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TENDENZE

Dalle varietà autoctone ai rossi inglesi: i trend del 2023 sul mercato del vino Uk secondo Bibendum

Nelle previsioni del distributore britannico anche il ritorno del Lambrusco sulla scena, i piccoli produttori di Champagne e la miscelazione di domani
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Lo Champagne nei calici (ph: Signorvino)

La ricerca di nuovi produttori di Champagne, il ritorno del Lambrusco e delle bollicine rosse, la sorpresa dei rossi inglesi, la curiosità per le varietà autoctone, il boom del Manzanilla, la nicchia del Macvin de Jura, i vini sudafricani prodotti da uve appassite, gli spirits asiatici, la ricerca della salinità nei cocktail, così come dei sentori affumicati e legnosi: sono i dieci trend che segneranno il mercato del vino e degli spirits nel 2023 secondo Bibendum, uno dei distributori di wine & spirits leader sul mercato Uk, che muove il 15% degli acquisti del settore dell’on trade nel Paese, uscito dalle difficoltà scaturite dalla Brexit, e tornato a crescere, toccando i 582 milioni di euro di vino italiano importato nei primi nove mesi 2022, il +14,9% sullo stesso periodo del 2021.

La Gran Bretagna torna così al centro della mappa, una meta cui tornare a guardare con attenzione, specie perché capace, storicamente, di indirizzare il mercato globale del vino, anticipandone mode e trend. Dopo un 2022 eccezionale per lo Champagne - che ha registrato una crescita dei fatturati del 2% - per il 2023 ci si aspetta che il focus si sposti sempre di più verso i piccoli produttori, ossia quei récoltant diventati manipulant e arrivati da poco sul mercato. Tra le novità del prossimo anno, il ritorno in pompa magna del Lambrusco, presente in 1 wine list su 5 dei ristoranti inglesi e, soprattutto, capace di conquistare i giovani: il 48% dei 18-45 è aperto al Lambrusco, con il 27% dei consumatori britannici che ha provato il Lambrusco e vuole riberlo, mentre il 33% non è interessato a berlo di nuovo. Altra tipologia in rampa di lancio sono i rossi inglesi, essenzialmente Pinot Nero, usato perlopiù nella produzione degli sparkling, ma che grazie alle estati sempre più calde sta trovando un suo spazio anche tra i vini fermi, che valgono il 6% del giro d’affare complessivo del vino inglese, che in totale vale 21 milioni di sterline.

Sarà ancora alta, nel 2023, l’attenzione per i vini da varietà autoctone da tutto il mondo, sulla scia di una voglia di sperimentare che porterà nei calici inglesi sempre più Xinomavro e Assyritko dalla Grecia, Jacquere, Savagnin, Trosseau da Jura e Savoia, Godello e Sumoll dalla Spagna e Grillo, Nero d’Avola e Zibibbo dalla Sicilia. Corre la Manzanilla, vino secco prodotto in Andalusia dalle uve di Palomino, la stessa varietà dello Sherry. Con i riflettori puntati da tempo sul Jura, cresce anche l’interesse per il tradizionale vino dolce e fortificato della zona: il Macvin du Jura. Occhio anche ai vini da uve passite prodotti in Sud Africa, da dessert, capaci di mantenere un equilibrio perfetto tra acidità e zuccheri.

Mettendo da parte il vino, nel mondo della miscelazione sono gli spirits asiatici ad ispirare la fantasia dei barman: non solo il sake, popolarissimo, ma anche lo Shochu e l’Umeshu, un liquore giapponese alla prugna, senza dimenticare gli ottimi whisky di Taiwan e Giappone, oltre ai gin provenienti da Giappone, Corea, Filippine e Singapore, ed il Soju, un distillato della Corea del Sud. Il tratto distintivo della miscelazione del 2023 sarà la salinità: un sapore amato dal 9% degli under 35, da ricercare in ingredienti a dir poco inconsueti, dalle alghe ai sali alternativi come il sale di cavalletta, il sale verde e il sale di verme. Infine, i sapori affumicati e gli aromi legnosi, altra frontiera da esplorare nei cocktail del 2023, tra alcolici affumicati, sali affumicati e persino latte affumicato, ma anche il legno di cedro, quercia e pino.

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