Di giorno in giorno continua a montare la preoccupazione per i dazi al 200% su vini e alcolici Ue minacciati da Trump, che, ad oggi, sono solo una bruttissima prospettiva anche se le prime conseguenze indirette già si iniziano a manifestare con il blocco degli ordini e delle spedizioni dall’Europa e dall’Italia. Nei giorni scorsi si sono moltiplicati gli appelli e le lettere di associazioni di categoria e rappresentanze internazionali rivolte alle istituzioni di Usa e Ue, senza dimenticare che molti territori del vino del Belpaese stanno scrivendo anche alle istituzioni italiane, perché facciano tutto il possibile per sbloccare quanto prima l’impasse ed evitare il peggio. Lo hanno fatto i Consorzi del Chianti e del Vino Nobile di Montepulciano dalla Toscana ma anche, uniti, i Consorzi del vino che traina ormai da anni le esportazioni italiane, ovvero il Prosecco. E, oggi, al Governo si appella, unita, anche l’intera filiera vitivinicola italiana (Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Allenza delle Cooperative Italiane, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi) chiedendo “di mantenere una posizione ferma in sede europea, invitando ad una trattativa di buon senso per il raggiungimento di un accordo volto ad evitare che si proceda all’applicazione dei dazi”.
“Gli Stati Uniti, come sappiamo - si legge nell’appello della filiera - rappresentano il principale mercato export per il vino europeo, con un dato italiano che si è attestato intorno ai 2 miliardi di euro nel 2024. Non possiamo rischiare che la minaccia di Trump diventi effettiva, dato che avrebbe effetti economici devastanti su un settore strategico come il nostro che genera un fatturato di 17 miliardi di euro, pari a circa il 10% del fatturato del F & B (food and beverage, ndr) italiano, e che rappresenta una fonte cruciale di occupazione per i nostri territori, con circa 870.000 persone tra operatori diretti ed indiretti”.
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