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Dopo la Spagna, il Cile, il Portogallo, l’Argentina, adesso, tra i protagonisti del vino, è pronto ad emergere il Sudafrica, all’apice del suo percorso democratico e della sua crescita enoica, in equilibrio perfetto tra tradizione ed innovazione

Per capire le tendenze nel mondo del vino, può essere importante conoscere le evoluzioni politiche ed economiche dei Paesi produttori. Dietro a Francia ed Italia, infatti, nel corso dei decenni, si sono imposti, non a caso, proprio quegli Stati capaci di far seguire, al proprio percorso verso la democratizzazione, una rinascita del vitigno nazionale. È il caso della Spagna, ma anche del Portogallo, del Cile e dell’Argentina, protagonisti ormai solidi del panorama enoico nazionale. Certo, ci vuole del tempo, perché se esiste un rapporto diretto tra le conquiste democratiche e quelle in campo vinicolo, i frutti si vedono dopo una ventina d’anni, perché i vigneti vanno ripiantati, le tecniche di viticoltura e vinificazione aggiornate, le cantine modernizzate.
E allora, se le parabole di questi Paesi non sono un caso, adesso potrebbe essere il turno del Sudafrica, pronto a prendersi la scena: dopo la fine dell'apartheid nel 1990, infatti, i vini sudafricani sono rientrati lentamente nel mercato mondiale, i suoi viticoltori hanno viaggiato e lavorato, in Europa, nelle Americhe e in Australia, riportando a casa un bagaglio fondamentale di conoscenze e tecniche di vinificazione, che oggi danno i loro frutti, con vini capaci di conquistare fette sempre più consistenti di mercato. Secondo Tim James, autore di “Wines of the New South Africa”, pubblicato dalla University of California, “il vino sudafricano ha subito mutamenti enormi dal 1990 ad oggi, tanto che le maggior parte dei vini più significativi neanche si producevano fino al 2000, e molte delle cantine più importanti non esistevano”.
Una metamorfosi che potrebbe facilmente spostarsi verso uno stile internazionale, e varietà popolari come Cabernet e Chardonnay, ma i giovani produttori, invece, stanno puntando su tutt’altro, stabilendo nuovi standard, grazie al lavoro sui vigneti più vecchi della regione del Capo (che vanta 350 anni di storia vitivinicola), e tutelando quindi la storia del vino sudafricano, in un equilibrio, tutto nuovo, tra innovazione e tradizione: che sia davvero arrivato il momento del Sudafrica?

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