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CRESCE LA CAMPAGNA “NO OGM” DOPO LE ULTIME RICERCHE SUI VIGNETI

Dopo il recente annuncio del portavoce dell’Università della Florida, dove un gruppo di ricercatori avrebbe brevettato un sistema per impiantare un gene del baco da seta nelle viti, in modo da renderle resistenti al morbo di Pierce (malattia che infesta le vigne californiane), c’è forte sdegno e preoccupazione nei cultori di Bacco e il gotha dell’enologia. I viticoltori di Borgogna hanno già richiesto una moratoria di dieci anni per l’impiego di vigneti modificati e la campagna “No Ogm” si è estesa al resto della Francia e in tutto il mondo. I sostenitori dell’ingegneria genetica ritengono che gli Ogm possano rendere le viti resistenti alle malattie, portando a un minor utilizzo di pesticidi e evitando la modifica del gusto del frutto. Ma i produttori temono l’inevitabile danno d’immagine: basti pensare che un colosso come “Moet et Chandon” è stato costretto ad abbandonare ogni sperimentazione a causa dell’indignazione suscitata nell’opinione pubblica. E, proprio ieri, José Bové, il leader della Confederazione Europea dei Contadini, ha spiegato che “il 12 agosto è scaduto l’ultimatum che avevamo posto al governo francese per sopprimere le superfici sperimentali di qualsiasi coltura transgenica. D’ora in avanti, ci impegneremo nella distruzione in Francia delle superfici adibite alle coltivazioni sperimentali Ogm. Inviteremo a fare lo stesso anche gli agricoltori europei nei loro rispettivi Paesi”.

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