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DA IERI LE AZIENDE DI FEDERALIMENTARE APRONO LE PORTE AL PUBBLICO E METTONO IN MOSTRA I PRODOTTI E LE LORO TECNOLOGIE DI AVANGUARDIA

L’industria alimentare italiana sull’onda di quanto già si fa nel mondo del vino, con “Cantine Aperte”, da 4 anni, apre le porte al pubblico e mette in mostra i propri prodotti e le tecnologie di avanguardia con le quali si affianca la sostenibilità alla qualità. Da ieri al 15 novembre, 60 stabilimenti di grandi industrie alimentari italiane apriranno, dunque, i battenti, è stato spiegato a Roma, nei giorni scorsi, dal presidente di Federalimentare, Giandomenico Auricchio, sotto la bandiera del “gusto sostenibile”.
L’obiettivo dell’industria alimentare - ha spiegato Auricchio - è quello di produrre sempre più prodotti di qualità, sicuri e in linea con i nuovi stili di vita, adottando, nel contempo, politiche di sostenibilità. Si pone dunque oggi più attenzione al risparmio energetico e di acqua, all’ottimizzazione degli ingombranti imballaggi, alla valorizzazione dei sottoprodotti derivati e alla prevenzione e corretta gestione dei rifiuti. Negli ultimi venti anni si è ottenuta - secondo un’analisi dell’osservatorio italiano sull’alimentazione Federalimentare-Gpf - una riduzione del 30/40% dei consumi di acqua e un risparmio energetico del 15/20% con tagli delle emissioni di Co2 del 30% nell’ultimo decennio.
L’industria alimentare italiana - ha quindi sottolineato Auricchio - si fa sempre più eco-sostenibile. Secondo l’analisi presentata, infatti, negli ultimi 10 anni anche gli imballaggi utilizzati sono stati ridotti del 40% in peso e volume e del 17% per i relativi costi di trasporto. Se ieri per produrre un soft drink servivano 6 o 7 litri di acqua oggi con i risparmi conseguiti se ne possono usare solo 2 litri. Infine, un dato interessante su quanti spende l’industria alimentare in un anno per innovazione di prodotto e processo: 2 miliardi di euro.
Secondo la stessa indagine prezzo e sostenibilità ambientale sono oramai appaiati, per l’ 86% dei nostri connazionali tra i principali fattori di scelta di un prodotto alimentare. Laddove in Europa, secondo una recente ricerca di Eurobarometro, tra i due fattori c’è ancora un gap di ben 6 punti percentuali (il prezzo è all’89% e la sostenibilità ambientale all’83%). Seguono, in questa classifica dell’acquisto dei prodotti alimentari, secondo criteri le informazioni nutrizionali (84,1%) e la tradizione gastronomica (81,2%).
In generale, i consumatori italiani risultano comunque ben informati sulle tematiche ambientali: l’86,6% ha sentito parlare di Co2 e sa che il biossido di carbonio e’ uno dei responsabili del surriscaldamento del pianeta e delle emissioni di gas con effetto serra. Anche le certificazioni ambientali sono oramai una realtà nota, apprezzata e considerata “molto o abbastanza importante” da parte del 43,8% del campione (in linea con il 47% degli europei che ritiene importanti le indicazioni in etichetta di particolari pregi ambientali del prodotto) Ed inoltre, dalla ricerca risulta che un italiano su 4 (22,5% del campione) ritiene che il risparmio di acqua - inteso come riduzione di sprechi e riciclo - sia la prima direzione in cui l’industria alimentare italiana dovrebbe investire. Seguono la riduzione del consumo di energia, ottenuta privilegiando comunque le fonti rinnovabili (18,3%) e la razionalizzazione del sistema del packaging (evitando sprechi, riducendone peso e volume ed aumentando la percentuale di riciclo), indicata dal 16% dei nostri connazionali.
Infine, per il 72,6% degli Italiani, il “packaging” è amico dell’ambiente, permettendo di ridurre la deperibilità di un prodotto ed evitando, quindi, anche sprechi delle risorse necessarie alla sua produzione. Il 64,9% del campione crede, inoltre, che il processo industriale, offrendo prodotti in parte già pronti, riduca in modo significativo il ricorso a trattamenti domestici (lavaggio, preparazione, bollitura, cottura) consentendo risparmi complessivi nell’uso di acqua, gas, energia, detergenti, e altro ancora.
Paola Cambria

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