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ECONOMIA

Costi alle stelle e consumi in stallo: l’ennesimo grido di allarme della ristorazione italiana

Fipe/Confcommercio su dati Istat: “l’aumento dei prezzi nel settore è più basso di quello generale, nonostante i costi alle stelle dell’energia”
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Costi alle stelle e consumi in stallo: l’ennesimo grido di allarme della ristorazione italiana

Nell’ultimo anno i prezzi nel settore della ristorazione sono cresciuti del 4,1%, meno sull’aumento complessivo che, complice l’impennata dell’energia, ha raggiunto il 4,8%. Lo sottolinea l’Ufficio Studi Fipe/Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, che ha rielaborato i dati diffusi oggi dall’Istat sull’andamento dei prezzi al consumo.
“Le imprese della ristorazione continuano a mantenere un profilo inflazionistico accorto anche per accompagnare una ripresa dei consumi - sottolinea la Fipe/Confcommercio - che stenta a decollare. Tuttavia anche sui listini di bar e ristoranti cominciano a scaricarsi le tensioni sui prezzi di acquisto delle materie prime e dell’energia che, da qualche mese, hanno toccato livelli record. Con i locali che faticano a riempirsi e bollette quasi raddoppiate, gli imprenditori sono allo stremo. Occorre anzitutto dare un impulso ai consumi allentando le maglie della burocrazia sanitaria e dall’altro intervenire subito per attenuare i rincari dei costi per le aziende”.
“Se poi si guarda ai dati sull’inflazione degli ultimi 20 anni - prosegue la Fipe - si scopre che il luogo comune secondo il quale ristoranti e bar hanno per lungo tempo gonfiato i prezzi altro non era se non una fake news. Da quando è entrata in vigore la moneta unica, infatti, nella ristorazione i prezzi sono cresciuti più o meno in linea con l’inflazione generale”.

Focus - La nota dell’Istat
Secondo le stime preliminari, nel mese di gennaio 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua (da +3,9% del mese precedente). L’ulteriore e marcata accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +29,1% di dicembre a +38,6%), in particolare a quelli della componente regolamentata (da +41,9% a +93,5%), e in misura minore ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +22,0% a +23,1%), dei Beni alimentari, sia lavorati (da +2,0% a +2,4%) sia non lavorati (da +3,6% a +5,4%) e a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3% a +3,5%); da segnalare, invece, il rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +3,6% a +1,4%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +1,5%, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +1,6% a +1,8%. L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei beni energetici regolamentati (+42,9%) e in misura minore a quelli degli energetici non regolamentati (+3,2%), dei Beni alimentari non lavorati (+2,1%), degli alimentari lavorati (+1,4%), dei beni durevoli (+1,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,9%). Solo i Servizi relativi ai trasporti diminuiscono (-1,6%), a causa per lo più di fattori stagionali. Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +5,5% a +7,1%), mentre la crescita di quelli dei servizi rimane stabile a +1,7%; il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni resta negativo (-5,4 punti percentuali), ampliandosi rispetto a quello registrato a dicembre (-3,8).
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +3,4% per l’indice generale e a +1,0% per la componente di fondo. Accelerano sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,4% di dicembre a +3,2%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,0% a +4,3%). Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua (da +4,2% di dicembre).

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