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Dazi Usa, il vino italiano guarda a nuovi mercati. Ma il Mercosur vale lo 0,57% dell’export

L’analisi WineNews (dati Istat) sui quattro Paesi dell’area protagonisti dell’accordo con l’Ue: le esportazioni, nel 2024, a 46,7 milioni di euro
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Dazi Usa, il vino italiano mira a nuovi mercati. Ma il Mercosur vale lo 0,57% dell’export

Mentre si attende una svolta sulla questione dei dazi Usa, che appare ancora nebulosa, con il vino che, alla vigilia dell’1 agosto, data in cui dovrebbe partire l’applicazione delle tariffe sulle merci, dopo l’accordo “verbale” Usa-Ue, spera ancora di rientrare nella lista “zero-per-zero” (i cui tempi probabilmente si allungheranno, ndr), nelle ultime settimane, dalle organizzazioni di settore fino ai consorzi, in tanti spingono ulteriormente su un tema che non è mai passato di attualità, quello della diversificazione dei mercati. In particolare, sotto la lente di ingrandimento, c’è il Mercosur (i cui Paesi membri sono Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, la Bolivia ha infatti aderito nel luglio 2024, ed è per il momento esclusa dall’accordo, e il Venezuela è sospeso), area economica che tutte le analisi danno in grande sviluppo futuro, con le attenzioni, e le pressioni, da parte del mondo enoico, che spingono su una veloce ratifica dell’accordo tra Mercosur - Ue. Come è noto, lo scorso 6 dicembre, si sono concluse le negoziazioni, novità accolta con favore dal mondo del vino, e meno dalle organizzazioni agricole. L’accordo, in ogni caso, promette di eliminare i dazi sul vino, che in Brasile, per esempio, sono del 27%, di facilitare le procedure di importazione e di proteggere le Indicazioni Geografiche, aprendo, di fatto, prospettive inedite ed interessanti. Come ha sottolineato l’approfondimento dell’Italian Trade Agency sull’accordo di partenariato Ue-Mercosur (gennaio 2025), “per il settore agroalimentare, l’accordo prevede l’eliminazione dei dazi sulle importazioni di molti prodotti. Attualmente le tariffe applicabili nei paesi Mercosur al vino e alle bevande raggiungono anche il 35%”. Ovviamente diversificare i mercati è un’opportunità e qualcosa su cui insistere, soprattutto in questo momento storico dove le solide certezze, vedi mercato Usa che comunque resta ancora positivo nel 2025, e fondamentale, insostituibile (con i suoi 1,9 miliardi di euro nel 2024, e 667 milioni di euro nel primo quadrimestre, ndr) sono sempre di meno, e con un mercato italiano molto concentrato, con i primi 5 mercati (Usa, Germania, Regno Unito, Canada e Svizzera) che concentrano oltre il 60% dei valori. Ma quanto vale, ad oggi, il mercato del Mercosur per il vino italiano? Secondo i dati Istat, analizzati da WineNews, nel 2024 l’export verso i quattro Paesi membri dell’area rientranti nell’accordo ha raggiunto i 46,7 milioni di euro, ovvero lo 0,57% del totale (8,1 miliardi di euro). Il Brasile copre una grandissima quota, 41,3 milioni di euro (+12,6% sul 2023), davanti ad Uruguay (2,7 milioni di euro), Paraguay (1,9 milioni di euro) ed Argentina (669.946 euro). Nei primi quattro mesi del 2025 il Mercosur è andato in aumento sullo stesso periodo del 2024 (l’export ha generato 12,2 milioni di euro, +4,8%), ma con dei distinguo: Argentina, Uruguay e Paraguay sono in calo, il Brasile con 11,4 milioni cresce del 7,4% e continua, quindi, la sua marcia di crescita e di interesse per il vino italiano pur restando, però, ancora lontano dai numeri di altri Paesi. Certo, trovare qualcosa che possa fungere da alternativa agli Stati Uniti, soprattutto se dazi diventeranno realtà, sembra impossibile. Lo dicono i numeri: gli States, come detto, con 1,9 miliardi di euro, hanno acquistato quasi un quarto, in valore, del vino italiano venduto all’estero nel 2024, l’anno dei record. E anche in questo “strano” 2025 sono loro a importare più di tutti e ad incidere sull’andamento del comparto enoico italiano. Vero, allo stesso tempo, che non mancano i Paesi in crescita e che mostrano ottime potenzialità. Quando il mondo del vino fa pressioni sullo “sblocco” dell’accordo Ue-Mercosur, guarda soprattutto al Brasile, mercato che, come abbiamo visto, ha fatto progressi e potrebbe farli ulteriormente senza il “peso” di un dazio che, di conseguenza, favorisce le vendite di vino dei vicini competitor come Cile ed Argentina. Ma i numeri dicono che la strada è ancora lunga.

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