“Se non ripensiamo il modo in cui il cibo viene coltivato, trasformato, commercializzato e consumato, non saremo mai in grado di rispondere in modo efficace alle sfide della crisi climatica”. È l’appello di Slow Food rivolto ai leader mondiali in vista della prossima Cop30, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Belèm, in Brasile (10-21 novembre), e in occasione della “Giornata Mondiale dell’Alimentazione” del 16 ottobre. La Chiocciola ha, infatti, avanzato una serie di richieste e proposte ai rappresentanti dei governi che partecipano all’evento, spingendoli ad abbandonare gli appelli e fornire, invece, risposte concrete, attraverso una lettera firmata dalla presidente Slow Food Italia Barbara Nappini, dal presidente Slow Food Edward Mukiibi, dal fondatore Slow Food Carlin Petrini e da oltre 100 organizzazioni a livello mondiale, e che, nel caso dell’Italia, è stata inviata al Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
“La crisi climatica è anche un’enorme crisi sociale e agricola - sottolinea Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia - i meccanismi di produzione e i sistemi di mercato dominanti non solo sono in gran parte responsabili dell’attuale crisi ambientale, avvelenando l’aria e inquinando l’acqua, erodendo la fertilità dei suoli e impoverendo la biodiversità, ma in nome del profitto producono anche ingiustizie lungo l’intera filiera, dalla terra alla tavola, concentrando risorse e potere nelle mani di pochi e impoverendo tutti gli altri. Abbiamo bisogno dell’esatto opposto, di un governo etico del sistema alimentare che assicuri da un lato il diritto al cibo per tutte e tutti e dall’altro dignità alle specie viventi di questo pianeta”.
Il cibo, che della crisi climatica è, infatti, al tempo stesso causa e vittima, può essere anche la soluzione alle sfide di oggi, come spiega la Commissione Eat-Lancet - composta da scienziati e ricercatori con visione globale - che ha pubblicato un Rapporto sui sistemi alimentari salutari e sostenibili, nel quale spiega che non può esserci soluzione alla crisi climatica e alla perdita di biodiversità senza una trasformazione dei sistemi alimentari.
“Il cibo è l’anello mancante nel dialogo politico sulla crisi climatica e ci auguriamo che la Cop30 sia ricordata non solo per le parole e le promesse, ma per le azioni concrete - sostiene Edward Mukiibi, presidente Slow Food - perché il cibo diventi la soluzione al problema servono sistemi alimentari fondati sui valori del buono, pulito e giusto. In occasione della “Giornata Mondiale dell’Alimentazione”, ricordiamo ai leader che il diritto al cibo è universale, eppure nel mondo c’è ancora chi non ha accesso a un’alimentazione sicura, nutriente e a prezzi accessibili”.
Nella lettera, Slow Food invita i leader presenti alla Cop30 ad avere il dovere di andare oltre agli accordi simbolici, fornendo azioni e incentivi concreti che aiutino i Paesi ad adottare principi agroecologici e a costruire sistemi alimentari equi: “i piani nazionali aggiornati per il clima devono articolarsi in obiettivi chiari, misurabili e vincolanti, essere sostenuti da finanziamenti adeguati e prevedere tempistiche realistiche - conclude la Chiocciola - e devono occuparsi di ogni fase della catena alimentare, dalla produzione al consumo fino allo spreco, oltre che della salute del suolo e della biodiversità”.
Focus - Le richieste di Slow Food ai governi del mondo presenti alla Cop30
Promuovere l’agroecologia: occorre fermare l’industrializzazione dell’agricoltura e dell’allevamento e indirizzare i sussidi economici a chi produce cibo rispettando l’ambiente.
Riconoscere la sovranità alimentare come azione per il clima: rivendichiamo il diritto delle comunità di decidere come produrre e consumare il proprio cibo e diciamo no a false soluzioni che non risolvono i problemi, come le compensazioni di carbonio.
Ripensare la finanza climatica: i milletrecento miliardi di dollari all’anno entro il 2035 devono supportare l’agroecologia, non il mondo dei combustibili fossili.
Garantire il diritto al cibo: tutti devono avere accesso a diete nutrienti, varie, ricche di vegetali e legate alla cultura locale.
Abbandonare i combustibili fossili: chiediamo lo stop all’uso di fertilizzanti sintetici e pesticidi, che richiedono combustibili fossili per la loro produzione, oltre ad avvelenare l’ambiente.
Difendere i sistemi alimentari locali: investendo nelle filiere corte, nei mercati contadini, nell’approvvigionamento locale delle materie prime utilizzate nelle mense scolastiche, nella riduzione degli sprechi alimentari.
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