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DA EXPORT & CONCORRENZA (ROMANO) AL RILANCIO DELL’ITALIA DEL CIBO (CONFAGRI), DAL MANGIARE CONSAPEVOLE (SLOW FOOD) ALLO STATO DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE: ECCO “CIBUS TOUR”. GHIRETTI (CIBUS): SCHIERATA TUTTA LA FILIERA, DA SLOW FOOD A MCDONALD’S ...

Dalla filiera agroalimentare italiana che soffre nel mercato interno (-3%) ma è forte all’estero (+12%), nonostante la concorrenza globale e i tantissimi casi di contraffazione, come hanno sottolineato il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano e il presidente della Commissione Agricoltura Ue Paolo De Castro, al rilancio dell’Italia del cibo secondo Confagricoltura, dal consumo consapevole di cibo su cui ha puntato l’attenzione Slow Food, allo stato dell’arte dell’industria alimentare fotografata da Federalimetare, ma anche - e questa è la novità - le nuove iniziative targate McDonald’s, in Italia e non solo, nella crociata intrapresa dalla multinazionale della ristorazione per emancipare i suoi prodotti dalla percezione di “junk food” e associarli, invece, al concetto di cibo di qualità. Ecco quello di cui si è parlato, di fronte a 30.000 visitatori, a “Cibus Tour”, nuova e prima edizione della versione dedicata al grande pubblico di “Cibus,” la storica fiera alimentare, di scena a Parma dal 7 al 10 maggio 2012 (info: www.cibustour.it).
“Questa nuova fiera rappresentava anche per noi una sfida - dice Elda Ghiretti, brand manager Cibus - perché volevamo organizzare un evento di cerniera con “Cibus 2012”, proponendo un dialogo diretto tra l’industria alimentare ed i consumatori, per recepirne indicazioni e suggerimenti. Tanto più che abbiamo schierato in questo marketing engagement tutta la filiera dell’alimentare: dalle aziende agricole agli artigiani di Slow Food, dai produttori del biologico alla grande distribuzione, dai pubblici esercizi alla ristorazione collettiva. L’obiettivo di questo work in progress è di qualificare sempre più i prodotti del’industria agroalimentare e siamo certi di poter cogliere già a “Cibus 2012” quanto seminato in questo “Cibus Tour””.
A Fiere di Parma, di fronte a tutto lo Stivale che produce e promuove la qualità agroalimentare tricolore, il Ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano ha illustrato la sua ricetta per proteggere il made in Italy, “seconda fonte di entrate e quindi un settore strategico per la nostra economia”, dagli attacchi del mercato internazionale, attraverso la tutela della qualità, dell’identità e della territorialità, impegnandosi in particolare nel settore dell’etichettatura. “Già da questa settimana - ha detto il Ministro - emaneremo il decreto per l’etichettatura dell’olio, poi provvederemo a costituire un tavolo tecnico per il pomodoro e l’ortofrutta. Vogliamo fare una battaglia perchè a livello europeo l’etichettatura possa essere estesa a tutte le produzione agricole”. Un settore, quello agroalimentare, che soffre nel mercato interno più che nell’export. “Si vive la stessa situazione che sta succedendo per i vini - ha aggiunto Romano - a fronte di un export in aumento del 12%, c’è stato -3% nel mercato nazionale. La crisi economica è ovvio che incida ma lavorando ancora di più sulla tracciabilità dei nostri prodotti e puntando sulla lotta alla contraffazione possiamo recuperare fette importanti di mercato che vengono abbindolate da prodotti stranieri che italiani non sono, ma che li simulano ingannando il consumatore”.
Sei milioni di euro all’ora, è il danno al fatturato del made in Italy agroalimentare, secondo Confagricoltura, causato dal cosiddetto “Italian sounding” (i prodotti che con immagini, nomi e colori evocano quelli italiani, ma nulla hanno a che fare con le loro qualità e cultura), “vera mina vagante per il nostro export agroalimentare, che, con i suoi quasi 28 miliardi di euro di fatturato nel 2010, rappresenta la punta di lancia delle esportazioni italiane”. Un fenomeno diffusissimo, che, nella sola Ue, batte il vero made in Italy per 2 a 1 (2 prodotti italian sounding venduti per ogni prodotto autentico), mentre in Stati Uniti e Canada il rapporto è di 10 a 1.
“Una perdita che alla fine dell’anno ammonta a oltre 54 miliardi di euro, cifra ben più grande di quella rappresentata dal mercato della contraffazione agroalimentare vera e propria, che vale 6 miliardi di euro - dice Confagricoltura - agricoltura e alimentari contano ormai per l’8% delle esportazioni nazionali complessive e la loro quota sul totale delle vendite all’estero si è consolidata ed è cresciuta negli ultimi anni, muovendosi in controtendenza sul resto del sistema export nazionale. Ma per rimanere competitive, le nostre aziende devono necessariamente riappropriarsi della zona grigia dell’Italian sounding. Per questo - conclude Confagri - occorrono adeguate campagne di informazione e iniziative di promozione, per far comprendere ai consumatori stranieri la differenza tra i prodotti. Ma soprattutto, in sede Wto vanno rilanciati due temi: la tutela del sistema comunitario delle indicazioni geografiche e gli standard produttivi in campo ambientale e sociale”. E, sempre Confagricoltura, ha indicato le sue linee per un rilancio della grande Italia del cibo: cultura d’impresa, sviluppo del valore nella filiera alimentare, innovazione e ricerca, un percorso che si snoda attraverso relazioni sempre più strette tra grande distribuzione, produttori e industrie di trasformazione, in cui si affrontano temi nodali come i trend di mercato, la logistica, il packaging, le politiche commerciali.
Ma quale è lo stato dell’arte dell’industria alimentare? Per Federalimentare, nonostante un lungo periodo di difficoltà dal 2007 ad oggi, ha dimostrato di essere radicata, solida, anticiclica e soprattutto di essere proiettata in Europa e nel mondo, come risulta dall’aumento dell’export dell’11% nel 2010. “I consumi in Italia continuano purtroppo ad essere stagnanti se non addirittura regressivi - spiega il presidente Filippo Ferrua - ma le nostre 6.500 imprese possono viaggiare all’estero solo se rimangono forti nel Paese: vanno quindi rilanciati i consumi interni, liberalizzati i servizi, favorito l’inserimento dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro, stabilizzati i redditi ed il potere d’ acquisto. Gran parte del rilancio dei consumi, soprattutto quelli di qualità - conclude Ferrua - passa attraverso la curiosità e l’informazione del consumatore”.
Informazione ai consumatori, su cui ha puntato Slow Food che, a “Cibus Tour”, ha parlato di consumo consapevole di salumi nell’area “Po(r)co Ma Buono” e delle quantità consigliate di consumo dei salumi e della carne suina, presentando il nuovo manuale “Mangiamoli Giusti” sul come scegliere la carne. E per aiutare le aziende di ristorazione italiane a entrare in comunicazione, con le nuove applicazioni del web, dai blog ai social network, che attualmente rappresentano un importantissimo canale di comunicazione verso il consumatore, la Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha promosso una tavola rotonda ed un workshop, mettendo a confronto ristoratori, produttori e food-blogger per capire quanto e in che modo la Rete sta diventando importante per creare un filo diretto e costante fra ristoratore e consumatore.
Ma la verà novità in Fiera, è stata la presenza di McDonald’s che ha annunciato che da giugno 2011 sarà in offerta nei punti vendita della Repubblica Ceca il panino con la pancetta della Val Venosta, altra iniziativa messa in campo dalla multinazionale dell’alimentazione sulla strada del connubio con l’eccellenza alimentare italiana - che ha visto il lancio di panini con prodotti di qualità come lo speck dell’Alto Adige Igp, la Bresaola della Valtellina Igp, il Parmigiano-Reggiano Dop, la mela della Valtellina Igp e così via - offrendo i prodotti tipici italiani in Paesi come Germania, Francia e Spagna con lo scopo di svolgere una preziosa azione di “alfabetizzazione” del gusto italiano all’estero.

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