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VISIONI

Dalla teoria alla pratica: i tre Master of Wine italiani produrranno il loro vino in Sicilia

Si chiama “Officina del Vento” la vigna-manifesto di Gabriele Gorelli, Andrea Lonardi e Pietro Russo. Le prime bottiglie di Grillo a fine estate
ANDREA LONARDI, GABRIELE GORELLI, MASTER OF WINE, Pietro russo, SICILIA, Italia
I tre Master of Wine italiani firmano un vino in Sicilia

Chissà se, in mezzo ad una miriade di masterclass, convegni e consulenze, in compagnia di produttori, personaggi di spicco e celebrities, li vedremo un giorno impegnati tra i filari a potare o a vendemmiare: intanto i tre Master of Wine italiani - Gabriele Gorelli, Andrea Lonardi e Pietro Russo - hanno comprato una vigna in Sicilia, decisi a produrre il loro vino. Che ci si aspetta quantomeno perfetto, visto che nasce dall’esperienza di chi, lungo il proprio percorso per conquistare il titolo più ambito, importante e complesso del mondo del vino, ha assaggiato migliaia e migliaia di etichette, prodotte nei più importanti territori dell’enologia internazionale. Si chiama “Officina del Vento” la vigna-manifesto, un ettaro di terra nella riserva naturale dello Stagnone a Marsala, acquistata nel 2022. Le prime bottiglie di Grillo saranno pronte a fine estate. “Non è un progetto imprenditoriale - dicono i tre Master of Wine - ma un modo per restituire un futuro ad un’area votata e oggi in stato di abbandono”.
Tutto nasce quando il siciliano Pietro Russo (ultimo in ordine di tempo a conquistare, nel 2024, il titolo di Master of Wine, unendosi così al toscano Gabriele Gorelli, primo italiano in assoluto, nel 2021, e a al veneto Andrea Lonardi, nel 2023) segnala una vigna abbandonata ai suoi amici, con cui ha condiviso un percorso di studio durato anni. La zona è quella dello Stagnone, una riserva naturale di Marsala, a due passi dal mare, con un habitat tipico della laguna, acque basse e piante vecchie di 30 anni, ma attualmente in stato di degrado, con parcheggi e locali. Immediata la decisione di acquistarla, per accendere i riflettori su una zona dal grande potenziale, con la volontà di attirare qui nuovi investimenti, magari di giovani produttori, ai quali i tre esperti mettono a disposizione il proprio know how e la propria visione. Da qui anche il nome della vigna, ispirato ad un concetto di “vento di futuro”. L’obiettivo è rilanciare questo territorio che gode di una grande vocazione enologica, in cui le vigne non soffrono la siccità per abbondanza di acqua dolce nel sottosuolo e le uve hanno carattere grazie al sale.
Le prime 4.000 bottiglie saranno pronte a fine estate, prodotte con uve Grillo vendemmiate nel 2023, affinate in acciaio e solo in minima parte in barrique. “Vogliamo che si sentano l’uva e il mare, non il legno. Qui si possono fare grandi bianchi e con questo progetto ci piacerebbe dimostrarlo”, ha dichiarato Pietro Russo - che ha seguito tutta la vinificazione in una cantina della zona - a “Cook” del Corriere della Sera.

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