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DIVERSITÀ DI TERRITORI COME IN NESSUN ALTRO PAESE, COSÌ COME DI VITIGNI; SEMPLICITÀ DI ABBINAMENTO CON IL CIBO E IL FASCINO STORICO DI CERTE ZONE. ECCO I “4 ASSI” DEL VINO ITALIANO PER MR “THE WINE ADVOCATE” IN EUROPA, ANTONIO GALLONI (A WINENEWS)

Italia
Antonio Galloni, mister The Wine Advocate di Robert Parker in Europa

Diversità di territori come in nessun altro Paese, così come quella dei vitigni utilizzati; la semplicità di abbinamento con il cibo e il fascino storico (ed esclusivo) di certe zone: ecco i 4 assi del vino italiano nel mercato mondiale. Lo spiega a WineNews Antonio Galloni, mister “The Wine Advocate” (Robert Parker) in Europa.
Una visione avvalorata anche dal mercato Usa, ad oggi il più importante per il vino italiano, dove “è vero che da anni - spiega Galloni - si cercano sempre più vini di territorio e da vitigni particolari, perché ormai di vino buono se ne fa in tutto il mondo, e quindi si punta sull’eccellenza, che spesso si trova proprio in vini che parlano di un mix tra vitigno e territorio non replicabili altrove”. E di questo l’Italia è la più ricca, al punto che, aggiunge Galloni, “potresti assaggiare per tutta la vita solo vini italiani senza stancarti mai. E poi c’è una capacità di abbinamento al cibo e una piacevolezza a tavola che nessun altro Paese è in grado di offrire, che è una grande opportunità”. E poi, ancora, c’è una storia di vino, soprattutto in alcuni territori, che nessuno, se non in qualche caso la Francia, può vantare: “dal fascino del castello in collina nel Chianti Classico, o di Montalcino che è fortificata, o del Piemonte per i Baroli, e questo fa molta presa sul pubblico”.
Ma, spiega Galloni, ci deve essere un diverso atteggiamento nei territori, dove spesso non si capisce che le grandi cantine che fanno numeri e hanno aperto i mercati sono a sostegno dei piccoli artigiani che fanno l’eccellenza qualitativa, e viceversa: “la sfida più grande, per l’Italia, è combattere la tendenza a fare troppa polemica e a farla vedere nel mondo. Se vai da un produttore di Borgogna, per esempio, e gli chiedi del suo “vicino”, non senti mai una parola cattiva. E anche lì ci sono le stesse polemiche e discussioni di ogni altro luogo, però non lo fanno vedere fuori, e mantengono un’immagine alta verso l’esterno. Perché certi dettagli e problemi sarebbe meglio discuterli a “porte chiuse”, per non distruggere valore inutilmente”.

Focus - Antonio Galloni: il peso della critica ...
Da esponente della rivista di critica enologica più “temuta” del mondo del vino quale è “The Wine Advocate”, abbiamo chiesto a Galloni se sente il peso di questa responsabilità quando si mette a degustare e poi a recensire un vino. La risposta? “A Wine Advocate noi abbiamo sempre cercato di apprezzare il valore di vini fatti in tantissimi stili, non di eleggere uno stile a “migliore”. Sono cinque anni che lavoro per Parker, e ho dato voti altissimi a vini totalmente diversi, in Toscana al Brunello di Montalcino di Soldera come al Masseto, in Veneto ai vini di Dal Forno come di Quintarelli, in Piemonte ad Elio Altare o a Roberto Voerzio piuttosto che a Giacosa che Conterno, in Friuli Miani o Borgo del Tiglio come Gravner, il giudizio è indipendente dallo stile del vino, si cerca l’eccellenza e la personalità di quel vino. Non vorrei che la nostra critica influisca su come si fanno i vini, è pericoloso. Il fatto che possa influire non è deciso da noi, noi lavoriamo molto duro, poi è il mercato che decide il valore del nostro lavoro: se poi i voti hanno un certo peso vuol dire che il mercato valorizza il nostro giudizio. Il lavoro non cambia, è sempre lo stesso, assaggiamo e diciamo quello che pensiamo, in piena libertà, non abbiamo pubblicità e mai ne abbiamo avuta. E poi la stampa, in generale può avere ruolo importante nell’immediato, ma a lungo termine il mercato è molto intelligente, ed è il mercato che decide il valore del vino, non i giornali. Ci sono aziende con produttori “poco portati” per la stampa, e pur senza grande visibilità e recensioni vendono vini a prezzi altissimi, perché il mercato si accorge che c’è un valore ed è disposto a pagarlo, recensioni o meno. Al contrario, per esempio, adesso l’Australia, che ha avuto punteggi altissimi e non solo da noi, è in grossa difficoltà con il mercato dei vini. Il che vuol dire che il mercato non ha apprezzato quel vino, al di là di tutti i punteggi. Ma è normale pensare che la critica possa guidare i gusti, e forse nel breve termine è vero, ma nel tempo la qualità viene premiata al di là della critica, e questo si vede”.

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