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CIBO E VINO DI QUALITÀ

Dop e Igp, il futuro si gioca tra Italia ed Europa, tra sovranità alimentare e regolamenti Ue

Da Rapporto Qualivita-Ismea n. 20 la visione del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e dell’eurodeputato Paolo de Castro
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Dop e Igp, il futuro tra Italia ed Europa, tra sovranità alimentare e regolamenti Ue

Oltre al loro indiscusso valore economico (19,1 miliardi di euro alla produzione), intorno a Dop e Igp si possono fare tanti ragionamenti, e scrivere idee di futuro che sanno di legame con il territorio di qualità, di sostenibilità ambientale, economica e sociale, di integrazione con l’offerta culturale italiana, di lotta allo spopolamento delle aree interne e marginali che vedono in prodotti e vini tipici, tradizionali, storici, spesso, il più importante, se non unico, motore economico e di sviluppo. Dop e Igp che, come ha detto il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida vanno difese e potenziate, e sulle quali, ha ricordato l’eurodeputato Paolo De Castro, hanno davanti grandi opportunità ma anche rischi da evitare nella riforma del regolamento Ue sulle Indicazioni Geografiche (di cui De Castro è relatore, ndr), che porterà ad un testo unico, auspicabilmente, a fine 2023, e sul quale proprio oggi i diversi Paesi presenteranno gli ultimi emendamenti. Riflessioni emerse nella tavola rotonda del Rapporto Qualivita-Ismea n. 20, oggi, a Roma.
La centralità di Dop e Igp nel sistema agroalimentare italiano, che è leader assoluto in Europa, con 845, davanti alla Francia con 698 e alla Spagna, terza, con 349, l’ha illustrata Mauro Rosati, direttore Fondazione Qualivita:
“sono il vero made in Italy, il 92% della materia prima, ed il 100% della trasformazione, sono italiane, nessun altro settore può vantare questo dato. Oggi 1 euro su 5 del valore agroalimentare viene da Dop e Igp, era impensabile 30 anni fa”. E in fondo, le Denominazioni si rivelano anche dinamiche e capace di intercettare i cambiamenti, come raccontano le tante modifiche ai disciplinari di produzione che, ha detto ancora Rosati, per il cibo si sono concentrate su tematiche come packaging sostenibile, varietà di prodotto, clima, benessere nutrizionale, confezionamento in zona, innovazione tecnologica, tecniche colturali e benessere animale, e per il vino sulle sottozone, le Uga, sull’inserimento dei nomi geografici regionali in etichetta, sull’ampliamento delle tipologie spumante e rosato, sulle specificazioni del vitigno nelle etichette, sui contenitori alternativi, sull’inserimento del logo consortile in etichetta, sull’imbottigliamento in zona e sulla gestione dell’impatto del cambiamento climatico.
Centrale, ha detto Rosati, confortato dal parere di Cesare Baldrighi, alla guida di Origin Italia, e di Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente Federdoc, il ruolo dei Consorzi di Tutela, che non hanno il merito di far prosperare i territori, che spetta alle imprese, ma che hanno il ruolo di dare un indirizzo, di tutelare marchi e territori e che, sempre di più, dovranno giocare un ruolo forte anche sul turismo enogastronomico. Serve, però, una nuova strategia nazionale, che guardi ad aspetti, tra gli altri, come l’integrazione con le tante regole nuove che arriveranno dall’Europa, anche le quadro del Farm to Fork, alla comunicazione innovativa, ad una maggiore incisività nella grande distribuzione italiana e all’estero, e anche ad una razionalizzazione dei tanti, tantissimi marchi pubblici che si possono trovare su un prodotto, oltre a quelli Dop e Igp (dal “Prodotto di Montagna” a “Km0” a molti altri, ndr), ha sottolineato Rosati. “Ed il fatto che il Ministero abbia cambiato nome, introducendo la Sovranità Alimentare, è di buon auspico, se ben interpretata”.
Parole che hanno chiamato a rispondere il Ministro Lollobrigida. “Sarebbe illogico non tutelare e non difendere questa ricchezza della nostra Nazione, rappresentata da Dop e Igp. La qualità - ha detto Lollobrigida - è il nostro unico valore aggiunto: non abbiamo forza sulla quantità, non possiamo competere su questo in ottica di globalizzazione.
Possiamo però aggredire il mercato usando le nostre peculiarità. La non delocalizzabilità, per esempio, o il non poter competere su certi aspetti con Paesi che non rispettano diritti e sostenibilità, per esempio, che deve diventare un punto distintivo. Nella globalizzazione di oggi, l’elemento della qualità, l’elemento nutrizionale, è visto in modo confuso: serve cibo per tutti, ma che sia di qualità, sicuro per la salute. La sovranità alimentare - è tornato a spiegare il Ministro - vuol dire mettere al centro la produzione di qualità, la difesa del rapporto con il mondo del lavoro, dei diritti dell’ambiente, il rapporto con la distribuzione. Per il nome del Ministero, come ho detto anche ieri in Europa al collega francese Marc Fesneau, ci siamo ispirati alla Francia. Ma non perchè siano più bravi sulla qualità dei prodotti Dop e Igp, ma perchè vogliamo copiare da loro la capacità di difendere i prodotti, che è il modo corretto, nulla più. Noi in Europa ci siamo, ci vogliamo restare, vogliamo un’Europa più forte perchè è il luogo ideale per valorizzare questo approccio fatto di tipicità, valori e storia. Ma vogliamo starci diversamente”. “Noi siamo un Governo politico - sottolinea Lollobrigida - e questo ci facilita rispetto ai Governi che ci hanno preceduto perchè abbiamo un indirizzo chiaro, non temiamo di fare affermazioni molto nette e molto chiare. L’Europa si aspetta questa chiarezza dall’Italia, che a volte chi ci ha rappresentato non ha potuto esprimere. Bene la sostenibilità, per esempio, ma non si può cancellare una produzione o il suo ritorno economico per un ambientalismo ideologico. Se pensiamo all’approvvigionamento di materie prime, poi, oggi ci accorgiamo che è un problema, perchè abbiamo pensato che certe cose convenisse comprarle, guardando solo al prezzo. Poi arriva la guerra in Ucraina e cambia tutto. E allora dobbiamo raccogliere le sfide del nostro tempo, e lavorare sul legame con il territorio delle produzioni di qualità che possono, diventare motore economico che fa vivere territori e aiuta a combattere spopolamento di alcune aree”. Insomma, non mancano le criticità da affrontare, pur partendo da un settore forte. “Vogliamo rimettere al centro del dibattito un settore che nonostante tutto è sano, che cresce nei numeri e nell’export, ma che subisce anche forti aggressioni sulle sue tipicità. Pensiamo alla carne. Oggi - ha detto Lollobrigida - si parla della carne sintetica, e devo discutere quotidianamente con chi sostiene che risolverà tanti problemi, come se la qualità fosse scollegata dal benessere animale e dal luogo di produzione, come se l’allevatore o il produttore potessero essere sostituiti da un laboratorio, perdendo, tra le altre cose, anche il lavoro. Ma pensiamo al Nutriscore. Ho chiesto al Ministro francese se avesse chiaro che se in Europa passa Nutriscore, come vuole la francese Danone, che fa della qualità l’ultimo dei problemi, il formaggio Roquefort “diventa fuorilegge” - ha detto Lollobrigida - che va in crisi una parte dell’economia reale francese. Se abbiamo chiaro questo, inizia una dialettica in Ue, che noi vogliamo forte, ma deve basarsi sugli interessi principali, che sono economia, lavoro e qualità, ma anche storia cultura e tradizioni che il cibo rappresentano. Noi abbiamo una forte identità municipale, poco regionale, e io credo che questo modello vada valorizzato, legando sempre più i prodotti a questo, magari facendo un po’ di ordine. E legare cibo e vino ad altre eccellenze, portandoli nei musei, legandoli all’accoglienza culturale. L’enogastronomia ormai è uno degli attrattori di turismo più forti, e su questo dobbiamo lavorare con Ministero del Turismo. E ancora, dobbiamo difendere di più i marchi, lavorare di più con le ambasciate. Lavorare di più contro aggressioni come quella che subisce il vino; non ad etichette come quelle delle sigarette, e ovviamente no all’abuso di alcol. Ma non si deve arrivare al vino senz’alcol, per esempio, che va chiamato in un altro modo - ha ribadito il Ministro - come la carne che non è fatta da carne: non serve a niente fare così, se non a confondere il consumatore. Io sono appassionato alla difesa del prodotto italiano, siamo all’avanguardia in questo, e come Ministero lavoreremo ascoltando la filiera. Non ci sono solo interessi che vanno nella stessa direzioni di cui tenere conto: a volte sono in conflitto con altri, a volte serve sintesi. Lo Stato deve lavorare su questi temi, e aiutare la Nazione a crescere, altrimenti il Paese muore”.
Tutto questo, chiaramente, va declinato in chiave di Unione Europea, dove proprio oggi scadono i termini per presentare gli emendamenti alla riforma del regolamento sulle Indicazioni Geografiche, di cui è relatore l’Italiano Paolo de Castro, che, in collegamento da Strasburgo, ha spiegato: “noi vogliamo non solo preservare, ma rafforzare il comparto Dop e Igp. Già nella proposta arrivata dalla Commissione abbiamo evidenziato punti critici che non ci piacevano, abbiamo lavorato di squadra, e ora abbiamo davanti un Testo Unico europeo per le produzioni di qualità, un’occasione fondamentale per lavorare su diversi fronti. Il primo è rafforzare il ruolo dei Consorzi, non solo per la tutela, ma anche a livello commerciale, con strumenti come la programmazione produttiva che ha aiutato molto i formaggi, in primis, ma non solo. Ma vogliamo introdurre anche l’elemento del turismo gastronomico nelle competenze dei consorzi. Ancora, serve un maggiore protezione dei marchi, ma lavoriamo anche a norme che evitino nuovi casi Prosek, per esempio, ma anche maggiore tutela sul fronte dei domini internet che possano comportare evocazioni improprie per esempio. Ancora - ha detto De Castro - c’è il tema importante delle competenze dell’Euipo (l’Ufficio per la proprietà intellettuale europeo, ndr), che deve essere chiaro e circoscritto, forte, ma non intervenire, per esempio sui disciplinari.
Altro tema importante, per altro, sul quale vogliamo introdurre una semplificazione, che porterà a 5 mesi, prorogabile di 3 mesi, il tempo massimo per avere una risposta su una modifica, senza dover attendere anni, come accade a volte ora. E con più potere allo Stato Membro, evitando il passaggio in Ue, se la modifica non impatta sul mercato Europeo. Ancora, spingiamo per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime dei prodotti Dop e Igp, che vorremmo poi esteso a tutti i prodotti alimentari. Tanti temi, che riguardano un asset portante. Quando si parla di Dop e Igp in Europa si parla di un’economia da 80 miliardi di euro alla produzione, non di curiosità gastronomiche. Entro gennaio-febbraio arriveranno gli emendamenti di compromesso, mi auguro che il Consiglio, anche sotto presidenza svedese, cooperi con il Parlamento in modo che quando i testi saranno pronti inizieranno i triloghi, per concludere il percorso sotto la presidenza spagnola, entro settembre ottobre del 2023”. Ed iniziare, così, un nuovo capitolo del fruttuoso percorso fin qui compiuto da Dop e Igp, di cui l’Italia è leader assoluta.

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