Apicoltori di tutto il mondo, unitevi: con questo grido di battaglia si riunisce a Torino, in occasione di “Terra Madre” (21-25 ottobre), l’evento della comunità globale del cibo di Slow Food, in contemporanea con il “Salone Internazionale del Gusto”, “l’Onu delle api”, con centinaia di apicoltori in arrivo da tutti i continenti. Dai produttori di miele di Lezhe (Albania) a quelli dei boschi di Jujuy (Argentina), dagli apicoltori di Gegharkunik (Armenia) ai produttori di miele di api native del Maranhão (Brasile), dagli apicoltori biologici delle province di Shandong, Jilin e Heilongjiang (Cina) ai produttori Yacoubas della Regione delle Montagne (Costa d’Avorio), i rappresentanti di decine di Paesi affronteranno il tema centrale del “Declino mondiale di api e apicoltura”. E non mancheranno naturalmente gli italiani dell’Unaapi (Unione nazionale apicoltori italiani) che animeranno il dibattito e gestiranno l’“Honey Bar” con la possibilità di degustare e apprezzare la diversità dei mieli di ogni angolo della Terra.
“L’Europa ha appena dichiarato il suo fallimento rispetto gli obiettivi di difesa della biodiversità che si era data nel 2006 - sottolinea il presidente dell’Unaapi Francesco Panella - ha infatti, tra l’altro, constatato l’aggravarsi ulteriore della crisi degli impollinatori. Il declino delle api e di tutti gli impollinatori (-60% di farfalle nella Ue in solo 20 anni) è frutto dell’inadeguatezza della stessa Comunità Europea nell’autorizzare l’uso di pesticidi neurotossici che esplicano il loro subdolo effetto su tutte le forme viventi e sulle api, più fragili e sensibili, in particolare. E’ ora che Europa e mondo intero - aggiunge Panella - siano meno irresponsabili nell’uso di pesticidi. L’incontro di Terra Madre/Terra dei Mieli sarà occasione per dare più forza e voce a questa necessità, oramai improrogabile!”.
Nell’anno della biodiversità, il miele, simbolo stesso della biodiversità, è a rischio e i governi, in particolare quelli dei Paesi ricchi, tardano a prendere decisioni efficaci. Il declino mondiale di api e apicoltura è solo apparentemente inarrestabile, l’esempio dell’Italia dimostra, infatti, che è possibile invertire la tendenza.
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