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Dagli “scandali” in salsa francese al taglio del budget per la Spagna, fino alle difficoltà del Belpaese enoico all’estero: i fondi europei per la promozione enoica visti dalla Master of Wine Jancis Robinson, un privilegio da usare bene

Italia
I fondi Ue visti da Jancis Robinson, sul quotidiano Financial Times, tra sprechi utilizzi sbagliati e opportunità

Per l’Europa il vino è un settore economico decisamente importante, tanto che una buona parte delle politiche agricole del Vecchio Continente riguardano proprio la viticultura, e la voce sicuramente più importante è quella relativa ai fondi europei per la promozione assegnati agli Stati membri. Che, come ricorda in un lungo articolo sul “Financial Times” (www.ft.com) la Master of Wine Jancis Robinson. Fondi che, per gli anni 2014-2018 sono addirittura raddoppiati sul periodo precedente, passando dai 522 milioni di euro del 2009-2013 agli attuali 1,16 miliardi di euro l’anno a disposizione per la promozione sui mercati extraeuropei, a fronte, come sottolinea la stessa Jancis Robinson, di un valore complessivo delle esportazioni enoiche extra Ue che supera di poco gli 8,6 miliardi di euro annui.
Non sempre, però, si tratta di soldi spesi bene, anzi, la Corte dei Conti Ue, a luglio dello scorso anno, ha puntato il dito su sprechi e utilizzo poco trasparente dei fondi, tanto che se oggi la Francia può contare su un budget di “soli” 280,5 milioni di euro l’anno, forse, secondo la Master of Wine, è colpa anche dei 3.405 euro messi a bilancio come “viaggio informativo per giornalisti ed importatori” e rivelatisi in realtà soldi spesi per tre biglietti Vip per il Roland Garros. E certo non ha aiutato i nostri cugini l’aver rivendicato stanziamenti per un nome già famoso e ferocemente protetto in ogni angolo del mondo come quello dello Champagne, che ha goduto di fondi europei per 2,4 milioni di euro.
Non va meglio alla Spagna, che un anno fa aveva il budget più sostanzioso, 353 milioni di euro, finiti in larga misura (88%) a sei grandi aziende, già presenti sui mercati esteri. Una strategia che poco è piaciuta alla Ue, che ha ricordato come il punto centrale di questo tipo di politiche è quello di rendere più semplice la vita alle piccole e medie imprese, con il risultato che adesso i viticoltori iberici potranno contare su un budget inferiore. Va meglio all’Italia, che di può contare su 334 milioni di euro l’anno, difficilissimi da gestire, come racconta, sempre a Jancis Robinson, Silvana Ballotta, che, con la sua Business Strategies, aiuta proprio le piccole e medie imprese a crescere all’estero.
“La parte più facile - racconta la Ballotta - è ottenere il finanziamento, ma 10 persone su 15 del mio staff lavorano alla revisione di ogni singolo documento, a volte sembra che conti di più il processo dei risultati. Il problema più grande, però, è un altro: l’assoluta ignoranza con cui tanti produttori approcciano le iniziative all’estero. Negli ultimi anni si punta forte sull’Asia, e mi ritrovo con persone che non hanno idea di dove sia Shanghai, che non parlano le lingue, che non hanno idea di come muoversi, e si limitano ad aspettare, nel loro stand”.
Del resto, che l’Asia, ed in maniera particolare la Cina, sia ormai inflazionata, visto il florilegio di ogni sorta di fiera, è evidente anche a Jancis Robinson, che sottolinea come i maggiori beneficiari dei fondi europei per la promozione enoica, alla fine, siano proprio gli organizzatori delle fiere asiatiche. Mentre il futuro, secondo la Ballotta, “potrebbe riservare sorprese in Centro e Sud America, anche se in Brasile c’è da fare i conti con misure protezionistiche importanti, mentre il vero bersaglio è il Regno Unito, che l’Europa sta seriamente pensando di mettere, a breve, tra i Paesi in cui è consentito fare promozione enoica con i soldi della Ue”.

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