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Cosa vorrebbe “riproporre” del Medioevo all’oggi uno dei più importanti storici dell’alimentazione al mondo? “La libertà: nel Medioevo il consumatore è sovrano, decide in base al suo gusto cosa mangiare. Un’eresia, oggi”. A WineNews Massimo Montanari

Nel Medioevo il rapporto con il cibo e con il vino era, ovvio, molto diverso. “Diversi i gusti, diversi i modi di produrre e consumare. Probabilmente oggi non gradiremmo il gusto medievale né per i vini né per i cibi”. Ma una cosa sì: “la libertà, che andrebbe riproposta nel contesto moderno, tra chi mangia e il cibo e tra chi beve ed il vino”. Ecco l’elemento della cultura alimentare medievale, già allora di grande modernità, e che potremmo considerare d’attualità ancora oggi, che uno dei più importanti storici dell’alimentazione al mondo vorrebbe riproporre ai nostri tempi: il professor Massimo Montanari, che a WineNews spiega come “l’idea più tipica della cultura alimentare ed enologica del Medioevo è che il consumatore è sovrano, è lui che in base al proprio gusto deve decidere che cosa vuole mangiare e come”. Un’idea forte, di assegnare all’individuo un patrimonio di libertà alimentari, “eretica rispetto alla cultura contemporanea, dove c’è sempre qualcuno che ti dice quello che devi fare”.

I tempi son cambiati, è vero, ma nel Medioevo, una figura “come quella del sommelier che ti dice cosa abbinare a cosa, nel Medioevo è inconcepibile - ironizza il professor Montanari - solo il segnale del tuo corpo ti dice di che cosa hai voglia in quel momento. E dietro questa idea, ce n’è una ancora più sottile, secondo cui questo messaggio che ti manda il corpo attraverso il senso del gusto è anche un messaggio di salute, perché fondamentalmente è un messaggio dettato dalle esigenze del corpo che possono essere soddisfatte da certi cibi e bevande, che se tu si riconoscono buoni e piacevoli, significa che vanno bene per il tuo equilibrio e la tua salute”.

Ovvio che dietro tutto questo c’è un’utopia, “perché non c’è solo l’ascolto del corpo nelle scelte alimentari - conclude lo storico - ma c’è anche la società, ci sono i “disturbi” e le “interferenze” che nascono dalla moda, dall’imitazione, dal prestigio. Quante volte mangiamo cose che non ci piacciono perché è fine mangiarle o fingiamo che ci piaccia un vino che in realtà non ci dice nulla, ma che, ci hanno spiegato, è buonissimo (e costosissimo)?”.

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