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DALLA MELA “ZITELLA” ALLE VIOLETTE E GERANI FRITTI, DALL’“AZZERUOLO” AGLI ANTICHI INSEDIAMENTI RUPESTRI: L’AGRICOLTURA VIRTUOSA CHE RISCOPRE GLI ANTICHI SAPORI VALE 11 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO. COSI’ LA CIA CHE OGGI HA INCONTRATO IL MINISTRO CATANIA

Dalla mela “zitella” alle violette e ai gerani fritti, dall’“azzeruolo” agli antichi insediamenti rupestri: l’agricoltura virtuosa che riscopre sapori e luoghi dimenticati se valorizzata, potrebbe valere 11 miliardi di euro l’anno, più del doppio del giro d’affari del turismo enogastronomico italiano. Parola della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori che oggi in Campidoglio a Roma ha premiato con la “Bandiera Verde” aziende e comuni italiani impegnati in questa “caccia al tesoro”. Accanto a un made in Italy fatto di agricoltura tipica e di territori splendidi senza eguali nel mondo, che è in grado di “muovere”, oggi, oltre 5 miliardi di euro l’anno, infatti, per la Cia, ce n’è un altro, finora “sommerso”, che va sapientemente “dissotterrato” e riadattato agli attuali modelli di business.

Un esempio? Il felice mix di tradizione e innovazione realizzato da un’azienda del Molise che produce “pappe” per la prima infanzia alla mela “limoncella” o alla mela “gelata”, frutti dimenticati che riportano i bambini del terzo millennio indietro nel tempo, fino agli inizi del ‘900. In questo modo, gli “antenati” degli omogeneizzati, ma più salubri e al 100% “bio”, sono pronti a diventare i preferiti dalle mamme più moderne, attente e consapevoli. Si tratta, dice la Cia sventoleranno, di tutte quelle realtà aziendali che hanno dimostrato di saper valorizzare il passato traducendolo in opportunità economica, interpretando l’agricoltura in modo diversificato e multifunzionale. È lo stesso atteggiamento che ha portato i fiori nei piatti di un agriturismo marchigiano, dove le mani abili di un grande “chef-agricoltore” li trasforma in gustosissime fritture multicolori.

Ma oltre ai prodotti della terra, l’altro “tesoro” da “disseppellire”, secondo la Cia, sono i tantissimi luoghi dimenticati distribuiti su tutto lo Stivale: una miniera di scenari unici e scorci meravigliosi, potenziali “calamite” per il turismo “verde”, come il giardino di Kolimbetra, un piccolo “Eden” nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, dove la Confederazione ha ripiantato un agrumeto, composto di antiche cultivar di arance, che sfrutta il sistema idraulico in pietra di epoca pre-ellenica. Oppure l’inestimabile valore del vitigno dell’Alba Rosa, riscoperto da un’azienda romana, unico esempio di un patrimonio biodiverso andato perduto, il cui Dna è sconosciuto anche alla banca dati dei vitigni italiani. Ma anche la “sulla”, le “melelle”, il “mandolino” e le susine “rustichella” recuperate dal Comune di Fratte Rosa.

Ancora: progetti come quello del Comune di Bari, volti al restauro dei vecchi tratturi, percorsi in passato dalla transumanza, e dei muretti a secco, storiche icone di una civiltà antica e rurale. Per non parlare di piccoli e piccolissimi musei “contadini”, disseminati su tutto il territorio nazionale, o delle tante “perle” naturalistiche tutte visitabili gratuitamente, ma che, se più strutturate, produrrebbero un indotto di qualche centinaia di milioni di euro l’anno: dal “museo della canapa” in un paesino a 40 chilometri da Roma al museo di un’azienda suinicola nel mantovano che espone centinaia di gadget, che hanno come protagonista unico il maiale. Ma ci sono anche strategie di mercato originali e innovative adottate da aziende che riproducono al proprio interno un’intera filiera: dalla produzione alla trasformazione alla vendita diretta. Un ciclo chiuso rappresentato ad esempio da un’impresa umbra dove si allevano maiali e nella salumeria aziendale si possono acquistare non solo prosciutti, ma anche porchetta. Dall’Emilia Romagna, invece, arriva la “trovata” del baratto tra imprese, che completano il proprio listino di prodotti scambiando i propri con quelli del “vicino”, avendo a disposizione tutti gli ingredienti necessari ai menu delle mense scolastiche che riforniscono, o ai Gruppi di acquisto solidale che gestiscono.

Ma l’agricoltura virtuosa è anche quella che opera nel sociale. E la Cia, da sempre sensibile ai temi della legalità, ha premiato, alla presenza di Don Luigi Ciotti, la cooperativa “Libera Terra Mediterraneo” per il progetto “Il g(iu)sto viaggiare”, che promuove turismo e prodotti delle terre confiscate alle mafie. Per il loro grande contributo al settore dell’agricoltura sociale, tra i premiati, anche Don Armando Zappolin, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, e Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo della Diocesi Campobasso-Boiano. Un premio speciale è andato anche a personalità del mondo dell’informazione che si sono distinte per la loro costante attenzione e sensibilità alle questioni dell’agricoltura e dell’agroalimentare made in Italy: il responsabile della redazione economica dell’Ansa, Andrea Linares, il conduttore di “Occhio alla spesa” Alessandro Di Pietro e l’autore e conduttore del programma di Telenorba “Agri 7”.

Focus - Dalle misure sui fabbricati rurali a quelle sui terreni agricoli, le grandi questioni con cui l’agricoltura deve fare i conti. La Cia al Ministro Catania: “misure devastanti per le imprese”

“Uno strumento di lavoro, come la stalla, il magazzino, la cascina, o il “bene terra” indispensabile per produrre derrate alimentari non possono avere una tassazione così pesante. Le conseguenze per le imprese agricole sarebbero devastanti. Per questo motivo rinnoviamo l’invito affinché le misure relative all’Imu e agli aumenti catastali per i fabbricati rurali e per i terreni agricoli vengano bloccate con l’annunciato decreto “milleproroghe” e venga subito aperto un tavolo di confronto tra organizzazioni agricole e governo per affrontare l’impellente problema e per dare vigore e slancio alla crescita dell’imprenditoria agricola che la manovra economica ha completamente ignorato”. E’ questo l’appello lanciato oggi a Roma dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi nell’incontro tra i dirigenti dell’Organizzazione e il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Mario Catania sui principali temi del settore primario, dalla Pac alla politica agraria nazionale, dai rapporti di filiera ai provvedimenti decisi dall’esecutivo.

E proprio al Ministro Catania il presidente della Cia ha chiesto di farsi promotore del tavolo di confronto “che va aperto - ha detto Politi - presso il Ministero delle Politiche Agricole, di concerto con quello dell’Economia. E’ indispensabile correggere misure penalizzanti che avrebbero un costo drammatico per le imprese agricole, che già sono oppresse da oneri produttivi, previdenziali e burocratici pesantissimi. Questo non significa che l’agricoltura si vuole sottrarre dalle proprie responsabilità e che non intende fare la sua parte in un momento in cui si chiedono sacrifici a tutto il Paese. Al contrario siamo pronti a dare il nostro contributo, ma non possiamo accettare provvedimenti che rischiano di mettere fuori mercato migliaia di aziende. Ecco perché sollecitiamo l’avvio di una discussione nella quale affrontare i vari aspetti dei problemi che oggi condizionano il futuro dell’imprenditoria agricola nazionale”.

“La manovra del governo Monti - ha rimarcato il presidente della Cia - riserva, purtroppo, all’agricoltura solo “lacrime e sangue”. Gli effetti del cosiddetto decreto “Salva Italia” saranno dirompenti. La situazione per il settore primario rischia di esplodere visto che proprio le aziende agricole sono state ingiustamente escluse dagli interventi a sostegno delle piccole e medie imprese. Sugli agricoltori, peraltro, oltre al fisco, graveranno onerose aliquote contributive”.

“Così non va. Capiamo la gravità della situazione economica e finanziaria, comprendiamo l’esigenza della linea del rigore per risanare il pesante debito pubblico, ma questo - ha avvertito Politi - non può assolutamente tramutarsi in un gioco al massacro per le imprese agricole italiane. Se veramente l’orientamento del governo è quello dell’equità, pretendiamo che questa riguardi anche l’agricoltura. I tempi e i modi per correggere la manovra ci sono tutti. Il decreto “milleproroghe” è l’occasione ideale per dare le risposte opportune alle legittime richieste di migliaia di agricoltori che sono con il fiato sospeso e vivono attualmente la loro esperienza professionale con grande affanno. D’altronde, al premier Monti le organizzazioni agricole hanno presentato un articolato documento unitario che prevede misure per lo sviluppo anche a costo zero. Siamo pronti a discutere con serietà e massima concretezza”.

“Al Ministro Catania - ha detto il presidente della Cia - sollecitiamo, quindi, di farsi portavoce presso il governo delle istanze degli imprenditori agricoli italiani e di impegnarsi affinché alle aziende si diano i mezzi e gli strumenti per crescere e competere con efficacia sui mercati”. Al responsabile delle Politiche Agricole la Cia ha anche fatto presente l’esigenza che, accanto ad una forte posizione a livello Ue per tutelare gli interessi degli agricoltori italiani nel difficile confronto sulla Pac post 2013, “occorre promuovere un dibattito franco e concreto fra tutti i soggetti della filiera agroalimentare e le istituzioni centrali e locali per un cercare di sviluppare un nuovo progetto di politica agraria. Un percorso che deve avere il suo punto focale nella Conferenza nazionale sull’agricoltura e lo sviluppo rurale. Appuntamento più volte annunciato, ma mai finora realizzato. Tutto ciò suona come un imperativo categorico, imposto dal dramma economico e sociale in cui vivono migliaia di imprese agricole del nostro Paese”.

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