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Dall’idea idilliaca che aveva il Petrarca, di “luogo d’otium operoso”, alla “green economy” spiegata da Slow Food. È stato l’orto il protagonista indiscusso dell’appuntamento culturale, nella tenuta di Villa della Torre (Allegrini), in Valpolicella

Non Solo Vino
L’orto bio a Villa della Torre (Allegrini) a Fumane in Valpolicella

Dall’idea idilliaca che aveva il Petrarca, di “luogo d’otium operoso”, alla “green economy” spiegata da Slow Food. È stato l’orto il protagonista indiscusso dell’appuntamento culturale, di scena ieri nella tenuta di Villa della Torre (Allegrini) a Fumane in Valpolicella, per inaugurare il nuovo orto biologico dell’azienda, aperto con la piantumazione dell’alloro dedicato a Laura (info: www.villadellatorre.it), e che sarà un’importante risorsa della cucina di Villa della Torre. L’intento è, infatti, quello di mantenere le tradizionali colture della residenza rinascimentale, prima fra tutte le spezie che rappresentavano un elemento fondamentale per la conservazione dei cibi. La lavanda per i dolci, il timo, l’elicriso perfetto per i brasati, l’origano, la maggiorana, la menta per i sorbetti, l’assenzio, la melissa ed il mirto che, pur non essendo tipico del territorio, esalta con eleganza le caratteristiche della pecora brogna reintrodotta sui monti Lessini.
Francesco Petrarca, l’autore del Canzoniere fu anche un appassionato e solerte orticoltore. Le sue abitazioni avevano lo statuto di “Casa Giardino” ed assieme di “Orto Paesaggio”. Volle l’orto anche nelle due case di Parma e nelle tre di Milano, mentre il Canzoniere lo pensò, negli ultimi anni di vita, ad Arquà, luogo d’otium operoso, capace di stupire gli amici che gli venivano far visita. In tempi recenti l’orto è tornato prepotentemente di moda. Nel contesto, ampio e diversificato, di quella che viene universalmente definita “Green Economy”, molto merito della rinnovata sensibilità verso la pratica dell’orto, è da attribuirsi al movimento Slow Food, che ha creato orti in città, nei cortili delle scuole, in piccoli appezzamenti di campagna, in ogni continente compresa l’Africa con le sue situazioni estreme, accompagnando sempre l’esperienza ad un profilo forte di educazione permanente e determinando un vero e proprio brand “sociale”.
Tra i relatori del convegno anche Domenico Luciani, già direttore della Fondazione Benetton Studi e Ricerche, che ha approfondito il tema “I Luoghi di Petrarca” esaltando le rivoluzionarie intuizioni che il poeta dedicava alla ricerca del luogo ideale: “il luogo - dice Luciani - è visto con una nuova concezione, un luogo che deve fare bene e proteggere, in cui il sublime è insieme orrifico e meraviglioso”.
Ha chiuso l’incontrola professoressa dell’Università di Torino, Cristiana Peano, che ha portato la testimonianza di Slow Food: “l’agricoltura di oggi del mondo occidentale si sviluppa all’interno delle città, sta vivendo un nuovo vigore e rappresenta una moda, un’idea di sostenibilità: ben diverso dal ruolo che l’orto ha nei paesi in via di sviluppo. La nutrizione al centro degli obiettivi di Slow Food come miglioramento alimentare, ma anche le donne che sono coloro le quali si occupano della progettazione e conduzione dell’orto. Infine - conclude - il modello di agricoltura: lavorare un orto significa ragionare su sistemi complessi, piante che sulla solita porzione di terra, hanno funzioni diverse. L’approccio di Slow Food nei confronti degli orti è quello di creare sistemi sostenibili da un punto di vista ambientale, economico e sociale, un orto che rappresenti un luogo di scambio di informazioni e di saperi”.

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