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DALLA PASTA AL PROSCIUTTO, DALL’OLIO AL FORMAGGIO … IL FALSO E' SERVITO

L’occhio attento lo vede, ma per chi non è esperto il prodotto alimentare di imitazione è fatale. Si nasconde tra bandierine colorate, false assonanze, etichette artefatte. Insomma l’alimentare “taroccato”, oltre ad essere ormai di moda, è diventato una vera è propria opera d’arte. L’inganno, è proprio il caso di dirlo, è servito nel piatto, e per chi se ne accorge troppo tardi la sorpresa arriva a tavola. All’estero è ormai di rigore trovare sui banchi dei supermercati prodotti fatti a imitazione di quelli tipici italiani. Sembra cosa da poco, e invece questa concorrenza sleale porta a una vera e propria truffa ai danni dei prodotti italiani, che rende a chi la pratica oltre 50 miliardi di euro, circa la metà del fatturato dell’industria alimentare italiana.

Tra i prodotti imitati, distribuiti sui vari mercati mondiali, figurano in particolare vini, paste alimentari, riso, formaggi, conserve di pomodoro, prosciutti, salami e insaccati, olio d’oliva, caffé espresso, aceto balsamico e addirittura polenta, pesto e altri condimenti vari. Insomma un vero e proprio menù del falso: dall’antipasto al dolce non c’é alimento che non possa avere, tra gli ingredienti, un prodotto che con il “made in Italy” non ha nulla a che fare.

Sui formaggi la varietà di imitazioni è senz’altro grande: oltre ai classici “parmesan”, ”ricotta”, “mozzarella” e “mascarpone” di produzione locale, vengono commercializzati anche formaggi tipo “provolone”, “fontina”, “gorgonzola” e “pecorino romano”. Tuttavia questi ultimi, essendo formaggi dop,vengono venduti al di fuori dei Paesi Ue dove la protezione e la repressione per questo tipo di imitazioni sono meno efficaci.E, nel caso non possano essere usati nomi ufficialmente registrati presso le autorità locali, si gioca sull’assonanza, come nel caso del “gonzola” o del “cambonzola”, formaggio prodotto in Germania e venduto in molti Paesi del mondo. I maggiori imitatori sono gli Usa, alcuni Paesi europei e l’Australia.

Tanta è poi la pasta imitata immessa con sostantivi italiani o bandiere tricolori sul mercato nei Paesi Ue, in Svizzera, Australia, Nord e Sud America. Sono centinaia i casi di pirateria che riguardano il piatto principe delll’alimentazione italiana e, per scovare questi “falsi”, secondo quanto segnala la Coldiretti, non occorre recarsi all’estero, ma è sufficiente una breve navigazione in internet su siti come www.tuttopasta.com.au , in Australia, dove è possibile acquistare dei “fusilli siciliani” che, però, non hanno la forma dei fusilli. O, sempre sull'isola dei canguri www.san-remo.com.au per comprare la pasta al pollo e funghi. In America Latina, il sito messicano www.laitaliana.com.mx/ offre diversi prodotti con la sua marca ItalPasta; in Venezuela www.parmigiana.com vende pasta fresca e secca di vario tipo.

Sui vini l’imitazione riguarda un pò tutti i vitigni, in realtà prodotti poi in alcuni Paesi del Sud America o in California. Ma oltre ai vitigni italiani, alcuni produttori esteri usano nomi italiani (come ad esempio “Venezia” o “Etrusco”); altri usano parole italiane che richiamano il nostro Paese. Questa concorrenza sleale riguarda in maggior misura Usa, Canada, Australia e alcuni Paesi sudamericani come Brasile e Argentina.

Non mancano immense produzioni di conserve di pomodoro del raro “San Marzano” che invadono il Nord America e alcuni Paesi europei come la Germania. Sull’etichetta viene riprodotta la dizione “San Marzano - imported peeled tomatoes” in caratteri grandi, mentre in piccolo viene indicata la parola “style” che testimonia che non si tratta effettivamente di prodotti di qualità San Marzano.

Alla lista delle imitazioni non sfugge il prosciutto. Le imitazioni si registrano in massima parte in Usa, Australia e Canada, sfruttando la mancanza del prodotto originale. Va infatti ricordato che le autorità di questi Paesi vietano tuttora l’importazione di prosciutto, insaccati e alcuni tipi di carni conservate di origine suina di provenienza europea. Solo nel 1985 è stato possibile ottenere una speciale autorizzazione ad esportare negli Usa prosciutto di Parma e di Carpegna e successivamente, dal 1996, anche il prosciutto San Daniele. In questa nicchia si sono inseriti i produttori locali e canadesi che hanno registrato il marchio “Parma Ham”, “Daniele” e “San Daniele Ham”, e hanno introdotto altri prodotti che di italiano hanno solo il nome, come mortadella e soppressata.

In quasi tutti i Paesi del mondo, infine, una forte concorrenza sleale caratterizza l’olio di oliva. Così vengono messi in vendita prodotti “italian style” che riportano in etichetta nomi tipicamente italiani come “Italica”, “Gemma”, “Tuscan oil”, prodotti rispettivamente in Turchia, Spagna e California.

Fonte: Ansa

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