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Dal sistema autorizzativo di impianto all’accordo di libero scambio tra Ue e Giappone, dallo scontro con l’Estonia alle difficoltà del 2017: il bilancio di fine anno dell’Unione Italiana Vini (Uiv) nelle parole di Abbona, Frescobaldi e Sartor

Italia
Ernesto abbona, presidente Unione Italiana Vini

Ultimo mese dell’anno, tempo di bilanci, anche per il mondo del vino, che ha fretta di archiviare un anno tutt’altro che esaltante, dalle difficoltà della vendemmia alla perdita della leadership sul mercato Usa. Argomenti inevitabilmente emersi all’ultimo Consiglio Nazionale Uiv - Unione Italiana Vini del 2017, di scena oggi a Roma, dove a rubare la scena sono stati però due temi caldi: il sistema autorizzativo, con la presentazione dell’elenco delle proposte promosse da Uiv indirizzate a Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, e la chiusura dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Giappone, Paese strategico per il vino italiano, attualmente troppo gravato da dazi e difficoltà di penetrazione.
“Il sistema autorizzativo - ricorda il presidente Uiv, Ernesto Abbona - è un tema centrale per noi, visto che la competitività del vino italiano è dovuta anche a una ragionata strategia di gestione del potenziale viticolo e alle scelte intraprese in tale materia a livello europeo, nazionale e territoriale. Abbiamo più volte evidenziato che l’attuale quadro normativo Ue presenta numerose criticità, dovute in particolare alla rigidità nell’assegnazione del potenziale, nonché al meccanismo di salvaguardia. Le limitazioni agli impianti stabilite dal sistema autorizzativo non consentono l’aumento delle dimensioni aziendali e, dunque, limitano lo sviluppo delle imprese rispetto ai competitor internazionali. Basti pensare - continua Abbona - che la superficie vitata media di un’azienda vitivinicola californiana è di 36 ettari, di una sudafricana 30 ettari, di un’australiana 30, di una cilena 13,5, a fronte di 1,8 di una italiana. In particolare, la mancanza di flessibilità del sistema rende impossibile un adattamento dinamico al mercato. In tal senso, auspichiamo i già sollecitati correttivi al sistema delle autorizzazioni, nell’ambito della riforma della PAC post-2020”.
Che ci sia qualcosa da rivedere all’attuale funzionamento del sistema delle autorizzazione è opinione condivisa anche da Lamberto Frescobaldi, a capo della storica griffe del vino toscana e vicepresidente Uiv, che a WineNews ha raccontato come, “col senno di poi e per come stanno andando le cose, dovremmo alzare la soglia fino al 3%, specie vedendo quelle che sono state le richieste. Però, bisogna anche fare in modo di legare le domande a qualche paletto, a partire da una fideiussione, perché tante cantine fanno richiesta senza averne l’effettivo potenziale. Sulla gestione, penso che con un coordinamento nazionale, come inteso dall’Europa, invece che regionale, la totalità delle autorizzazioni all’impianto avrebbe avuto una redistribuzione più efficiente: in Toscana - conclude Frescobaldi - l’1% è più che sufficiente, in altre Regioni no, certo la crescita del Prosecco fa un po’ paura, il rischio che i prezzi calino c’è, ma ci vuole anche coraggio”.
Il rapporto tra mondo del vino ed Europa però, nelle ultime settimane, sembra essersi incrinato, con il documento “Crossborders aspects in alcohol policy-tackling harmful use of alcohol”, voluto dalla presidenza Estone, che “ha identificato l’uso dannoso dell’alcol come una delle sue priorità in campo sanitario”, senza fare al suo interno alcuna distinzione tra vino e superalcolici, e tra consumo ed abuso.
“Il documento voluto dalla presidenza estone alla Ue - commenta a WineNews il consigliere Uiv ed amministratore delegato di Ruffino, Sandro Sartor - è preoccupante, equipara qualunque livello di consumo di qualunque tipo di prodotto. Mi fa piacere che il Governo abbia preso una posizione chiara e netta, preparando un documento di dissenso e facendolo allegare alla dichiarazione finale. Siamo assolutamente contrari alla visione del prodotto vino che ne hanno i Paesi nordici, e ci fa molto pensare il fatto di essere stati soli e non aver trovato con noi, ad esempio, la Francia, la Spagna ed il Portogallo. Voglio pensare che la frattura tra diverse filiere non abbiano permesso alla politica di avere una voce unica in Europa”.
Più “fresca”, e decisamente più positiva, la chiusura dell’accordo di libero scambio commerciale tra l’Ue e il Giappone, appena annunciato dal Commissario Ue Cecilia Malmström, che offrirà un prezioso accesso preferenziale ai vini dell’Unione Europea, smantellerà le barriere tecniche che attualmente ostacolano il commercio del vino e riconoscerà il sistema europeo di indicazioni geografiche (IG). “Ringraziamo la Commissione europea, che ha negoziato l’accordo, e le istituzioni nazionali con le quali Uiv ha collaborato lungo tutta la durata dei dialoghi, per questo importantissimo risultato. Il Giappone - sottolinea il presidente Uiv Abbona - rappresenta un mercato strategico per il nostro vino, il primo nel continente asiatico. L’export, nei primi 9 mesi 2017, è cresciuto del 7,8% in volume e del 7,4% in valore. Con questo accordo, la cui chiusura ci era stata anticipata dalle Istituzioni Europee in occasione della nostra missione a Bruxelles del 22 novembre, abbiamo vinto una grande battaglia per il settore vinicolo europeo. Chiediamo che venga ratificato in tempi brevi - aggiunge Abbona - al fine di permettere al nostro comparto di rafforzare la propria competitività in Giappone, messa in discussione da altri Paesi, Cile in primis, che hanno stipulato accordi preferenziali diversi anni prima dell’Ue e che, grazie a questi accordi, hanno aumentato le loro quote export in maniera significativa, a danno soprattutto dell’Italia”.
E se i mercati più lontani, dagli Usa al Giappone, rappresentano, alternativamente, preoccupazione e speranza, una certezza arriva dall’Italia, che, come racconta lo stesso Ernesto Abbona a WineNews, “è sempre un mercato interessante, e lo è sempre di più nella misura in cui l’appeal dell’enogastronomia italiana attrae turisti da tutto il mondo, al pari di musei e paesaggi. Stiamo vivendo un momento si successo, come dimostra la legge sull’enoturismo, un settore che crea lavoro e fatturato. In questo senso, il mondo del vino meriterebbe maggiore attenzione, specie quando si parla di gestione dei fondi europei. E non è vero che siamo così frammentati, quello del vino è un mondo molto unito, ma rappresenta tanti prodotti, tanti marchi e tanti territori diversi, una diversità che ci dà anche modo di penetrare mercati e target diversi con attenzione. Vino, del resto, vuol dire gioia, una gioia non esclusiva, ma per tutti”.
Certo è, che il 2017 è stato “un anno sicuramente complesso - aggiunge Abbona - che non ci ha risparmiato difficoltà e battute di arresto. Le nostre imprese hanno risentito molto dell’andamento climatico bizzarro e la perdita della leadership in Usa ne ha incrementato ulteriormente lo stato di sofferenza. Abbiamo lavorato duramente per valorizzare le attività di tutti gli imprenditori vitivinicoli italiani che continuano a macinare record, soprattutto in termini di qualità. Sul fronte dell’export, purtroppo, siamo troppo rallentati da un sistema burocratico e amministrativo che ci fa perdere in competitività. La vitalità imprenditoriale e l’eccellenza delle nostre produzioni - conclude il presidente Uiv - necessitano del supporto delle Istituzioni in una logica di sinergia, per dare impulso ad un nuovo modo di fare business, radicato fortemente sul territorio ma proiettato nel mondo grazie anche a strategie di sistema studiate ad hoc”.

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