Non solo quello dei costi di energia, trasporti, materie prime, bottiglie ed etichette: il vino italiano, per tanti motivi, sta affrontando anche una crescita importante dei prezzi dei vini all’origine. Ovvero degli sfusi. Tra vendemmie scarse, in qualche caso, come la 2017, tra le più avare di sempre in quantità, che è l’annata che sta arrivando sul mercato per grandi denominazioni come Barolo o Brunello di Montalcino, per esempio. Ma anche grazie ad un mercato ripreso, fin qui, in pompa magna, soprattutto per i vini di alta qualità, tornati protagonisti sulle tavole della ristorazione mondiale. Da un lato, un segnale di salute, e, dall’altro, un problema tutt’altro che semplice da gestire, soprattutto per i vini di prezzo più basso, quelli che girano soprattutto nella grande distribuzione (dove il grosso del venduto è nella fascia tra i 4 ed i 5 euro a bottiglia). Perchè questi aumenti di prezzo, inevitabilmente, qualcuno li deve sostenere nella complessa filiera che, dal produttore al consumatore, passa per diverse tipologie di intermediazione (grossisti, distributori, enoteche, grande distribuzione e ristoranti). Un quadro non nuovo (di cui i leader della Gdo italiana hanno discusso di recente anche alla “Vinitaly Special Edition”), preannunciando un 2022 di forti tensioni sui prezzi. Che, anche guardando ai soli sfusi, sono in netta crescita, come racconta l’analisi WineNews, tra i listini di Ismea e quelli delle Camere di Commercio d’Italia.
Secondo le rilevazione dei prezzi medi dei vini comuni dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo e Alimentare (Ismea), per esempio, i bianchi, ad ottobre, viaggiavano su valori di 4,27 euro ad ettogrado, il 5,4% in più sul mese precedente, ed il 19,4% sullo stesso periodo 2020. Mentre i vini rossi e rosati comuni spuntavano prezzi medi di 4,36 euro ad ettogrado, sostanzialmente stabili su settembre, ma in crescita del 10% sullo stesso periodo 2020. Ma ad aumentare in maniera notevole sono anche le quotazioni di molti dei più importanti vini a denominazione del Belpaese, come testimonia il raffronto con i prezzi aggiornati di recente, post vendemmia, dalle Camere di Commercio d’Italia, sullo stato prevendemmiale che vi abbiamo raccontato qui. In Piemonte, secondo i dati della Camera di Commercio di Cuneo, riferiti al bimestre settembre/ottobre 2021, è in decisa crescita il Barolo, con l’annata 2016 che oscilla tra 740 e 850 euro ad ettolitro, e la 2017 che va da 722,6 a 835,4, mentre è stabile il Barbaresco, tra 420 e 454 euro ad ettolitro per la vendemmia 2017, e tra 476 e 490 per la 2018. Tiene anche il Nebbiolo d’Alba, con l’annata 2019 tra 221 e 255 euro ad ettolitro, così come il Langhe Nebbiolo, che si muove tra 220 e 231,2 euro per la 2019 e 200 e 220 euro per la 2020. Ancora, secondo la Camera di Commercio di Alessandria, cresce leggermente il valore del Gavi, tra 220 e 280 euro (dati al 29 novembre), mentre secondo quella di Asti, sono stabili le quotazioni di Barbera d’Asti Superiore, tra 160 e 270 euro ad ettolitro, e Nizza, tra 250 e 350 euro per l’annata 2018 (dati al 24 novembre 2021).
Positivo il quadro anche in Toscana, secondo le ultime rilevazioni della Camera di Commercio di Siena, aggiornate al 1 dicembre. Le quotazioni più sostenute (anche a livello nazionale) restano quelle del Brunello di Montalcino: la celebratissima annata 2016 (ormai pressochè introvabile, mentre la altrettanto splendida annata 2015 è uscita dal listino) spunta prezzi tra i 950 ed i 1.150 euro ad ettolitro, con quotazioni identiche per la 2017 appena presentata ed in uscita sul mercato a gennaio 2022. Ma sono già sostenute anche le produzioni 2018 e 2019 (si parla tecnicamente ancora di vino atto a divenire Brunello di Montalcino), con prezzi tra i 650 e gli 800 euro ad ettolitro. Sempre importanti anche le quotazioni del Rosso di Montalcino, con l’annata 2018 tra 400 e 500 euro ad ettolitro, e la 2019 tra 350 e 400, e la 2020 già tra 270 e 350 euro. Crescono anche le quotazioni del Chianti Classico, con valori abbastanza omogenei tra le diverse annate in listino (dalla 2016 alla 2020), quasi tutte in una forbice tra i 270 ed i 320 euro ad ettolitro. Crescono anche i valori del Chianti, con l’annata 2017 tra i 143 ed i 180 euro ad ettolitro, mentre la 2018 , la 2019 e la 2020 oscillano tra 135 e 170 euro (anche se proprio ieri, in virtù di un vistoso calo delle scorte, il Consorzio ha chiesto di anticipare l’entrata sul mercato della vendemmia 2021 al 1 gennaio 2022, rispetto al 1 marzo, ndr). Fermo sui suoi valori il Nobile di Montepulciano, tra 330 e 380 euro ad ettolitro per le annate 2016, 2017 e 2018, mentre il Rosso di Montepulciano delle vendemmie 2018, 2019 e 2020 va tra i 120 ed i 150 euro. Tra i bianchi, stabile anche la Vernaccia di San Gimignano oscilla tra i 130 ed i 150 euro ad ettolitro della produzione 2020, ed i 135-155 della 2019, sugli stessi valori di qualche mese fa. Ancora, guardando ai vini di Bolgheri, secondo la Camera di Commercio Maremma e Tirreno, sulla piazza di Livorno il Bolgheri Doc, sia Rosso che Bianco, sta su una media di 310 euro ad ettolitro, che salgono a 330 per il prodotto biologico.
In Veneto, invece, secondo la Camera di Commercio di Verona (dati al 29 novembre) crescono ancora le quotazioni di Amarone e Recioto, con la produzione 2018 che viaggia tra 880 e 900 euro ad ettolitro, che arrivano a 920 per il prodotto “classico), ma tira anche il Valpolicella Doc atto a Ripasso, tra 300 e 320 euro ad ettolitro, mentre il Valpolicella Doc si muove tra i 180 ed i 190 euro, che salgono a 200-210 per la versione “classico”. Stabile il Soave Classico tra 100 a 115 euro ad ettolitro, cresce leggermente il Pinot Grigio delle Venezie, tra 110 e 115 euro ad ettolitro, vola il Lugana, tra 300 e 330 euro ad ettolitro. In crescita anche le quotazioni del “sistema Prosecco”: secondo la Camera di Commercio di Treviso, al 30 novembre 2021, il Prosecco Doc si muove tra 195 e 210 euro ad ettolitro, quello di Asolo Docg tra 220 e 220, mentre il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg viaggia tra 255 e 275 euro ad ettolitro. Con la tipologia “Rive” tra i 270 ed i 290 euro ad ettolitro, ed il “Cartizze” (dato al 23 novembre 2021) tra gli 800 ed i 900 euro ad ettolitro. Testimonianze di un trend di crescita delle quotazioni quasi impetuoso, che racconta di un mercato in salute, ma che va gestito con lungimiranza.
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