“Nel Recovery Plan che è ancora in fase di scrittura e si completerà a breve ho chiesto risorse nuove e significative nella tutela dell’ambiente come natura plasmata dall’uomo. Ho chiesto di mettere risorse specifiche per la tutela di parchi e giardini, risorse consistenti per tutelare i borghi che sono abbandonati e disabitati. 1 miliardo di euro per i cammini, e 650 milioni di euro per l’edilizia rurale”. Parole del Ministro della Cultura Dario Franceschini, intervenuto in un webinar promosso dal Fai, il Fondo per l’Ambiente Italiano. Un messaggio importante, di prospettiva, e che conferma, almeno nelle parole e nelle intenzioni, la visione del Governo di un futuro in cui i piccoli borghi d’Italia saranno (o torneranno ad essere) davvero importanti, al centro di scelte ed investimenti. D’altronde, secondo i dati della Fondazione Symbola guidata da Ermete Realacci, i 5.498 piccoli Comuni d’Italia (il 69,5% del totale), sono culla del 92% dei prodotti Dop e Igp e del 79% dei vini italiani più importanti, ovvero di quei prodotti che oltre a fare bello il nostro Paese nel mondo e a rappresentare fonte di una “ricchezza diffusa” in aree che altrimenti sarebbero destinate a rimanere abbandonate e depresse, sono anche scrigni di una ricchezza fatta di saperi e tradizioni da cui, spesso, nascono anche nuove idee ed innovazioni.
“Con la previsione di 1,65 miliardi di euro per il rilancio di piccoli borghi abbandonati si inizia a programmare l’Italia del post Covid oltre a salvare l’immenso patrimonio edilizio rurale italiano composto da 2 milioni di edifici rurali fra malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado”, dice il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nel commentare positivamente le parole di Franceschini. “Con la grande spinta verso lo smart working, il distanziamento e le limitazioni agli spostamenti - sottolinea la Coldiretti - l’emergenza ha stravolto le abitudini sociali e lavorative degli italiani che sono tornati a guardare le campagne fuori dalle città non solo come meta per gite fuori porta ma come scelta di vita dove godere di spazi abitativi più ampi con una maggiore sensazione di sicurezza e benessere tanto che il mercato immobiliare delle case in zone rurali o in piccoli borghi registra aumenti anche del 29% sui siti specializzati”.
Un fenomeno favorito anche dalla diffusione capillare dei piccoli comuni che incrementa la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali. In Italia i centri sotto i 5.000 abitanti, 5.498, ospitano il 16,5% della popolazione nazionale, secondo la Coldiretti su dati Istat, ma rappresentando il 54% dell’intera superficie italiana hanno anche ampi margini di accoglienza residenziale in un paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole, dalle dolci colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali in pianura alle malghe di montagna, dai verdi pascoli ai terrazzamenti fioriti, che contrastano il degrado ed il dissesto idrogeologico.
“Lo stanziamento di 650 milioni per il recupero degli edifici rurali, dai casali ai depositi, dai rustici alle stalle dismesse non rappresentano sono un immenso patrimonio edilizio da salvare ma anche sarebbe un’occasione importante - sottolinea Coldiretti - per recuperare fabbricati spesso abbandonati e salvare l’architettura rurale che dà forma al paesaggio ed esprime l’identità dei luoghi in una relazione di integrazione tra i sistemi produttivi locali e la conservazione della biodiversità agricola. Una opportunità per rivitalizzare le aree interne valorizzando l’identità territoriale e i sistemi produttivi locali. Una occasione anche per alleggerire la pressione demografica sui grandi centri urbani senza un ulteriore consumo di suolo e il rischio di cementificazione in un territorio già fragile. È chiaro che in questa ottica è necessario colmare i ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane visto che solo il 76% delle famiglie italiane dispone di un accesso internet e appena il 75% ha una connessione a banda larga ma la situazione peggiora notevolmente nelle aree rurali con appena il 68% dei cittadini che dispone di connessione a banda larga nei comuni con meno di duemila abitanti, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi al 2019”.
“Facciamo i conti ogni giorno con insostenibili ritardi sulle infrastrutture telematiche ed è quindi strategico superare il digital divide che spezza il Paese fra zone servite dalla banda larga e altre invece no, fra città e campagne, per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire” afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “si tratta di una scelta strategica importante anche per promuovere nuovi flussi turistici nelle campagne offrendo allo sguardo del visitatore la bellezza del paesaggio, le tradizioni e la cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente”.
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