti si deve usare il Pnrr per aumentare i fondi per i contratti di filiera, un aiuto per gli italiani con +11% di inflazione a tavola

La spesa? Si fa nomade. In Italia il caro-prezzi e l’inflazione sollecitano evidenti variazioni nei comportamenti dei consumatori, in particolare una minore fedeltà ai brand e modifiche nel mix degli acquisti: “cresce la propensione alla scelta della marca del distributore, come i prodotti a marchio Coop, ma si rafforza anche l’acquisto nei discount” ha detto Marco Pedroni, presidente Ancc-Coop, nei giorni scorsi all’assemblea a Roma. Intanto, Coldiretti, per salvare la spesa degli italiani - costretti a tagliare del 5% in quantità il cibo acquistato nel 2023 per effetto dell’aumento dei prezzi - propone di aumentare i fondi destinati ai contratti di filiera nel Pnrr per soddisfare gli investimenti proposti, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, dopo che i prezzi di cibi e bevande sono balzati dell’11% a giugno.
 “I consumatori - ha osservato Marco Pedroni - cercano soluzioni nuove sia per difendere la qualità della loro alimentazione, che per far fronte all’incremento dei prezzi. Riducono i volumi acquistati, rinunciano al superfluo, badano ai consumi essenziali, scelgono i marchi dei distributori e dei produttori locali, si rivolgono spesso al discount”. Il cibo, ricorda Pedroni, “è uno degli epicentri del sistema di cause ed effetto del cambiamento climatico e ne rappresenta una delle principali leve per la sua gestione. Da un lato, la produzione alimentare è sempre più condizionata dal riscaldamento globale; dall'altro, i modelli di consumo e di spreco e quelli di produzione alimentare, soprattutto di proteine animali, costituiscono alcune delle cause principali di emissione di gas serra”. Il cibo, però, aggiunge, “è un elemento fondamentale della propria salute e del proprio benessere, elemento di connessione con la comunità, il territorio e l’ambiente che ci circonda”. Contemporaneamente, soprattutto dopo l’inasprirsi delle tensioni inflazionistiche, “anche i consumi alimentari testimoniano le crescenti diseguaglianze sociali e l’impoverimento di parti significative della classe media”.
Con l’inflazione alimentare più alta da 40 anni, che ha costretto gli italiani a spendere quasi 4 miliardi in più per mangiare a causa dei rincari, volano gli acquisti di cibo low cost, con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9% nei primi 5 mesi nelle vendite in valore, il più elevato tra gli scaffali del dettaglio, secondo un’analisi di Coldiretti. Il risultato dei discount evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo, rinunciando anche alla qualità. Le famiglie tagliano gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi, anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.
La situazione di difficoltà si estende alle imprese agricole, colpite dal maltempo e dal caldo che hanno decimato i raccolti e dai bassi prezzi che non molti casi non coprono neanche i costi di produzione con il rischio dell’abbandono di interi territori, a partire dal grano la coltivazione più diffusa nelle campagne, con i prezzi crollati del 40% rispetto allo scorso anno.
“Occorre lavorare nel Pnrr per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni - ha affermato oggi il presidente Coldiretti Ettore Prandini nell’assemblea a Roma, nel sottolineare che - l’agroalimentare made in Italy ha centrato l’obiettivo e dimostra concretamente la propria capacità di saper cogliere l’opportunità del Pnrr con richieste di investimenti per oltre 11 miliardi nella graduatoria del V bando dei contratti di filiera. Al settore agroalimentare - afferma Prandini - sono arrivate richieste 10 volte superiori al budget stanziato, in riferimento alla graduatoria del V bando dei contratti di filiera gestiti dal Masaf con risorse del Piano nazionale complementare (Pnc) al Pnrr”.
Coldiretti e Filiera Italia sono stati protagonisti con tante proposte progettuali, che vanno dall’ortofrutta biologica al latte, dal vino alla birra, dall’olio al florovivaismo, fino alle carni bovine e suine. “Ora crediamo sia giusto aumentare le risorse per poter realizzare il maggior numero di progetti possibile ed investire sul futuro, sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulla ricerca e sulla qualità per tutto il sistema agroalimentare nazionale - afferma Prandini - si tratta di un’occasione unica, che non va sprecata, per crescere e garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, dal produttore al consumatore. I contratti di filiera sono fondamentali per lo sviluppo di prodotti 100% italiani, per dare opportunità di lavoro e far crescere l’agroalimentare made in Italy, in un contesto di grande instabilità internazionale. É importante consolidare una supply chain sostenibile, competitiva e trasparente nella distribuzione del valore”.
I contratti di filiera del Pnrr, partendo dalla produzione agricola, si sviluppano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare, con un contributo dello Stato concesso per diverse tipologie di investimenti, con un volume da 4 a 50 milioni di euro destinati a produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, per la promozione e la pubblicità di prodotti di qualità certificata o biologici, ricerca e sperimentazione. La graduatoria che attua il bando prevedono soglie di aiuto più alte rispetto al passato, che possono arrivare anche fino al 100%, ad esempio per la ricerca.

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