Celebrare Pellegrino Artusi, letterato e gastronomo vissuto a Firenze dal 1852 fino alla morte, nel 1911, ed autore del libro "La scienza in cucina", con una rivisitazione delle sue ricette più famose, adattate ai palati e alla sensibilità presente. L'occasione arriva dall'evento dedicato ad Artusi e alla sua cucina, organizzata oggi e domani in Piazza d'Azeglio a Firenze.
L'evento è a cura dall'associazione culturale "Il cenacolo degli sparecchiatori" (nome scelto non a caso, ma perché i soci si definiscono come coloro che apprezzano la buona tavola e si affrettano a far piazza pulita) con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze e del Comune di Forlimpopoli, città natale di Artusi.
L'iniziativa darà l'opportunità, tra dibattiti, buffet e
anche una visita alla tomba del gastronomo, al cimitero di San Miniato in Monte, di degustare alcuni piatti ricostruiti secondo le direttive di Artusi. "Certo - affermano gli organizzatori - non alla lettera, anche perché alcuni ingredienti oggi sono difficilmente reperibili, ma soprattutto perché la cucina dell'epoca era troppo ricca di grassi". Pesantezza a parte, oggi storceremmo un pò la bocca anche di fronte a fegatelli,
ciccioli, rognone e trippa, senza dimenticare che quello che separa la nostra cucina da quella artusiana è anche l'evoluzione storica: se l'Artusi, per esempio, privilegiava carni bianche e maiale e non considerava il manzo, "era solo perché era un animale da lavoro per i contadini. Oggi pensare Firenze senza la bistecca fiorentina è invece difficile".
"Leggere l'Artusi è anche fare un salto nella cultura dell'epoca - suggerisce lo scrittore e appassionato di gastronomia Alessandro Bencistà - scorrendo le sue ricette, che raccoglieva e provava di persona, si scoprono anche affinità di cucina e tradizioni tra la toscana e la Romagna, che si ritrovano congiunte dal Mugello e ancora oggi si contendono l'invenzione dei tortelli". Sulla figura di Artusi dovrebbe anche essere incentrata una guida di un percorso enogastronomico e culturale lungo la strada statale 67 del Muraglione, che appunto congiunge la provincia di Firenze con quella di Forlì Cesena, la medesima strada attraverso la quale - ricorda Nicola Danti, presidente della Comunità montana della Montagna fiorentina - "Dante fuggì da Firenze mentre Artusi a Firenze trovò rifugio e gloria".
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