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PROTESTE

Dal G20 Agricoltura i giovani di Coldiretti contro le speculazioni e il consumo di suolo

Da domani, a Firenze, i Ministri dell’Agricoltura delle principali economie del pianeta: oggi l’appello per la difesa del lavoro agricolo

In attesa del G20 dei Ministri dell’Agricoltura, di scena il 17 e 18 settembre, oggi, Firenze, ospita l’Open Forum sull’Agricoltura Sostenibile (dalle ore 14,30) organizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, nella cornice dello storico “Teatro la Pergola”, che sarà aperto e presieduto dal Ministro Patuanelli, con lo scopo o di promuovere e arricchire il dibattito sul ruolo dell’agricoltura come veicolo chiave per una crescita sostenibile. Intanto, la città medicea è stata presa pacificamente d’assalto dai giovani contadini arrivati da tutta Italia, che si sono dati appuntamento in Piazza Santa Croce per protestare contro il furto e la distruzione di terra fertile, con un appello ai grandi del mondo per la difesa del lavoro agricolo siglato insieme ai colleghi dei Paesi più avanzati nei diversi continenti, per fermare una deriva pericolosa che ha effetti dirompenti sull’economia e sulla vita delle persone.

Tra trattori, balle di fieno, campanacci, vanghe e prodotti tipici, anche il presidente Coldiretti Ettore Prandini e la Delegata dei Giovani di Coldiretti Veronica Barbati, perché le nuove generazioni - sottolinea la Coldiretti - rischiano di pagare più di altre il prezzo dei cambiamenti climatici, delle speculazioni sulla terra e del land grabbing (ossia la corsa all’accaparramento di terre e produzioni agricole da parte dei Paesi più ricchi) favorito dalla pandemia Covid. La manifestazione dei giovani agricoltori di Coldiretti apre così, simbolicamente, il G20 Agricoltura di Firenze, con Piazza Santa Croce che, per quattro giorni, sarà il palcoscenico della mobilitazione con i protagonisti del cibo, tra innovazione e tradizione, nel rispetto dell’ambiente, della salute e del territorio.

Le speculazioni sulla terra, intanto, spingono il caro prezzi delle materie prime agricole a livello internazionale con rincari del 32% sul 2020, secondo l’ultimo indice della Fao ad agosto. A tirare la volata sono i cereali, con una crescita del 44%, ma aumentano anche carne, latte e zucchero per effetto delle manovre finanziarie sul cibo che - sottolinea la Coldiretti - stanno “giocando” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi. Con la pandemia da Covid - continua la Coldiretti - si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione.

L’accaparramento di terreni fertili da parte dei Paesi ricchi, ma anche la tendenza a potenziare le riserve interne per il timore di nuove chiusure a causa della pandemia, hanno innescato un cortocircuito che pesa sulle quotazioni delle produzioni sui mercati mondiali. Il risultato è che sono saliti a oltre 93 milioni gli ettari di terra coltivata nel mondo sottratti ai contadini dalle nazioni avanzate e dalle multinazionali, per speculazioni e attività non agricole che stravolgono produzioni secolari e sistemi socio economici locali. il cosiddetto land grabbing.

In cima alla graduatoria dei Paesi che si sono accaparrati nel mondo più terre la Cina (14 milioni di ettari), seguita da Canada (11 milioni di ettari), Stati Uniti (10 milioni di ettari), Gran Bretagna (9 milioni di ettari), Svizzera (8 milioni di ettari), Singapore (5 milioni di ettari), Spagna (4 milioni di ettari), Belgio (4 milioni di ettari), Giappone (4 milioni di ettari) e India (2 milioni di ettari) secondo l’ultimo rapporto Focsiv (analizzato, da WineNews, qui). Sul totale delle terra oggetto di land grabbing quasi un terzo (31 milioni di ettari) è concentrato in Sud America, altrettanto in Africa (30,5 milioni di ettari) e a seguire Europa Orientale (19,5 milioni di ettari), Asia (9 milioni di ettari) e Oceania (3,4 milioni).

“Proprio per suggerire strategie e politiche efficaci con un dialogo aperto con i Governi nazionali, le istituzioni internazionali e il settore privato nasce la prima rete tra le organizzazioni di giovani agricoltori a livello globale”, dice la Delegata dei Giovani di Coldiretti Veronica Barbati, che ricorda come “l’Italia può contare su un esercito di quasi 60.000 giovani impegnati a difendere e custodire le campagne, il numero più elevato a livello europeo”. Mentre la pandemia Covid ha evidenziato la strategicità della produzione alimentare, “disponibilità limitata di terra, informazioni asimmetriche e prezzi elevati impediscono ai giovani di acquistare i terreni. Per questo bisogna prevenire l’uso non agricolo dei suoli e definire l’agricoltura come un servizio pubblico”. Il tutto mentre molti Paesi - ricorda l’appello dei giovani agricoltori del G20 - stanno vivendo condizioni estreme, come incendi, siccità, inondazioni e gelate eccezionali per il cambiamento climatico che colpisce anche la disponibilità di acqua, la biodiversità e la fertilità del suolo, mettendo così a rischio la qualità e la sicurezza alimentare.

I giovani agricoltori svolgono un ruolo chiave nella lotta ai cambiamenti climatici. Per questo - continua l’appello - i Governi, insieme al settore privato, dovrebbero sostenere la ricerca e sviluppare strumenti economici per gestire gli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura, come assicurazioni, indennizzi, prestiti agevolati per la ricostruzione, finanziamenti per nuove tecnologie, per garantire un reddito dignitoso alle nuove generazioni. La pandemia ha messo in luce diverse difficoltà nelle aree rurali, soprattutto a causa del divario digitale e delle infrastrutture che sono ormai fattori chiave per l’attività agroalimentare. I giovani agricoltori sono in prima linea nella ricerca e nell’adozione di tecnologie innovative per contrastare e adattarsi ai cambiamenti climatici. Grazie all’agricoltura - ricordano i giovani della Coldiretti - le emissioni di carbonio sono compensate dalle capacità delle coltivazioni di catturare e immagazzinare tali emissioni

La pandemia - affermano i giovani agricoltori del G20 - ha accorciato la distanza tra l’agricoltore e i consumatori con lo sviluppo dei farmers market, e ora ci si aspetta che i governi rafforzino questa tendenza sostenendo il ricambio generazionale nel settore agricolo e nell’intera filiera agroalimentare. Nel lockdown l’agricoltura è stata concepita come attività essenziale e strategica, indispensabile per garantire l’accesso al cibo. Per questo è fondamentale rendere la filiera agroalimentare equamente remunerativa, dall’agricoltore al consumatore, passando per tutti i lavoratori e la logistica. Questa iniquità deve essere superata al più presto con i contratti di filiera in cui il prezzo pagato agli agricoltori non può mai essere inferiore ai costi di produzione. È fondamentale - evidenziano i giovani agricoltori del G20 - sviluppare un modello di filiera agroalimentare che garantisca in modo universale l’accesso ad un cibo sano, equo e culturalmente adeguato. Per fare ciò, serve una campagna di comunicazione internazionale per sottolineare il ruolo positivo dell’agricoltura nel garantire la sicurezza alimentare, combattere i cambiamenti climatici, proteggere i territori e la biodiversità, consentire occupazione e reddito e combattere le fake news sulla produzione alimentare, così come evitare di demonizzare intere filiere senza basi scientifiche.

Il grande tema delle superfici sottratte all’agricoltura riguarda da vicino anche l’Italia, perché nello spazio di una sola generazione il Belpaese ha perso più di un terreno agricolo su quattro, seguendo un modello di sviluppo sbagliato, che ha causato la scomparsa del 28% delle campagne che storicamente rappresentano l’immagine dell’Italia nel mondo insieme alle città d’arte, e garantiscono la sovranità alimentare del Paese in un momento ancora difficile. In Italia - sottolinea la Coldiretti - la superficie agricola utilizzabile si è già ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari a causa della cementificazione e della scomparsa dei terreni fertili. Sono andati persi in un decennio oltre 400 milioni di chili di prodotti agricoli, con la copertura artificiale di suolo coltivato che, nel 2020, ha toccato la velocità di 2 metri quadri al secondo, nonostante il lockdown e la crisi dell’edilizia, secondo i dati Ispra. La perdita maggiore si è registrata - spiega la Coldiretti - sul fronte dei cereali e degli ortaggi, con la scomparsa di 2,53 milioni di quintali di prodotto, seguita dai foraggi per l’alimentazione degli animali, dai frutteti, dai vigneti e dagli oliveti.

Un problema grave per un Paese come l’Italia, che deve ancora colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti, dalla carne al latte, dai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti. In Italia è infatti necessario recuperare - spiega la Coldiretti - il deficit del 64% del frumento tenero e del 40% per il frumento duro destinato alla produzione di pasta, mentre copre appena la metà (53%) delle fabbisogno di mais, fondamentale per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop. Un trend negativo che riguarda anche la soia nazionale che soddisfa appena il 31% dei consumi domestici, secondo i dati Ismea. In Italia - sottolinea ancora Coldiretti - si munge nelle stalle nazionali il 75% del latte consumato e si produce il 55% della carne necessari ai consumi nazionali, con l’eccezione positiva della carne di pollo e delle uova, per le quali l’Italia ha raggiunto l’autosufficienza e non ha bisogno delle importazioni dall’estero.

Ma la sparizione di terra fertile non pesa solo sugli approvvigionamenti alimentari - sottolinea Coldiretti - dal 2012 ad oggi il suolo sepolto sotto asfalto e cemento non ha potuto garantire l’assorbimento di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana, che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idrica dei territori con danni e vittime. Una situazione in cui, a causa dei cambiamenti climatici, sono sempre più frequenti gli eventi estremi, cresciuti del +36% nel 2021 sul 2020, con precipitazioni violente che provocano danni perché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua su un territorio come quello italiano - sottolinea Coldiretti - reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono, con 7.252 i comuni, ovvero il 91,3% del totale, a rischio idrogeologico secondo dati Ispra.

“Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile puntando a una forma di sovranità alimentare con i progetti del Pnrr”, ha commentato il presidente Coldiretti Ettore Prandini, aggiungendo che “occorre anche accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ancora ferma in Senato, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”. Inoltre, come ricorda il Delegato dei Giovani di Coldiretti Veronica Barbati, “per combattere le speculazioni e tutelare i terreni agricoli i giovani della Coldiretti hanno anche lanciato la petizione contro i pannelli solari mangia suolo, per combattere il rischio idrogeologico di fronte ai cambiamenti climatici e spingere il fotovoltaico pulito ed ecosostenibile sui tetti di stalle, cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole con il via alla raccolta firme”.

Focus - Coldiretti: il cibo che salva la Terra

Dal fungo Cardoncello al Cece dal Solco Dritto, dal miele di Barena al Casoperuto, dal Conciato San Vittore al fagiolo Cosaruciaru di Scicli, dal vino Roccese alla Piattella pisana: sono solo alcune delle specialità agroalimentari italiane - portate in piazza a Firenze dai giovani della Coldiretti in vista del G20 - che, grazie a sistemi di coltivazioni e reti socio economiche, salvano i territori dal degrado, dall’abbandono e dal consumo di suolo causato dalle cementificazione e dalle speculazioni. Arrivano dal Belpaese ma anche dalle altre realtà, dall’horseradish, il bitter di rafano prodotto con radici locali importanti per il terreno degli Stati Uniti, al Vino Tiday bay del Canada, il cui nome è stato ispirato dalla Baia di Fundy, sede delle più alte maree del mondo. Tesori locali che in Italia sono tutelati dai Sigilli di Campagna Amica, il cui valore va oltre la dimensione economica - sottolinea Coldiretti - ma rappresenta un modello di sostenibilità che tutela terra e popolazioni, che ne conoscono pregi e segreti tramandati nei secoli da generazioni di agricoltori dalla Toscana al Lazio, dalle Marche al Veneto, dalla Campania al Friuli Venezia Giulia, dalla Sicilia alla Puglia. Un ruolo importante in tutto ciò è affidato ai piccoli borghi, dove nasce il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo l’indagine Coldiretti/Symbola: una ricchezza conservata nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia dei territori e delle colture storiche.
Sull’altopiano delle Murge, in Puglia cresce il Fungo Cardoncello che permette la protezione dei terreni poveri a misto prato dove trova il suo habitat ideale, mentre in Abruzzo - continua Coldiretti - si trova la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio, minuscolo legume che cresce solo sul versante aquilano del Gran Sasso, oltre i mille metri di quota. La sua presenza protegge il suolo e lo arricchisce di azoto e altri elementi. La coltivazione di lenticchie in questo territorio è antichissima, attestata in documenti monastici già dal 998 d.C. I terreni poveri di montagna sono l’habitat ideale per tali legumi, che non richiedono grandi concimazioni. Ne risulta una lenticchia piccola, saporita, di colore scuro, che per le sue dimensioni non richiede di essere messa in ammollo e cuoce rapidamente.
Il cece dal Solco dritto del Lazio - continua Coldiretti - deve il suo nome a una manifestazione della tradizione contadina del Paese di Valentano, celebrata ogni 14 agosto, che consiste nella tiratura di un lungo solco nei campi per propiziare il raccolto dell’anno successivo. La coltivazione viene effettuata su terreni vulcanici situati in ambiente collinare, con elevato contenuto di potassio e ridotto contenuto di calcio, che conferiscono al cece una particolare sapidità e un elevata digeribilità. La tradizionale produzione di miele di Barena nella laguna di Venezia è invece un argine all’assalto del turismo di massa e alla speculazione sui terreni, mentre nelle Marche la confettura di Rosa Canina nasce e resiste grazie agli arbusti che consolidano e proteggono il suolo e sono elementi fondamentali dell’ecosistema accogliendo specie selvatiche di piccoli animali.
In Toscana, in provincia di Pisa, la tradizionale coltivazione della Piattella pisana, una varietà tipica di fagiolo, crea una salutare vena di azoto nei terreni, difendendoli dall’impoverimento, mentre in Campania il Casoperuto è un formaggio prodotti con erbe spontanee la cui raccolta consente di mantenere gli equilibri dell’ecosistema del suolo e ha la particolarità che la cagliata viene preparata con caglio vegetale ottenuto dai fiori del Cardo mariano. In Sicilia, la coltivazione del fagiolo Cosaruciaru di Scicli, fra Scicli e Modica, è da sempre in simbiosi con i suoli alluvionali della zona, e fa parte di una tradizione antichissima di quei territori, come la Radic di Mont una conserva della Carnia in Friuli Venezia Giulia prodotta con la cicerbita alpina una pianta spontanea con germogli filiformi che una volta raccolti sono preparati per la scottatura in olio, aceto, vino bianco, aromi, sale e zucchero da piccoli produttori il cui scopo è anche la difesa del suolo e dei territori dove cresce la pianta della loro tradizione gastronomica. Mentre in Liguria - conclude la Coldiretti - i terrazzamenti e le coste che guardano il mare sono protette dal degrado e dal dilavamento causato dalle piogge torrenziali sempre più violente a causa del cambiamento climatico grazie alla coltivazione delle olive taggiasche e della vite da cui nasce il tipico vino roccese del ponente ligure.

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