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POLITICA E IMPRESA

Da Agrinsieme a Coldiretti, l’agricoltura italiana ricevuta dal Premier incaricato Mario Draghi

Semplificazione, infrastrutture, investimenti, innovazione le priorità per far ripartire un settore, l’agroalimentare, che può trainare il Paese
AGRICOLTURA, AGRINSIEME, agroalimentare, CIBO, Coldiretti, GOVERNO, MARIO DRAGHI, Non Solo Vino
Le organizzazioni dell’agricoltura italiana a colloquio con Mario Draghi

Semplificazione, infrastrutture, investimenti, innovazione, contributi mirati e non a pioggia, digitalizzazione, invasi e non solo: sono le criticità su cui investire i fondi del “recovery plan” per il rilancio dell’Italia, che può e deve ripartire anche dal suo comparto agroalimentare, che è quello che, nonostante tutte le note criticità legate alla pandemia, ha resistito meglio di tutti. Lo hanno detto le organizzazioni agricole, sondate oggi dal Presidente del Consiglio, incaricato Mario Draghi, nel giro di consultazioni per la costituzione del nuovo Governo, che dovrà gestire i 209 miliardi di euro destinati all’Italia dal “recovery fund” europeo.
“Abbiamo ascoltato con grande attenzione le parole del Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi, che ha dimostrato di conoscere molto bene la situazione dell’agroalimentare del Paese e di avere chiare le linee sulle quali impostarne la ripresa. Il Premier incaricato, infatti, ha spiegato che intende puntare sull’agroalimentare quale volano per la crescita e lo sviluppo del Paese, privilegiando contributi mirati invece che sussidi a pioggia e dando una sensibile accelerata al lavoro sulle infrastrutture, vera e propria chiave di volta per accrescere la competitività delle imprese”, sottolinea il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, e che è stato ricevuto oggi nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio. “Da parte nostra, abbiamo ricordato al Presidente incaricato che le criticità delle filiere agricole non nascono con l’emergenza Coronavirus e, purtroppo, non si esauriranno con il concludersi di questa pandemia, se prima non si risolvono i problemi atavici che frenano lo sviluppo dell’agricoltura; la modernizzazione del Paese, la transizione ecologica e l’inclusione sociale, territoriale e di genere dovranno quindi essere le linee strategiche sulle quali innestare la ripartenza, senza prescindere dal necessario lavoro sulla semplificazione, sulle infrastrutture e sulla promozione degli investimenti”, aggiunge il Coordinamento. “Condividiamo le priorità indicate dal Presidente incaricato per il rilancio dell’agroalimentare, che attendiamo di conoscere nel dettaglio e sulle quali auspichiamo un consenso parlamentare ampio e solido; tali priorità andranno portate avanti di pari passo con le sempre più necessarie e improcrastinabili riforme della Pubblica Amministrazione, della giustizia e del fisco, tutte espressamente richieste al nostro Paese da Bruxelles e propedeutiche all’accesso al Recovery Fund”, prosegue Agrinsieme. “Abbiamo, infine, ricordato a Draghi incaricato che l’agroalimentare può, vuole e deve continuare a essere protagonista della ripartenza del Paese in ragione del grande contributo che può offrire in termini economici, occupazionali e sociali. Fondamentale diventa quindi lavorare all’unisono e sfruttare appieno le potenzialità del sistema-Paese; in tale ottica, il Coordinamento è in prima linea ed è pronto a fare la sua parte”.
“A trainare la transizione ecologica del Paese deve essere l’’agroalimentare che è stato l’unico settore cresciuto all’estero nel 2020 facendo registrare il record storico per il made in Italy sulle tavole di tutto il mondo, nonostante le difficoltà della pandemia Covid”, ha detto il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nel suo incontro con Draghi. “All’estero - ha sottolineato Prandini - c’è fame d’Italia con i consumatori stranieri che non hanno mai fatto mancare la presenza dei prodotti più tradizionali dell’agroalimentare nazionale con un valore dell’export stimato pari a più di 45 miliardi nel 2020.
L’Italia - ha ricordato Prandini - è leader in Europa per valore aggiunto, sostenibilità e qualita’ e con la crisi la filiera del cibo è diventata la prima ricchezza del Paese con un valore che supera i 538 miliardi, garantisce dai campi agli scaffali 3,6 milioni di posti di lavoro grazie all’attività, tra gli altri, di 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio.L’allarme globale provocato dal Coronavirus con i prezzi dei prodotti alimentari di base che secondo la Fao hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da quasi sette anni ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni con una decisa svolta dell’agricoltura verso la rivoluzione verde”.Digitalizzazione delle campagne, foreste urbane per mitigare l’inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà dai cereali all’allevamento fino all’olio di oliva sono alcuni dei progetti strategici cantierabili elaborati dalla Coldiretti per il Recovery Plan, ha concluso Prandini, nel sottolineare anche che “occorre ripartire investendo sui punti di forza del Paese”.

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