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DA TUTELA DI PRODUZIONI DI QUALITA’ A DIFESA DELLE TIPICITA’ REGIONALI, DA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE A EQUITA’ DEI RAPPORTI E DISTRIBUZIONE DEI REDDITI: ECCO IL “MANIFESTO” SLOW FOOD PER LA NUOVA AGRICOLTURA IN EUROPA, INVIATO AI CANDIDATI UE

Dalla tutela delle produzioni di qualità alla difesa delle tipicità regionali, dalla sostenibilità ambientale al perseguimento dell’equità dei rapporti e della distribuzione dei redditi: a pochi giorni dalle elezioni europee, Slow Food lancia così il suo “Manifesto per una nuova agricoltura in Europa” con 14 punti dedicati ad agricoltura ed alimentazione, inviato ai segretari dei partiti che hanno presentato liste in tutte le circoscrizioni italiane, ai quali l’associazione, con sede a Bra, chiede l’impegno ad agire, una volta eletti (info: www.slowfood.it).
“Queste elezioni - sottolinea il presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese - cadono in un momento storico particolare: la grande crisi che stiamo vivendo ci invita a ripensare i nostri stili di vita e il nostro agire quotidiano. L’alimentazione, intesa non solo da un punto di vista nutrizionale, ma anche e soprattutto nella sua visione più ampia che tocca vari aspetti, dall’agricoltura ai cambiamenti climatici, riveste un ruolo importantissimo. Queste tematiche riguardano tutti, sia i produttori che i consumatori, da considerare non più come realtà contrapposte ma come alleati. L’agricoltura - prosegue Burdese - deve diventare centrale nell’attività della Ue, perché le decisioni prese dal Parlamento europeo influenzano la vita degli Stati membri non solo a livello di produzioni agroalimentari, ma più in generale di qualità della vita. È arrivato il momento di prendere provvedimenti rivolti a salvaguardare e valorizzare le produzioni di qualità che abbiano a cuore la tipicità, l’ambiente e un’equa distribuzione dei redditi. Per questo ci rivolgiamo direttamente ai candidati nella speranza di trovare interlocutori sensibili, indipendenti, con voglia di fare per la collettività”.
I 14 punti del “Manifesto per una nuova agricoltura in Europa” di Slow Food”
1. Compatibilità con le regole del commercio internazionale e orientamento al mercato
La globalizzazione ha prodotto una doppia barriera alla circolazione dei prodotti determinando, di fatto, un dazio sull’ambiente, per le emissioni di anidride carbonica dovute agli spostamenti delle merci, e un dazio di tipo economico conseguente all’aumento dei costi di trasporto e dei servizi. Occorre, quindi, promuovere sistemi di vendita diretta dei prodotti agricoli che limitino le immissioni inquinanti dovute al trasporto e garantiscano al consumatore prezzi più equi riducendo i diversi passaggi della filiera. L’agricoltura sta diventando sempre più un fattore strategico per lo sviluppo dell’intera economia. In quest’ottica, con riferimento ai negoziati del Doha Round, l’Unione europea deve evitare accordi economici che rechino pregiudizio allo sviluppo di un’agricoltura di qualità caratterizzata dalla tipicità e dal legame con il territorio. Occorre escludere alcuni prodotti agricoli dalla lista dei prodotti tropicali e chiedere maggiori garanzie per i prodotti ad indicazioni geografiche che costituiscono un patrimonio importante del nostro sistema agroalimentare. Gli agricoltori devono poter decidere cosa produrre in base alla domanda mentre gli aiuti al reddito vanno distribuiti con criteri di equità, evitando che gli agricoltori del Nord abbiano interessi contrapposti a quelli del Sud ed evitando altresì che ragioni di carattere “storico” finiscano per penalizzare i paesi recentemente entrati nell’Unione. Insomma si tratta di passare da strumenti di politica agraria ad una vera e propria politica alimentare che vede nel legame dell’impresa col territorio la chiave fondamentale di sviluppo. La globalizzazione dell’economia ha sbilanciato il modello di riferimento a favore delle commodities: la questione dei prezzi alti ne è il risultato.
2. L’agricoltura di piccola e media scala e le economie locali
Sono questi i tratti peculiari delle produzioni agroalimentari europee, su questi bisogna costruire le alternative alle logiche di una malintesa globalizzazione che tenta di imporre un modello unico che non può che penalizzare chi ha il suo punto di forza nella diversità.
3. Guardare oltre il 2013 per il rafforzamento della “condizionalità”, della “multifunzionalità” e dello “sviluppo rurale”
Condizionalità: il maggior rigore nel prevedere regole di tutela ambientale è l’unica giustificazione del sostegno comunitario all’agricoltura, in quanto subordinato in modo visibile a temi sensibili per i cittadini. Multifunzionalità: un disegno meno generico di un modello di impresa nello stesso tempo competitivo e sostenibile in cui la qualità sia «pagata» dal mercato mentre delle esternalità si fa carico l’intervento pubblico. Sviluppo rurale: gestione degli investimenti in agricoltura al di fuori di una logica settoriale verso la valorizzazione di politiche territoriali in grado di premiare imprese agricole diversificate. Questo deve significare anche facilitazioni e semplificazioni a livello fiscale e formale, incentivi per lo sviluppo di tecnologie di piccola scala, rafforzamento delle strutture di medio livello (macelli, mulini) per la trasformazione; appoggio allo sviluppo di mercati degli agricoltori; appoggio alla creazione dei gruppi d’acquisto solidale e della community supported agriculture; facilitazione della distribuzione e della vendita diretta da parte dei produttori.
4. Le Indicazioni di Origine
Per rafforzare la competitività dell’agricoltura europea occorre far leva sulla qualità, la tipicità, la sicurezza alimentare, gli standards ambientali, determinando le condizioni affinché si creino mercati con una “domanda esplicita” di beni e servizi anche per le nuove funzioni e attività delle imprese agricole. Se occorre lavorare per la competitività si tratta, ancora, di individuare strumenti di difesa dalla concorrenza sleale rispetto alla tutela delle identità da atti di contraffazione, per cui l’indicazione in etichetta dell’origine geografica degli alimenti costituisce un elemento fondamentale. Al contempo occorre riconoscere a tutte le agricolture del mondo e a tutte le tipicità pari cittadinanza e dignità e quindi predisporsi a costruire e ad accettare un sistema di Indicazioni di Origine multilaterale.
5. Incentivi per le giovani generazioni, sia dal punto di vista formativo sia dal punto di vista imprenditoriale/fiscale
Non si può scommettere sul futuro dell’agricoltura senza facilitare il ritorno delle giovani generazioni alle campagne, o la loro persistenza nei territori rurali. Occorre contrastare la tendenza all’invecchiamento della categoria degli agricoltori, attraverso misure che rendano non solo economicamente redditizia ma anche socialmente attrattiva la vita in ambiente rurale.
6. Attenzione verso agricolture dell’Europa dell’Est
I Paesi entrati di recente nell’Unione vanno tutelati dal mal sviluppo e allo stesso tempo vanno incoraggiati affinché proteggano le loro agricolture rendendole competitive e di qualità e al tempo stesso sostenibili. Questo è compito dell’Europa come istituzione e dunque di tutti i suoi parlamentari. Il pericolo che quel pezzo di continente si allinei su modelli di stampo industriale ed intensivo è forte, ed è reso ancora più concreto proprio dall’azione che i capitali provenienti dall’Europa occidentale tendono a favorire in quelle aree. Allo stesso tempo non è pensabile di ragionare seriamente sulle politiche migratorie interne all’Europa se non si lavora per mitigare le condizioni di disagio di quelle popolazioni. In questo lo sviluppo rurale e delle economie locali può giocare un ruolo importantissimo.
7. Cambiamento climatico
Anche attraverso le politiche agricole si possono combattere e prevenire i cambiamenti climatici, ma perché ciò avvenga è necessario che esse si occupino anche dei mercati e delle filiere produttive e di distribuzione che presentano elementi di criticità e di insostenibilità. Questo risulta particolarmente evidente per le produzioni di biocarburanti, che vanno valutate con estrema cautela e vanno sostenute solo considerando con attenzione la dimensione dei bacini di approvvigionamento, le fonti di biomassa e le dimensioni degli impianti. Sono necessari, inoltre, interventi nel campo della formazione ed informazione delle imprese agricole per la gestione degli effetti negativi del cambiamento climatico. Occorre sostenere ed agevolare le imprese agricole affinché affrontino il problema dei cambiamenti climatici utilizzando tecniche agronomiche e strumenti adeguate (agrometeorologia) al fine di garantire un più razionale utilizzo delle risorse idriche e contribuire alla preservazione del territorio dai fattori di rischio.
8. Tutela delle sementi di varietà tradizionali
Occorre regolamentare le sementi tradizionali al fine di consentirne il libero scambio e di proteggere la proprietà intellettuale delle comunità contadine che le hanno sviluppate. Un sistema giuridico di riferimento deve essere basato sull’idea modernissima di comunità aperta per condividere e quindi per proteggere le conoscenze genetiche.
9. Protezione delle produzioni biologiche
Da rischi di contaminazione genetica dovuta a colture da sementi geneticamente modificate o a mangimi sui quali non si riesca ad avere controllo.
10. Protezione del paesaggio
Tutela delle strutture agricole esistenti, in particolare di quelle storiche, che vanno recuperate e vincolate ai fini agricoli; tutela del paesaggio tradizionale delle diverse aree; tutela delle terre arabili a rischio di cementificazione.
11. Benessere animale
Introduzione di standards e regimi di sostegno adeguati che promuovano l’osservanza di condizioni migliori nelle pratiche di allevamento e nell’utilizzo di mangimi. Vanno predisposti sistemi di valutazione e monitoraggio dell’applicazione delle norme sul benessere animale.
12. Tutela delle risorse idriche
Sono necessari miglioramenti strutturali con particolare riferimento all’efficienza della rete irrigua, ma anche grazie ad operazioni di comunicazione e di formazione finalizzate a diffondere pratiche agronomiche che ottimizzino l’uso della risorsa idrica ed evitino gli sprechi. Nel breve periodo occorre promuovere alcuni interventi di difesa contro gli effetti dei cambiamenti climatici, che prevedono di ottimizzare la produzione con variazioni minime (come costi) del sistema agricolo, attraverso modifiche della gestione dei sistemi colturali: ad esempio il cambio di varietà e delle pratiche agronomiche (come la data di semina) e la conservazione dell’umidità del suolo con l’introduzione di tecniche di conservazione dell’umidità (no tillage, pacciamatura, etc.) e di gestione dei sistemi di irrigazione (ammontare ed efficienza). Nel lungo periodo, occorre incentivare gli interventi che prevedono di ovviare alle avversità determinate dai cambiamenti climatici attraverso alcune modifiche strutturali del sistema produttivo agricolo, quali: lo sviluppo di nuove cultivar (miglioramento genetico tradizionale) per adattarsi più velocemente agli stress indotti dai cambiamenti climatici più velocemente (miglioramento genetico tradizionale); la sostituzione di colture per conservare meglio l’umidità del suolo: ad esempio la sostituzione della coltura del mais con quella del sorgo, o con colture perenni (canna comune, miscanto, panico ...) che garantiscono la copertura del suolo tutto l’anno; le modifiche del microclima per migliorare l’efficienza dell’uso dell’acqua: ad esempio attraverso la realizzazione di fasce frangivento, colture intercalari, etc.; il sostegno alla ricerca nell’ambito tecnologico deve inoltre essere indirizzato al risparmio idrico.
13. Tutela delle risorse energetiche
Incentivi alla realizzazione di impianti energetici a fini agricoli da fonti rinnovabili o da scarti agricoli. Si evidenzia l’opportunità di incentivare la diffusione di impianti per la produzione di energia rinnovabile di piccola taglia in funzione della necessità di sviluppare il modello della generazione distribuita e della filiera corta.
14. Tutela delle sapienze locali e di genere e incentivi all’imprenditoria ad esse connessa
Il patrimonio di conoscenze delle società rurali deve essere preservato dall’erosione. Esso non solo è fonte di sapere e di saper fare, non solo è base di conoscenze di carattere tecnico e scientifico, ma, se opportunamente difeso, può diventare un importante elemento nei sistemi economici locali.

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