L’olio d’oliva come alimento, come fonte di luce, come simbolo sacro, come punto in comune alle tre grandi religioni monoteiste: Cristianesimo, Ebraismo e Islam. Un rapporto, quello tra olio e sacro, di cui si è parlato nella Settimana dell’Olio, organizzata dall’Enoteca Italiana.
L’olio è presente in molti dei riti delle tre religioni. Per i Cristiani è uno dei simboli dello Spirito Santo, e si ritrova in molti sacramenti, dal battesimo all’estrema unzione; per gli Ebrei è simbolo dell’alleanza tra l’uomo e Dio, nonché uno degli elementi della celebrazione dell’Hannukkà, che commemora il trionfo del popolo ebraico sui dominatori greci; per i Musulmani l’olivo è uno dei simboli del Paradiso degli eletti, e albero dal quale si emana la luce divina.
Nell’incontro, che ha avuto luogo il 17 febbraio a Serre di Rapolano (Siena), hanno partecipato Oreste Bisazza Terracini, presidente dell’Associazione mondiale giuristi ebrei e Governatore dell’Università di Gerusalemme, David Napolitano, architetto della Comunità religiosa islamica, e Padre Celso Bidin, monaco della millenaria Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, dove tra gli affreschi di Signorelli e del Sodoma, per oltre 20 anni ha gestito la coltivazione dei 4.500 olivi e il frantoio dell’Abbazia.
La comune presenza dell’olio e dell’olivo nelle tre religioni, testimonia anche quale sia stata l’importanza di questo prezioso alimento per tutti i popoli del Mediterraneo.
“Un’iniziativa appropriata, perché, anche se in misura minima, va - ha commentato Claudio Galletti, presidente dell’Enoteca Italiana - nella direzione del dialogo”.
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