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PUBBLICI ESERCIZI

Deboli segnali di ottimismo dalla ristorazione, ma il saldo tra aperture e chiusure è negativo

Diminuiscono le cessazioni (4.192) sullo stesso periodo del 2022 (5.173). Bene Calabria, Valle d’Aosta e Trentino, secondo Fipe 

Dal mondo delle imprese della ristorazione arrivano piccoli segnali di ottimismo, anche se la ripresa è ancora in salita dopo le crisi della pandemia e del caro-prezzi dell’ultimo anno, dalle bollette alle materie prime. Secondo Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) i dati del secondo trimestre 2023 evidenziano un saldo ancora negativo tra aperture e chiusure (-1.154): le iscritte (3.038) risultano essere in aumento di 41 unità sul secondo trimestre 2022, ma ben al di sotto dei valori del 2019 (3.856). Il risultato rappresenta, tuttavia, un segnale incoraggiante poiché prosegue il trend positivo delle nuove imprese e, allo stesso tempo, le cessazioni (4.192) diminuiscono rispetto a quanto rilevato nello stesso periodo di un anno fa (5.173). Quello della ristorazione rimane uno dei settori più importanti del made in Italy, vera e propria intersezione tra filiere essenziali dell’economia nazionale e stile di vita delle comunità.
A livello territoriale solo Calabria, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige fanno registrare saldi assoluti positivi nel trimestre (rispettivamente +9,+8,+1). In tutte le altre regioni il saldo è negativo. Da segnalare i dati di Lazio e Campania dove i saldi sono rispettivamente pari a -157 e -139 unità.
A livello di comparto si registrano saldi negativi per ristoranti e bar, mentre le mense presentano valori positivi (+13 unità). In termini relativi, i ristoranti segnano un +2,4% delle iscritte sul trimestre precedente, mentre i bar -0,5% a testimoniare la progressiva difficoltà di questo segmento dell’offerta.

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