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Dall’idromele alla pesca nel sacchetto, dai pomodori prunilli ai capperi di Pantelleria, dalla mela rosa dei Monti Sibillini alle lenticchie di Castelluccio di Norcia: i prodotti “estinti” e salvati dagli artigiani del gusto protagonisti a “Taste”

Non solo le nuove tendenze del gusto, che cambiano anche per via della maggiore attenzione alla salute e all’ambienti, con il numero di vegetariani e vegani, per esempio, in crescita esponenziale. A “Taste” n. 10, kermesse dedicata alle eccellenze del gusto, organizzata a Firenze (si chiude oggi) da Pitti Immagine, ideata da “Il Gastronauta”, Davide Paolini, al centro dell’attenzione anche tutti quei prodotti praticamente “estinti”, salvati, recuperati e valorizzati da artigiani del gusto di tutta Italia.
Dall’idromele alla pesca nel sacchetto, dai pomodori prunilli ai capperi di Pantelleria, tornano così sulle tavole di tutto il mondo le storie e le tradizioni eno-gastronomiche d’Italia, difese dall’oblio grazie all’impegno di alcune coraggiose aziende agricole.

Il merito è anche dei Presìdi Slow Food, il cui obiettivo è sostenere le piccole produzioni tradizionali, come quella di Chimere, una giovane impresa nata nel giugno 2014, che cura la promozione dell’Idromele, prodotto dall’Associazione Produttori Apistici Umbri a Foligno. Bevanda antichissima (più del vino), l’idromele è nota per il potere inebriante ed è ricca di sostante nutritive benefiche.

Scendendo a Sud, in Puglia, Paolo Petrilli è un’azienda che mira al recupero dei ceppi
autoctoni e la raccolta manuale dei frutti. Tra le varie produzioni c’è la passata di “prunilli”, pomodorini rotondi di Lucera, coltivati in aridocultura (con la sola acqua delle precipitazioni naturali): un antico processo che riduce il raccolto fino al 70%, ma regala un aroma intenso.

Invece la più grande azienda biologica del parco nazionale del Vesuvio, Casa Barone, si prende cura del pomodorino del Piennolo del Vesuvio, particolare, oltre che per il tipico sapore dolce-acidulo, per la caratteristica di conservarsi, dopo la raccolta in luglio, fino a inverno inoltrato.

L’azienda agricola La Golosa, di Montelparo (Fermo), punta a valorizzare un frutto la cui coltivazione era stata quasi abbandonata: le Mele Rosa dei Monti Sibillini, caratterizzate da una polpa acidula e zuccherina.

Invece la Cooperativa della Lenticchia di Castelluccio di Norcia riunisce l’operato dei coltivatori di questo legume unico per le sue dimensioni ridotte e per il suo sapore (nel 1997 la Comunità Europea ha conferito il riconoscimento Igp).

Dall’altra parte dello stivale, in provincia di Enna, l’azienda agricola Samperi tutela la Pesca nel Sacchetto che deve la sua fama alla pratica dell’insacchettamento, utilizzata per proteggere ogni singolo frutto dagli attacchi di insetti e intemperie.

Invece a Pantelleria l’azienda artigianale Bonomo & Giglio si è segnalata in tutto il mondo come realtà che produce e trasforma il noto Cappero di Pantelleria.

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