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CONSUMI

Dai piatti pronti e salutari alla transizione proteica, allo snacking: ecco i trend del futuro 

A Tuttofood (Milano, 8/11 maggio) le nuove tendenze del cibo, tra tecnologia e innovazione, per consumatori sempre più esigenti 
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I consumatori sono sempre più attenti e informati (ph: Freepik)

Dai piatti pronti, adatti ai ritmi frenetici di oggi, ma rigorosamente salutari e vegetariani, ai cibi plant-based ad alto contenuto proteico, passando per lo snacking, senza dimenticare le nuove frontiere del retail: ecco i trend del cibo futuro che arrivano da Tuttofood (Milano, 8/11 maggio), evento internazionale con oltre 2.000 brand da 45 Paesi del mondo (e con 700 buyer e migliaia di operatori professionali).
La praticità è un plus sempre più richiesto: cibo salutare ed equilibrato, ma anche gustoso e facile da preparare, ed al passo con i ritmi della vita moderna. La soluzione sono i piatti pronti di nuova generazione, come precisa Viviana De Santis (BuonoNaturale): “notiamo una richiesta sempre maggiore per un prodotto gourmet non soltanto buono, ma che soddisfi anche altri criteri. Tradizionale, ma anche sostenibile negli ingredienti e nel packaging, salutare, con meno sodio del passato e un maggiore apporto proteico, facile e rapido da usare. Rispondiamo a quest’esigenza riformulando ricette classiche italiane che soddisfino tutti questi criteri in un’unica soluzione. La nostra lasagna è pronta da mangiare in pochi minuti, basta riscaldarla al microonde, è vegetariana, e soprattutto gustosissima”. Quella dei piatti pronti, ma con un twist in più, si conferma una vera e propria tendenza. Lo sottolinea anche Tommaso Pelladoni (general manager 4Chef): “nel nostro segmento, i piatti pronti, stiamo osservando che uno dei principali trend che guida sempre di più i consumi è legato alla transizione proteica, dalle proteine animali verso quelle vegetali. In parallelo stanno emergendo altri driver di consumo, tra cui i prodotti ad alto contenuto proteico e free-from o clean label. Proprio in quest’ottica stiamo allargando la nostra gamma verso soluzioni 100% vegetali e ricche in proteine”.
Tra i nuovi trend, c’è lo snacking, ovvero l’abitudine di consumare spuntini al di fuori dei pasti principali. “Notiamo una crescente attenzione ai temi del benessere e della salute - conferma Paolo Isolati (sales & marketing director Bauli) - per questo abbiamo creato un’offerta dedicata health & wellbeing, con opzioni senza glutine e senza lattosio che includono pane, snack salati, pangrattato, pasta, biscotti e prodotti per la prima colazione,  ma anche per le ricorrenze”. “Osservando i nuovi trend di consumo, le nostre parole chiave sono healthy, protein e snacking - ragiona Tiziano Manco, direttore Business Unit Mercato Italia Granarolo - per questo abbiamo lanciato la linea Granarolo Benessere, dove sono riuniti i prodotti funzionali dedicati a specifici bisogni per tutta la famiglia; nelle nostre parole chiave abbiamo anche “unconventional”, come la nostra linea alternative meat, 100% vegetale. Anche la sostenibilità è entrata da tempo nella strategia del gruppo”. Aggiunge Angelica Addeo (brand manager Madi Ventura): “nel grande mondo dell’healthy food & snacking, stanno emergendo nuove categorie nei due grandi filoni tematici: il plant based o vegetale e il protein positioning. Nella frutta secca, la grande attenzione della grande distribuzione è volta alle confezioni richiudibili trasparenti a peso imposto, che offrono la possibilità di vedere molto bene il prodotto e la selezione delle materie prime”.
Anche il retail è in rapido cambiamento: oggi più che mai i rivenditori devono comprendere i clienti e adattarsi rapidamente alle loro mutevoli aspettative ed esigenze. L’e-commerce e altri canali online stanno rivoluzionando il modo in cui i consumatori raccolgono informazioni, interagiscono con i brand e prendono decisioni di acquisto. Ed i concetti di store tradizionali non sono più sufficienti. Ecco perché L’Osservatorio di Tuttofood ha analizzato alcune tra le più interessanti ricerche di autorevoli analisti di settore per fornire qualche spunto di riflessione. Le ricerche più recenti confermano che la trasformazione digitale sarà vitale per cavalcare il cambiamento. Secondo un recente studio dell’analista di settore Shopreme, l’82% dei consumatori è disposto a condividere i propri dati personali per ottenere in cambio un migliore customer journey. Un percorso in cui l’esperienza fisica in negozio rimane centrale nonostante la crescita dell’online: sempre secondo Shopreme, negli Usa - uno dei mercati più propensi ad acquistare sul web - il 72% delle vendite promozionali avviene in negozio e solo il 28% online.
Più nello specifico del grocery, McKinsey ha chiesto di recente ad oltre 100 Ceo della distribuzione organizzata di evidenziare le tendenze più immediate che notano sui loro mercati. Se la preoccupazione per l’inflazione si rivela un fattore trasversale a tutti i territori, emergono anche delle specificità regionali. In Nord America, per esempio, ad incidere di più sull’evoluzione delle strategie sono le tensioni sul mercato del lavoro -  ad esempio con il fenomeno della great resignation - e le interruzioni lungo le catene di fornitura, che hanno incrementato al 15% l’incidenza dei prodotti esauriti sugli scaffali contro medie storiche del 5-10%. L’Asia, invece, si conferma come un enorme mercato diversificato con tendenze molto diverse. In mercati avanzati come Singapore l’attenzione dei dirigenti della distribuzione va soprattutto all’uso delle tecnologie per ingaggiare il consumatore, mentre per esempio in India la crescita economica del Paese sta compensando gli effetti inflattivi e i consumatori indiani appaiono tra i più propensi a spendere di più nei prossimi anni.
In Europa, secondo i top manager europei intervistati, tre tendenze principali stanno guidando il settore: una è l’inflazione, ma anche l’aumento del costo del lavoro e dei costi generali. Il secondo fattore è che i volumi sono più bassi rispetto al rimbalzo post-Covid. Il terzo trend è la polarizzazione dei consumatori, da un lato sempre più attenti al prezzo e attratti dalla marca privata ed etichetta bianca, dall’altro disposti a pagare un prezzo premium per prodotti salutari e sostenibili.
Nel Vecchio Continente, un rapporto dell’Unione Europea evidenzia la crescita del biologico lungo la filiera, con quasi il 10% dei terreni agricoli ormai dedicati a questo tipo di coltivazioni. Il valore della produzione nel complesso, invece, sfiora i 250 miliardi di euro mentre quello dell’allevamento supera i 163 miliardi. Interessante anche la crescita dell’acquacoltura, che compensa le limitazioni di sostenibilità alla pesca in mare. Trote, orate, branzini, spigole e cozze sono le specie più allevate. L’industria europea della trasformazione alimentare, a sua volta, fattura oltre 1.000 miliardi di euro ed apporta un valore aggiunto di oltre 230 miliardi. Le esportazioni food & beverage dell’Unione Europea sono stimate in quasi 200 miliardi di euro l’anno.

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