02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Dopo il “debutto” del primo hamburger in provetta, produrre “in serie” bistecche coltivate in laboratorio, a partire dalle cellule staminali, non è più un sogno impossibile. Ma 3 italiani su 4 sono contrari alla “bistecca in provetta”

Dopo il “debutto” del primo hamburger in provetta, nell’agosto 2013, produrre “in serie” bistecche coltivate in laboratorio, a partire dalle cellule staminali, non è più un sogno impossibile. Specie perché l’ostacolo più grande, quello dei costi altissimi, sembra poter essere superato, grazie al primo progetto di una vera e propria “filiera”, raccontato alla rivista “Trends in Biotechnology” (www.cell.com) dai “papà” del primo hamburger alle staminali, Cor Van Der Weele e Johannes Tramper, dell’università olandese di Wageningen. La filiera proposta dai due ricercatori parte da una vera e propria “banca” di staminali, prelevate da muscoli di bovini. Le cellule vengono coltivate all’interno di due diversi tipi di bireattori, e poi pressate fino ad ottenere una sorta di “torta”. La carne così ottenuta viene quindi macinata e trasformata in hamburger. In questo modo, secondo i due ricercatori, si potrebbe produrre carne senza sacrificare gli animali e in modo più rispettoso per l’ambiente.
Certo, per prima cosa, bisognerebbe comunque renderla “appetibile”, rendendo il suo prezzo concorrenziale, ma potrebbe non bastare, perché di fronte ad un’innovazione del genere, in un mondo sempre più orientato verso il cibo sano e di qualità, in molti alzerebbero le barricate. Specie in un Paese come l’Italia, dove, secondo l’ultima indagine Eurobarometro, che ha affrontato l’argomento per Coldiretti, 3 italiani su 4 sono contrari a sostituire il consumo di carne naturale con la bistecca in provetta, preoccupati per le ripercussioni dell’applicazione di nuove tecnologie ai prodotti alimentari.
La realtà - sottolinea la Coldiretti - è che nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dal supersalmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico fino al latte materno da mucche transgeniche), rimane elevato il livello di scetticismo dei cittadini. Per questo, come hanno dimostrato le esperienze del passato a partire dalla mucca pazza (Bse), le innovazioni in un settore come quello alimentare, particolarmente esposto ai rischi per la salute, devono percorrere conclude la Coldiretti la strada della naturalità e della sicurezza.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli