Le campagne hanno trovato dei sempre più “ingombranti” inquilini: i cinghiali. Da nord a sud d’Italia continuano a moltiplicarsi gli allarmi, con gli ungulati che sono arrivati anche nel cuore dei centri abitati creando più di una preoccupazione. La pandemia ha messo poi lo zampino ad un problema storico perché le limitazioni agli spostamenti hanno giocato un involontario ma prezioso “assist” agli animali che, sovente, con la loro azione hanno messo nel mirino le colture causando danni importanti a tante filiere, compresa quella del vino, con le vigne prese di mira soprattutto quando cariche di uva, con tante aziende che devono spendere somme ingenti per recinzioni e contromisure. Così è anche in Toscana dove il bilancio sull’abbattimento dei cinghiali si è ridotto del 48% negli ultimi tre mesi 2020 sull’anno precedente, con una stima dei danni in campagna da “profondo rosso”. A rilevarlo è Coldiretti Toscana, per la diffusione del bollettino delle Atc della Regione che segna quasi 16.784 cinghiali in meno abbattuti da ottobre a dicembre 2020. “Le campagne - spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana - sono in balia di migliaia di cinghiali, con le limitazioni agli spostamenti imposte dalle misure per contenere l’emergenza pandemica causata dal Covid che hanno reso ancora più agevole per i cinghiali proliferare e scorrazzare con danni ingenti a carico dei nostri agricoltori. Occorre un impegno forte e condiviso di tutte le parti coinvolte per trovare una soluzione definitiva al problema, continuando nello sforzo che stiamo portando avanti con l’Assessorato, anche autorizzando le battute perse nel lockdown nel prossimo febbraio, con un’assunzione di responsabilità di tutto il sistema senza che prevalgano interessi di parte”. Un appello che arriva dopo che nella pandemia l’agricoltura in Toscana non si è mai fermata grazie al lavoro di oltre 40.000 aziende agricole e stalle, di 2.000 imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica.
Intanto la Giunta Regionale della Basilicata ha approvato il “Piano di abbattimento selettivo e controllo della specie cinghiale”, una decisione accolta con favore da Coldiretti che ha poi aggiunto come “molto ancora rimane da fare”. L’emergenza sembra non risparmiare nessuno, Piemonte compreso, dove è esploso anche il caso dei lupi. “L’unico sistema capace di mantenere o adeguare la popolazione della fauna selvatica a un livello corrispondente alle esigenze ecologiche e scientifiche è l’attività venatoria” ha ricordato, nei giorni scorsi, Roberto Abellonio, direttore Confagricoltura Cuneo. Cinghiali ospiti “poco graditi” anche in Veneto e precisamente in una zona produttiva agricola di grande pregio: i Colli Euganei. A dicembre il presidente Confagricoltura Padova, Michele Barbetta, spiegò che “nel Parco dei Colli Euganei fatichiamo a superare i 1.500 prelievi annui. Sono troppo pochi e intanto i cinghiali continuano a moltiplicarsi e a insediarsi in nuove aree della pianura, compiendo scorribande dannosissime per le colture”. La Regione Veneto aveva dato la propria disponibilità ad aiutare gli agricoltori alle prese con un problema annoso e che sembra non trovare una via definitiva di risoluzione.
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